Noi indipendentisti progressisti del blog “laquestionesiciliana”, che ci riconosciamo nelle scelte politiche e nelle posizioni du F.N.S., siamo sempre stati schiettamente, apertamente favorevoli all’esistenza di uno Stato Nazionale Palestinese come anche, del resto, a quella di uno Stato Nazionale Israeliano.
Abbiamo sempre creduto, al di là e oltre le mutevoli alchimie, nella idea sintetizzabile con lo slogan “DUE POPOLI, DUE STATI”.
I fatti legati alla “Fredoom Flotilla” e verificatisi sulla nave turca “Mavi Marmara”ci inducono ad alcune riflessioni.
Premettiamo, a scanso d’equivoci, che non entreremo qui nella meccanica dell’incidente, che non conosciamo approfonditamente.
Ciò che qui, invece, ci interessa è riflettere sulle possibili, prevedibili, al momento, conseguenze, rischi che, a nostro avviso, si vanno prospettando all’orizzonte.
Un primo pericolo che pochi attenzionano e quello che è a rischio la stessa Causa Nazionale Palestinese.
Molti analisti, infatti, non sembrano accorgersi che ciò che è accaduto sulla nave turca, con, ahinoi, il suo carico di vittime, è frutto e risultante anche di una lotta interna al nazionalismo palestinese.
Oggi, i fatti, si contrappongono, nel movimento per l’Autodeterminazione palestinese, due diverse visioni: una orientata in senso religioso e l’altra complessivamente laica.
Questo scontro che attraversa tutto il movimento nazionale palestinese trova la sua più evidente “faglia” proprio a Gaza e nel suo hinterland che erano la meta, appunto, della nave “Mavi Marmara” e dove governa monocraticamente il movimento religioso di Hamas.
Non crediamo stupiremo nessuno se diremo che per cultura e formazione ideale e politica Noi crediamo e sosteniamo solo lotte di liberazione nazionale laiche e democratiche.
Alla luce di ciò và da sé che noi stiamo, in campo palestinese, della componente laica, democratica e progressista del movimento palestinese.
E’ a nostro avviso, dunque, un errore pacchiano sostenere, sia pure tatticamente, la visione di Hamas.
Alcuni anche a seguito dei luttuosi eventi del “Mavi Marmara” vorrebbero utilizzare ciò che è accaduto per legittimare, tout court, Hamas a livello di opinione pubblica internazionale.
Senza voler apparire pedanti tuttavia dobbiamo e possiamo dire che occorre distinguere e differenziare il destino, il futuro di Gaza e del suo hinterland da quello dell’organizzazione Harakat al-Muqawama al-Islamiya (Hamas).
E’ questo un passaggio che molti oggi sulla scia dell’emozione e/o della polemica tentano di glissare.
Noi restiamo infatti convinti che Hamas non sia credibile sul tavolo di un comunque necessario e imprescindibile momento di confronto per e sul futuro della Palestina e di Israele.
L’altro rischio evidente, per Noi de “laquestionesiciliana” è quello perseguito da taluni di utilizzare, ciò che è accaduto sulla nave turca “Mavi Marmara”, un luttuoso ma singolo evento, da indagare ed indagabile come auspicato dalla risoluzione approvata dall’ONU, per rilanciare vecchie osservanze antisioniste, antiebraiche ed in buona sostanza antisemite con il loro mefitico strascico di odio
Occorre essere chiari: OGGI E DOMANI MAI NESSUNO POTRÀ NEGARE O METTERE IN DISCUSSIONE L’ESISTENZA DELLO STATO DI ISRAELE.
E’ un dato questo che Hamas ancora nega apertamente e che crea ponti anche con le “estreme” politiche, europee ed internazionali, a destra come a sinistra, nei loro sentimenti anti israeliani ed antisemiti.
Vogliamo oggi essere chiari, proprio mentre l’opinione pubblica internazionale, si abbandona alle intemperanze della polemica spicciola dettata dalla immanenza degli avvenimenti, e dire, senza se e ma, che NOI INDIPENDENTISTI PROGRESSISTI, AVANGUARDIA POLITICA DEL POPOLO E DELLA NAZIONE SICILIANA, PARTE DEL MEDITERRANEO E D’EUROPA, NON VOGLIAMO E NON POSSIAMO ODIARE NESSUNO NE OGGI NÉ MAI.
Abbiamo voluto limitarci qui nella pochezza di questo post ad analizzare solo questi due rischi anche se altri diversi e/o correlati si stagliano all’orizzonte.
Anche Noi siamo sostanzialmente d’accordo, difatti, con quei commentatori e/o analisti che indicano il determinarsi di un “nuovo” quadro geopolitico mediorientale.
Accenneremo qui solo ad un dato, che in seguito, sarà bene poi approfondire più analiticamente.
Ci riferiamo alla “ricollocazione” geopolitica della Turchia erdoganista.
La Turchia guidata politicamente dal 2003 dall’islamista moderato, Tayyip Erdogan, sta tentando di accreditarsi come nuova “difensora” e “protetrrice” dei Palestinesi, rompendo i legami politici, militari ed economici con lo stato di Israele.
In ciò si nota che i dubbi di coloro che si opponevano all’ingresso dello Stato turco nella U.E. appaiono complessivamente sempre più motivati.
Il rischio non è solo, ma anche, quello di destabilizzare e/o mutare i rapporti nella già difficile realtà mediorientale bensì anche quello di ripiombare la Palestina ed i Palestinesi alla situazione antecedente a quella del 1964, cioè quando Arafat prese nelle sue mani il destino politico della Palestina.
Molti dovrebbero ricordare che la Causa Palestinese, fino ad allora, era solo una variabile secondaria della e nella politica dei Paesi Arabi “fratelli”.
Paesi Arabi che Arafat intuì essere, in concreto, solo oppressivi “tutori” per il suo popolo.
Tutto ciò che sta accadendo rischia di ripiombare indietro la Palestina ed i Palestinesi, con l’aggiunta che adesso il movimento nazionale è tarlato da logiche religiose integraliste.
ANTUDU!
Abbiamo sempre creduto, al di là e oltre le mutevoli alchimie, nella idea sintetizzabile con lo slogan “DUE POPOLI, DUE STATI”.
I fatti legati alla “Fredoom Flotilla” e verificatisi sulla nave turca “Mavi Marmara”ci inducono ad alcune riflessioni.
Premettiamo, a scanso d’equivoci, che non entreremo qui nella meccanica dell’incidente, che non conosciamo approfonditamente.
Ciò che qui, invece, ci interessa è riflettere sulle possibili, prevedibili, al momento, conseguenze, rischi che, a nostro avviso, si vanno prospettando all’orizzonte.
Un primo pericolo che pochi attenzionano e quello che è a rischio la stessa Causa Nazionale Palestinese.
Molti analisti, infatti, non sembrano accorgersi che ciò che è accaduto sulla nave turca, con, ahinoi, il suo carico di vittime, è frutto e risultante anche di una lotta interna al nazionalismo palestinese.
Oggi, i fatti, si contrappongono, nel movimento per l’Autodeterminazione palestinese, due diverse visioni: una orientata in senso religioso e l’altra complessivamente laica.
Questo scontro che attraversa tutto il movimento nazionale palestinese trova la sua più evidente “faglia” proprio a Gaza e nel suo hinterland che erano la meta, appunto, della nave “Mavi Marmara” e dove governa monocraticamente il movimento religioso di Hamas.
Non crediamo stupiremo nessuno se diremo che per cultura e formazione ideale e politica Noi crediamo e sosteniamo solo lotte di liberazione nazionale laiche e democratiche.
Alla luce di ciò và da sé che noi stiamo, in campo palestinese, della componente laica, democratica e progressista del movimento palestinese.
E’ a nostro avviso, dunque, un errore pacchiano sostenere, sia pure tatticamente, la visione di Hamas.
Alcuni anche a seguito dei luttuosi eventi del “Mavi Marmara” vorrebbero utilizzare ciò che è accaduto per legittimare, tout court, Hamas a livello di opinione pubblica internazionale.
Senza voler apparire pedanti tuttavia dobbiamo e possiamo dire che occorre distinguere e differenziare il destino, il futuro di Gaza e del suo hinterland da quello dell’organizzazione Harakat al-Muqawama al-Islamiya (Hamas).
E’ questo un passaggio che molti oggi sulla scia dell’emozione e/o della polemica tentano di glissare.
Noi restiamo infatti convinti che Hamas non sia credibile sul tavolo di un comunque necessario e imprescindibile momento di confronto per e sul futuro della Palestina e di Israele.
L’altro rischio evidente, per Noi de “laquestionesiciliana” è quello perseguito da taluni di utilizzare, ciò che è accaduto sulla nave turca “Mavi Marmara”, un luttuoso ma singolo evento, da indagare ed indagabile come auspicato dalla risoluzione approvata dall’ONU, per rilanciare vecchie osservanze antisioniste, antiebraiche ed in buona sostanza antisemite con il loro mefitico strascico di odio
Occorre essere chiari: OGGI E DOMANI MAI NESSUNO POTRÀ NEGARE O METTERE IN DISCUSSIONE L’ESISTENZA DELLO STATO DI ISRAELE.
E’ un dato questo che Hamas ancora nega apertamente e che crea ponti anche con le “estreme” politiche, europee ed internazionali, a destra come a sinistra, nei loro sentimenti anti israeliani ed antisemiti.
Vogliamo oggi essere chiari, proprio mentre l’opinione pubblica internazionale, si abbandona alle intemperanze della polemica spicciola dettata dalla immanenza degli avvenimenti, e dire, senza se e ma, che NOI INDIPENDENTISTI PROGRESSISTI, AVANGUARDIA POLITICA DEL POPOLO E DELLA NAZIONE SICILIANA, PARTE DEL MEDITERRANEO E D’EUROPA, NON VOGLIAMO E NON POSSIAMO ODIARE NESSUNO NE OGGI NÉ MAI.
Abbiamo voluto limitarci qui nella pochezza di questo post ad analizzare solo questi due rischi anche se altri diversi e/o correlati si stagliano all’orizzonte.
Anche Noi siamo sostanzialmente d’accordo, difatti, con quei commentatori e/o analisti che indicano il determinarsi di un “nuovo” quadro geopolitico mediorientale.
Accenneremo qui solo ad un dato, che in seguito, sarà bene poi approfondire più analiticamente.
Ci riferiamo alla “ricollocazione” geopolitica della Turchia erdoganista.
La Turchia guidata politicamente dal 2003 dall’islamista moderato, Tayyip Erdogan, sta tentando di accreditarsi come nuova “difensora” e “protetrrice” dei Palestinesi, rompendo i legami politici, militari ed economici con lo stato di Israele.
In ciò si nota che i dubbi di coloro che si opponevano all’ingresso dello Stato turco nella U.E. appaiono complessivamente sempre più motivati.
Il rischio non è solo, ma anche, quello di destabilizzare e/o mutare i rapporti nella già difficile realtà mediorientale bensì anche quello di ripiombare la Palestina ed i Palestinesi alla situazione antecedente a quella del 1964, cioè quando Arafat prese nelle sue mani il destino politico della Palestina.
Molti dovrebbero ricordare che la Causa Palestinese, fino ad allora, era solo una variabile secondaria della e nella politica dei Paesi Arabi “fratelli”.
Paesi Arabi che Arafat intuì essere, in concreto, solo oppressivi “tutori” per il suo popolo.
Tutto ciò che sta accadendo rischia di ripiombare indietro la Palestina ed i Palestinesi, con l’aggiunta che adesso il movimento nazionale è tarlato da logiche religiose integraliste.
ANTUDU!
Il blog “laquestionesiciliana”
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