mercoledì 14 settembre 2011

INIZIA L'ANNO SCOLASTICO 2011/ 2012...QUALE STRATEGIA E' POSSIBILE PER LA SCUOLA SICILIANA?








Prenderà ufficialmente il via in Sicilia domani, giovedì 15 settembre l'anno scolastico 2011/2012. E' dunque tempo di auspici e speranze.
Noi del blog " laquestionesiciliana" preferiamo più che sperare riflettere su ciò che accade e che coinvolge e in parte “travolge” i diversi soggetti che nella Scuola Siciliana operano ed interagiscono.
Resta come qualitativamente e quantitativamente inevaso “convitato di pietra” il tema del PRECARIATO che è questione sindacale, professionale e ancor più democratica e sociale.
Migliaia e migliaia di docenti e di non docenti attendono non una sorta di elemosina, di regalia ma il giusto, dovuto coronamento di un percorso lavorativo e professionale.
Tutto ciò contribuisce a contornare e caratterizzare attualmente il quadro della Scuola Siciliana.
A ciò si aggiungano i bisogni e le aspirazioni delle famiglie, degli studenti e del più ampio corpo della Società. Ma un ruolo né secondario né defilato ha anche e soprattutto la politica.
Ricordiamo a tutti che in democrazia spetta alla politica (quella con la P maiuscola) di determinare condivise, il più condivise possibile, scelte di politica scolastica.
E qui veniamo al vero nervo scoperto dell’attuale situazione in cui versa e si fa versare oggi la scuola in Sicilia.
E’ nostra maturata convinzione, infatti, che
spetta alla Politica Siciliana, al Governo Siciliano di prendere l’iniziativa per l’Istruzione e la Scuola.
Vista la pervicace volontà del Governo centrale della sua Maggioranza saldamente rabberciata di tagliare risorse umane ed economiche per la scuola tocca al Parlamento Siciliano e al Governo Autonomo di Sicilia difendere il diritto all’istruzione dei Siciliani. COME FARE?


Anzitutto occorre restituire alla politica il proprio ruolo propositivo e creativo. Fa davvero specie vedere un Governo che si dice e si dichiara Autonomista non coglie e non comprendere che Autonomia della e in politica significa determinare, in funzione dei bisogni sociali e dei rapporti di forza sociali e parlamentari, condizioni possibili di soluzione della crisi scolastica.
Ovvero tocca oggi al Governo Regionale non tanto, non solo chiedere, esigere ma più propriamente premere per assumere, in presenza di un palese disinteresse dimissorio del Governo centrale, la piena, concreta gestione delle Scuole di ogni ordine e grado in Sicilia.


E quando parliamo di gestione intendiamo dire, senza possibilità d’equivoco, gestione didattica, amministrativa e gestionale. Comprendiamo che andiamo ad aggredire e provare ad infrangere uno degli ultimi tabù legati ad una idea centralista e centralizzata della Scuola e del suo futuro.
Eppure ci rivolgiamo alla società Siciliana, ai Docenti, al personale non docente, agli studenti, alle famiglie per dire loro che qui si tratta, ora e subito, di difendere e concretamente ampliare il diritto all’istruzione dei Siciliani e di chi in Sicilia vive ed opera.
Parliamo volendo sintetizzare in uno slogan della necessità di operare, in tempi brevi, per la
PIENA REGIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA SICILIANA.
Un esigenza che non è come pensano taluni, specie engagé di destra e sinistra, di natura ideologica ma concretamente legata ai bisogni e alle esigenze dei Siciliani siano essi utenti, lavoratori o semplicemente cittadini.
Posto con chiarezza l’auspicio tocca a noi l’onore e l’onere di chiarire, in linea generale, questi vantaggi.
Muoviamo smontando i più diffusi pregiudizi in merito alla PIENA REGIONALIZZAZIONE della SCUOLA SICILIANA.
Si dice, si scrive, non senza una certa dose di melliflua leggerezza, che aprire le porte alla regionalizzazione significherebbe compromettere l’intera impalcatura della scuola italiana. E’ una preoccupazione superabile e superata dal divenire dei fatti e dei tempi. Se infatti si prova a liberarsi da un certo “fumus” ideologico si può facilmente riscontrare che a seguito del lento, processo noto sinteticamente come AUTONOMIA molti dei vecchi dettami centralizzatori sono stati superati, tant’è che oggi parecchi (anche se non tutti) parlano di una sorta di “monadistica parcellizzazione” delle intenzioni e delle scelte della e nella scuola Italiana e giocoforza anche quindi Siciliana.
La idea di una SCUOLA SICILIANA E DEI SICILIANI secondo la definizione sintetica voluta da F.N.S. è una scuola che può e soprattutto sa compenetrare l’esigenze delle singole, varie istituzioni scolastiche calandole, collegandole alla e con la realta’ storica, culturale, politica dei Territori che costituiscono storicamente, geograficamente la Realta’ Siciliana che è Comunitaria, Identitaria, Sociale e Collettivizzante.
Sottratta al regno del mero pregiudizio questa nostra proposta si pone la questione tecnica, professionale della capacità della struttura regionale a gestire e compartimentale in modo razionale e regionale l’istruzione di ogni ordine e grado nei suoi diversi, vari aspetti operativi.
Fortunatamente per Noi e per la nostra Istruzione questo è un problema che può avere, se esiste una reale, conclamata VOLONTA’ POLITICA, rapida e sicura soluzione.
Pochi ricordano, infatti, che in Sicilia, da diversi lustri già, l’Amministrazione Regionale ha sviluppato una originale, peculiare esperienza a tuttotondo nella concreta, diretta gestione è delle scuole materne e di alcuni isitituti secondari superiori. Questa esperienza positiva , di cui fanno fede intere generazioni di studenti, può e deve essere messa al servizio della realizzabilità di un PASSAGGIO che non è più differibile pena lo stesso futuro di una ISTRUZIONE degna di questo nome in Sicilia.





E ALLORA PERCHE’ NON PASSARE ALLA REGIONALIZZAZIONE?





COSA OSTA AFFINCHE’ LA SICILIA SI FACCIA ONERE E ONORE DI GESTIRE L’ISTRUZIONE DELLE SUE FIGLIE, DEI SUOI FIGLI?






TRINAKRIUS

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