I
recenti risultati della tornata elettorale amministrativa del 6 e 7 maggio u.s.,
ci propongono un quadro politico che secondo certi analisti e politologi è,
anzi sarebbe, in mutamento. Chiediamoci: E’ davvero così?
Muoviamo
da Palermo, la Capitale Siciliana.
Il
responso elettorale vede virtualmente vincitore, in attesa del ballottaggio, Leoluca Orlando che è stato scelto da circa il
48% dei palermitani andati a votare.
Ora
è indubbio il successo, personale e politico, di Orlando e tuttavia l’analisi che
ci sentiamo di condividere è tutt’altro che trionfalistica.
A
ben vedere l’affermazione, in questo momento, numerica del già più volte sindaco
è la prova ed anche la “summa” della staticità complessiva del parterre centralista e partitocratico, di concepire e voler realizzare il
cambiamento.
Glisseremo
qui sulle vicende pregresse che hanno portato alla candidatura di Orlando alla
poltrona di Primo Cittadino, per concentrarci sull’incapacità , nello specifico, del centro sinistra di pensare non solo una nuova generazione dirigente ma di
concepire una reale, seria autocritica sugli errori del passato più o meno
prossimo a Palermo ed in Sicilia.
Né
si deve pensare che il centro destra viva una stagione meno caotica e/o
migliore.
Oggi
dinnanzi a dati elettorali
oggettivamente non eclatanti, per gli uni e per gli altri, la nostra analisi , da indipendentisti
progressisti, è tutt’altro che trionfante e trionfalistica.
Mi
spiego meglio. La drastica riduzione delle percentuali elettorali per PD, PDL e
ammennicoli vari dell’uno dell’altro schieramento non vedono emergere, ad oggi,
forze capaci di rappresentare il cambiamento né tanto meno l’alternativa al
sistema di relazioni di potere vigenti, eccezion fatta, forse, per il M5S di
Grillo, che però a Palermo non supera la soglia politica e psicologica dello
sbarramento.
Come
blog è per noi importante riflettere e
pensare, da indipendenti ed indipendentisti, su quali siano, o possano essere,
i margini politici, democratici e pacifici per l’affermazione di una
Alternativa Indipendentista Siciliana, né vincolata né legata, con lacci e
lacciuoli, politici o personalistici, con le forze politiche parte dell’attuale
“castello
di potere “.
In
questa ottica appare evidente, addirittura lapalissiano che il voto per Orlando non soddisfa politicamente nessuna delle condizioni da Noi ricercate. Esso è, a
ben vedere, un voto inserito nel sistema
inamovibile delle consuete relazioni politiche date.
Né
del resto il voto per Ferrandelli piuttosto che per Costa o ancora a
scorrimento per gli altri candidati minori soddisfaceva, nemmeno in parte, le
condizioni per Noi necessarie per definire e contornare una proposta ed un
punto di vista seriamente, coerentemente indipendentista a Palermo .
Ma
la nostra analisi non può , non deve risparmiare neppure certi settori
dell’area sicilianista, seppure latamente intesa, che durante questa competizione elettorale, ma
meglio sarebbe scrivere, elettoralistica, hanno dato pessima prova di sé.
Come
dimenticare e non stigmatizzare le scelte di taluni che, pur lecitamente si
badi, hanno deciso di offrirsi da Sicilianisti alla competizione elettorale in
liste che di sicilianista avevano poco o nulla e senza neppure la foglia di
fico di una testimonianza ideale o di un progetto di medio o breve termine.
La
fragilità di simili approcci è stata poi ripagata dagli scarsi risultati
conseguiti che, in sé non assolvono né risolvono la loro confusionaria
insipidezza.
In
attesa ora che il ballottaggio offra ai Palermitani e a Palermo, Capitale della
Sicilia, il suo nuovo Sindaco restano aperti interrogativi politici non di poco
conto sul futuro della città e su come gli equilibri emersi lo possano
interpretare e/o contornare. Il dubbio lecito è che Palermo vivrà una nuova,
vecchia stagione di dipendenza da equilibri
ed interessi lontani dai suoi bisogni e dalle aspirazioni dei suoi
cittadini e dei Siciliani tutti, che, sempre, guardano alla Città come alla loro amata
Capitale Nazionale.
TRINAKRIUS
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