sabato 17 ottobre 2009

INDIPENDENTISTI PROGRESSIVI E PROGRESSISTI NEL XXI° SECOLO...


KOMU AVI A ESSIRI
‘A SICILIA DI LU FUTURU
KI NUATRI VULEMU KRIARI?





TRINAKRIUS RIFLETTE PER “LAQUESTIONESICILIANA”, DOPO LA PUBBLICAZIONE DELL’ULTIMO DOCUMENTO SINDACALE F.N.S. SULLA STRATEGIA INDIPENDENTISTA, PROGRESSIVA E PROGRESSISTA, CHE VEDE NELLA QUESTIONE SICILIANA LA SINTESI NECESSARIA TRA SODDISFAZIONE DELLE NOSTRE ASPIRAZIONI NAZIONALI E DEI NOSTRI BISOGNI SOCIALI




La recente pubblicazione dell’ultimo documento sindacale du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti” (http://siciliaindipendentefns.blogspot.com/2009/10/limpegno-indipendentista-nel-sociale.html) riporta all’attenzione di molti i temi legati al lavoro, a lu travagghiu, al benessere della Comunità.
Temi che sono, nello stesso tempo, vere “emergenze” siciliane e parimenti nervi scoperti interni all’area politico-culturale sicilianista ed indipendentista del XXI°secolo.
F.N.S. e i settori più sensibili alle tematiche sociali e del lavoro comprendono bene che l’attuale condizione economico-sociale è subita dai Siciliani e che li obbliga, se vogliono avere un futuro degno di questo nome, ad uscire dall’imposto, imperante stato di minorità in cui sono tenuti dal colonialismo politico ed economico.
Questa consapevolezza deve rendere chiaro, come già lo è per F.N.S. che se, oggi, vogliamo affermare, pacificamente, democraticamente le ragioni del PATRIOTTISMO SICILIANO, dobbiamo affrontare la QUESTIONE SICILIANA nella sua duplicità, pur complessa, di QUESTIONE NAZIONALE e QUESTIONE SOCIALE.
E’ questa una necessità ineludibile per un movimento che miri realmente, duraturamente all’autodeterminazione nazionale dei propri destini.
Non a caso questa è una consapevolezza diffusa in F.N.S. e grazie ad esso, in diversi settori culturali e politici.
Consapevolezza e che appunto ‘u Frunti offre, senza gelosia, all’intera società siciliana.
Tuttavia questa presa di coscienza si scontra,all’esterno ma anche all’interno, della nostra area politica con una serie d’impedimenti, incomprensioni e/o rachitismi politici.
Esistono, infatti, ambiti, più propriamente piccoli gruppi, ad esempio, interni all’area “sicilianista” e che spesso si autodefiniscono anche “indipendentisti”che guardano con sospetto, diffidenza a questa nostra “apertura sociale”.
Costoro considerano questa prospettiva troppo progressista per il sicilianismo.
Fingono di non sapere o realmente non sanno (cose ambedue gravi) che aprirsi ai bisogni sociali non significa certo rinunciare alla dimensione patriottica e nazionale della QUESTIONE SICILIANA, ma semmai più e meglio definirla superando certe evidenti equivocità qualunquiste legate all’evocazione pedissequa quanto indistinta del Popolo Siciliano come se fosse dotato,di per sé e da sé, di una volontà unica ed indistinta.
Chissà se costoro colgono la profonda, assoluta inadeguatezza della loro critica che al più poteva andare bene, forse, mezzo secolo fa ma che oggi davvero mostra la sua pochezza ed inattualità.
I processi politici in corso, da tempo, sono ben altri.In Sicilia il quadro vede, oggi, infatti, i cosiddetti “neo-autonomisti” e, a vario titolo, le loro truppe cammellate sicilianistoidi, quelle sì con i piedi e le mani nella “stanza dei bottoni” del centralismo.
Il neoautonomismo pur mettendo a sacco retoricamente, le nostre idee e le nostre proposte le ha diluite, a proprio uso, però nel calderone del potere centralista imperante.
Ciò ha fatto sì che nulla sia concretamente cambiato per la Sicilia e i Siciliani, anzi.
A ciò si aggiunga che le opposizioni e la cosiddetta “sinistra” italiana in Sicilia sono pressoché allo sbando.
I motivi di questa debacle sono vari e complessi anche se tutti interni alla logica di e al potere.
Tuttavia, in questa sede, cìò che ci preme sottolineare è il fatto che lo “sfaldamento” politico di questi settori, nell’attuale fase storica, pone Noi Indipendentisti socialmente orientati, cioè progressivi e progressisti, per sentire e per scelta, ad assumere sulle nostre spalle, pur organizzativamente fragili, oltre che la rappresentanza della migliore e più vitale tradizione politica dell’indipendentismo siciliano moderno e contemporaneo anche la più complessiva rappresentanza dei ceti popolari siano essi sicilianisti o no.
E’ una responsabilità enorme che coinvolge sia il dato politico che per altri versi ed articolazioni pure quello sindacale.
Superare contrastandolo lo status quo vigente deve essere la nostra priorità e la nostra più immediata preoccupazione politica.
Fare ciò ci pone sulle balze dell’azione politica per e di alternativa all’esistente.
Ciò fa del nostro messaggio, pacifico, pacifista e democratico un elemento culturale e politico “rivoluzionario” per la Sicilia d’oggi.
Poste queste doverose premesse appare chiaro quanto poco noi abbiamo da spartire oramai con certo pseudo-sicilianismo e/o pseudo-indipendentismo che usa ed abusa, solo strumentalmente, i temi politici da noi posti, ma che poi è e si fa “puntello” politico, ideologico ed elettorale del vecchio sistema centralista che a parole, logorroicamente dice, invece, di combattere in modo puro e duro.
Ecco perché il documento sindacale F.N.S. è, a nostro avviso, importante, dato che permette di svelare le equivocità in materia e parimenti facendolo invita tutti i sicillianisti e siciliani a una scelta di campo.
Occorre, infatti, dire che:
o si sta con la Sicilia, i Siciliani, la Nazione Siciliana o con i suoi nemici ed approfittatori.
Occorre essere seri, non si possono ricoprire tutti i ruoli e contemporaneamente!
Certo noi diciamo e scriviamo queste cose con una immediatezza dettata dal fatto che noi siamo e vogliamo restare solo un blog, un “friends trust”.
Comprendiamo, bensì, che FNS è un partito, un’organizzazione articolata e complessa con dinamiche più ampie e ciò nondimeno registriamo, con piacere,che ci accomuna e lega, sempre più, una LETTURA SOCIALE della QUESTIONE NAZIONALE SICILIANA.
Condividiamo una comune idea di futuro della Sicilia, della Nazione Siciliana, copernicanamente diverso, da un presente demoralizzante, senza prospettive e dignità comunitaria.
Dietro questa “visione” c’è però è bene ricordarlo un lento, continuo approfondimento culturale e politico, favorito anche dal lavorio, spesso e volentieri, silenzioso, soprattutto nell’ultimo anno, del think tank indipendentista di FOCUS TRINAKRIA.
F.N.S. Focus Trinakria, il nostro piccolo blog, tutti, anche se in modi diversi eppure convergenti, studiamo come determinare dialetticamente un nostro futuro autodeterminato e socialmente equo.
Tornano profetiche le parole pronunciate, in tempi non sospetti, da Cannizzaro, oggi vice segretario FNS,(NdR.- Perdonerete l’autoreferenzialità ) che in un’occasione pubblica ebbe a dire che: “[…]non è più il tempo di parlare alle combriccole sicilianiste o pseudo tali ma di fare udire la nostra voce e le nostre ragioni tra le donne e gli uomini di Sicilia, tra i Siciliani […]”.
Pensare di poter ridurre la lotta per l’emancipazione politica siciliana a mera questione politico-istituzionale è un errore enorme.
Davvero c’è ancora chi pensa che la QUESTIONE SICILIANA, la questione nazionale siciliana, possa risolversi , senza migliorare, al meglio, la realtà siciliana?
Possiamo davvero pensare che la Sicilia di domani non debba affrontare e risolvere questioni centrali come quelle della povertà ( intesa latamente come libertà dal bisogno) e i correlati temi del, dei bisogni sociali?
Davvero ci sono ancora cosiddetti “sicilianisti” o peggio ancora “indipendentisti” che credono che la Questione Siciliana si limiti a voler realizzare un mero cambiamento di responsabilità istituzionali sic et simpliciter?
Se è davvero fosse così, costoro sarebbero come dei “fossili” politici e sociali e farebbero enormemente male alla Causa Nazionale Siciliana.
Noi, i settori progressivi e progressisti dell’indipendentismo che si riconoscono politicamente ed organizzativamente nell’F.N.S. guardiamo, con attenzione, alla realtà sociale affrontando temi come quelli del lavoro (du travagghiu), del sindacato, del reddito minimo sociale in un’ottica patriottica siciliana.
Conviviamo ed in taluni di noi convivono insieme ad una salda visione nazionale della Sicilia le visioni del cristianesimo, del cattolicesimo democratico che si compenetrano e/o con le spinte alla giustizia sociale dell’umanesimo socialista proprie, a pieno titolo anche, del sicilianismo dei Fasci Siciliani dei Lavoratori.
Ecco chi siamo, ecco cosa vogliamo!
Il potere politico, istituzionale, il riconoscimento della nostra dimensione nazionale hanno, dunque, a nostro avviso, senso e prospettiva, solo se collegati ai bisogni reali della nostra Gente.
Quando dunque Noi ricordiamo il sacrificio Antonio Canepa, dei suoi giovani compagni e l’impeto etico di tutti i giovani dell’E.V.I.S. (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia), diversamente da altri, Noi non pensiamo a tutto ciò come ad un artifizio retorico.
Crediamo eticamente, politicamente davvero in quella visione di sintesi del pensiero canepiano per cui la Sicilia di domani sarà quale noi la vogliamo senza sfruttati né sfruttatori.
Una società equa, giusta, florida, pacifica, autodeterminata e democratica.
Una Sicilia “portaerei di pace” nel Mediterraneo, amica di tutti, nemica di nessuno e mai più suddita!


ANTUDU!





TRINAKRIUS
per il blog “laquestionesiciliana

domenica 4 ottobre 2009

NO AL DISSESTO IDROGEOLOGICO MA PARIMENTI ...

...NO A QUELLO ETICO, POLITICO E SOCIALE CHE RISCHIA DI TRAVOLGERE LA SICILIA E I SICILIANI



Questo blog ritiene i fatti legati alla sciagura dell’alluvione del messinese un evento inatteso eppure paradigmatico, per molti versi, del DISSESTO SICILIANO, idrogeologico ma anche politico.
I fatti di Giampilieri e Scaletta Zanclea sono solo l’ultimo, stavolta terribile nella sua dolorosa evidenza, segnale di come certi circuiti politico-burocratici siano incapaci e quindi citando Pannella (chissà se ne sarà felice?) capaci di tutto.
Vedere, leggere e/o ascoltare le dichiarazioni rilasciate dai vari “satrapi” di turno della partitocrazia, di quelli che sono al e il potere la dice lunga e offre, con immediatezza anche ai più distratti, quanto questi siano complessivamente incapaci di cogliere sia i reali termini della questione sia le loro evidenti implicazioni.
Questi “ras” partitocratrici certo si commuovono, corrucciano ma non sanno, non possono o non vogliono trarre le reali conseguenze da quanto accaduto. Sin da subito la gran parte di essi si autoassolvono, collettivamente solidali tra di loro più che con le popolazioni colpite.
Temiamo che sia proprio il concetto di “bene comune”che sfugge fatalmente loro.
Del resto, da troppo tempo, sono stati “educati” ed abituati alla pratica, colonizzante e coloniale, delle pratiche correntizie, di cordata e/o personalistiche.
Inamovibili, senza una opposizione sociale e politica degna di questo nome a fargli da contraltare, costoro sanno bene che dai governi, da qualsivoglia governo non hanno da temere né interventi né reprimende, dato che sono i loro “voti”che questi governi, queste maggioranze e questo andazzo puntellano.
Le vittime di Giampilieri e Scaletta Zanclea sono una sorta di “effetto collaterale”, vittime di un “fuoco amico” politico-burocratico non espressamente voluto ma ricercato, di fatto, attraverso scelte dissennate.
Taluni, infatti, hanno finto di non sapere o realmente non sapevano, cose ambedue gravi, che le scelte, tutte le scelte, politiche e amministrative, hanno sempre conseguenze.
Crediamo possa essere questa l’ulteriore, non cercata prova di quanto il vigente sistema di potere, centralista e monoideologico, con le sue maggioranze ed opposizioni virtuali, a Roma come a Palermo, siano davvero una IATTURA.
C’è da sperare che i Messinesi e con essi tutti i Siciliani, di tenace concetto, in occasione delle prossime, future scadenze elettorali mantengano e serbino memoria dell’ignavia e/o della superficialità di questi piccoli e grandi “proconsoli”.
E’ giunto il momento, pacificamente e democraticamente, di GIRARE PAGINA.
Un evento terribile e luttuoso come questo mostra, con tutta evidenza, più di mille dotte analisi, perché l’indipendentismo siciliano, progressivo e socialmente orientato, non può, non vuole e non deve schierarsi, per nessun motivo e a nessun titolo, dalla parte di chi, a vario titolo, anche imitando i nostri temi, in concreto, la Sicilia conculca o sfrutta.
Oggi che il re è nudo i cosiddetti indipendentisti e/o sicilianisti che hanno scelto di salire sul carro della partitocrazia comprenderanno, se in buona fede, e non abbiamo motivo di dubitarne, che la loro scelta è stata improvvida e sbagliata.
Il ruolo dell’ indipendentismo è oggi, in ogni parte dell’arcipelago siciliano, di guidare una reale opposizione sociale, istituzionale e politica per sciogliere democraticamente, pacificamente il grumo irrisolto della QUESTIONE SICILIANA, proiezione coessenziale di una QUESTIONE NAZIONALE e di una QUESTIONE SOCIALE.
Noi siamo l’unico CREDIBILE ARGINE all’imperante DISSESTO ETICO, POLITICO E SOCIALE in Sicilia e parimenti l’unica occasione di reale discontinuità politica rispetto al sistema, consociativo e consociante, dell’ immarcescibile, coloniale circuito politico-burocratico in Sicilia.
TRINAKRIUS