…SPERAVAMO CHE IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO DELLA “UNIFICAZIONE” IN UNA DEMOCRAZIA MATURA FOSSE POSSIBILE RESTITUIRE VALORE ALLA VERITA’ SUI FATTI CHE PORTARONO ALLA FORMA-STATO ITALIA
Nell’appena trascorso 2011, anno del 150° dell’unità d’Italia ma meglio sarebbe dire dell’unificazione, sarebbe stato lecito e giusto aspettarsi che venisse a compimento e piena maturazione un processo di ricerca della verità storica e politica su quegli eventi.
Qualcosa di simile a quanto avvenuto, in forme e tempi diversi, sia negli Stati Uniti d’America che in Australia.
Nulla di tutto ciò si è verificato a livello ufficiale e/o istituzionale. È davvero un peccato!
Ci chiediamo: davvero una democrazia che si considera matura qual è quella italiana non vuole o non sa fare i conti con il suo passato?
A ben vedere, senza scandalo, le molteplici, variegate iniziative ufficiali messe in campo hanno ripreso e ripercorso le strade, ahinoi, già battute del vecchio risorgimentalismo, sebbene “aggiornato” alla luce delle nuove tecnologie e tecniche oggi disponibili .
A gestire il gran “marchingegno” delle celebrazioni economicamente gravose sono stati arruolati una pletora di intellettuali e “chierici”, uomini e donne di cultura e/o di spettacolo equanimemente, cencellianamente rappresentativi del sistema politico e cultural-mediatico consociativo di e al potere.
Noi ribadiamo fermamente che stando così le cose si può parlare, in occasione del 150°, di una grande chance perduta. Peccato!
Sarebbe stata l’occasione per una collettiva ammissione degli errori, delle violenze e delle sopraffazioni perpetrate nel Sud continentale, in Sicilia come anche al Nord durante il processo di “sabaudizzazione”.
Riconoscimento a cui poteva, doveva seguire una richiesta di perdono , seppure tardiva, con le scuse ufficiali ai discendenti di quei Popoli tartassati.
Fortunatamente al “rumoroso silenzio” dell’ufficialità si è opposta e contrapposta, stavolta, inattesa solo dai grigi burocrati, una popolare, virtuosa, spontanea, montante crescita della e nella consapevolezza che ha animato, anima ed animerà sempre più dibattiti, confronti ed iniziative culturali e politiche che smentiscono e vanificano l’impianto ufficiale voluto da certo “celebrazionismo”.
Questo fermento, plurale e pluralista, dalle tante, diverse matrici e radici (neoborboniche, meridionaliste, federaliste, indipendentiste, democratiche, ecc…) tiene però fermo un punto, così riassumibile: Vogliamo e possiamo esigere pacificamente, in democrazia, il ristabilimento della verità storica ed il rispetto della sua obiettività sui fatti ed eventi che portarono all’unificazione sotto il Piemonte sabaudo.
È forse chiedere troppo? Sicuro che NO!
A chi innanzi a queste richieste, in tutto l’appena trascorso 2011, ha evocato scenari apocalittici diciamo, ricordiamo che la verità se praticata senza “pruderie” può solo giovare alla convivenza civile.
E allora, ci domandiamo: non è forse giunto finalmente il tempo di abbandonare versioni agiografiche e posticce per restituire alle donne e agli uomini d’ogni parte dell’Italia il reale , vero quadro in cui maturò quello Stato Italiano che oggi conosciamo?
Speriamo che il 2012 possa vedere realizzarsi questo auspicio che è anche una necessità.
Nell’appena trascorso 2011, anno del 150° dell’unità d’Italia ma meglio sarebbe dire dell’unificazione, sarebbe stato lecito e giusto aspettarsi che venisse a compimento e piena maturazione un processo di ricerca della verità storica e politica su quegli eventi.
Qualcosa di simile a quanto avvenuto, in forme e tempi diversi, sia negli Stati Uniti d’America che in Australia.
Nulla di tutto ciò si è verificato a livello ufficiale e/o istituzionale. È davvero un peccato!
Ci chiediamo: davvero una democrazia che si considera matura qual è quella italiana non vuole o non sa fare i conti con il suo passato?
A ben vedere, senza scandalo, le molteplici, variegate iniziative ufficiali messe in campo hanno ripreso e ripercorso le strade, ahinoi, già battute del vecchio risorgimentalismo, sebbene “aggiornato” alla luce delle nuove tecnologie e tecniche oggi disponibili .
A gestire il gran “marchingegno” delle celebrazioni economicamente gravose sono stati arruolati una pletora di intellettuali e “chierici”, uomini e donne di cultura e/o di spettacolo equanimemente, cencellianamente rappresentativi del sistema politico e cultural-mediatico consociativo di e al potere.
Noi ribadiamo fermamente che stando così le cose si può parlare, in occasione del 150°, di una grande chance perduta. Peccato!
Sarebbe stata l’occasione per una collettiva ammissione degli errori, delle violenze e delle sopraffazioni perpetrate nel Sud continentale, in Sicilia come anche al Nord durante il processo di “sabaudizzazione”.
Riconoscimento a cui poteva, doveva seguire una richiesta di perdono , seppure tardiva, con le scuse ufficiali ai discendenti di quei Popoli tartassati.
Fortunatamente al “rumoroso silenzio” dell’ufficialità si è opposta e contrapposta, stavolta, inattesa solo dai grigi burocrati, una popolare, virtuosa, spontanea, montante crescita della e nella consapevolezza che ha animato, anima ed animerà sempre più dibattiti, confronti ed iniziative culturali e politiche che smentiscono e vanificano l’impianto ufficiale voluto da certo “celebrazionismo”.
Questo fermento, plurale e pluralista, dalle tante, diverse matrici e radici (neoborboniche, meridionaliste, federaliste, indipendentiste, democratiche, ecc…) tiene però fermo un punto, così riassumibile: Vogliamo e possiamo esigere pacificamente, in democrazia, il ristabilimento della verità storica ed il rispetto della sua obiettività sui fatti ed eventi che portarono all’unificazione sotto il Piemonte sabaudo.
È forse chiedere troppo? Sicuro che NO!
A chi innanzi a queste richieste, in tutto l’appena trascorso 2011, ha evocato scenari apocalittici diciamo, ricordiamo che la verità se praticata senza “pruderie” può solo giovare alla convivenza civile.
E allora, ci domandiamo: non è forse giunto finalmente il tempo di abbandonare versioni agiografiche e posticce per restituire alle donne e agli uomini d’ogni parte dell’Italia il reale , vero quadro in cui maturò quello Stato Italiano che oggi conosciamo?
Speriamo che il 2012 possa vedere realizzarsi questo auspicio che è anche una necessità.
Fabio Cannizzaro
Vice Segretario du F.N.S.
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