giovedì 30 luglio 2009

PER LA LINGUA E LA CULTURA SICILIANA

L’Indipendentismo progressista organizzato nell’FNS respinge le prevaricazioni, le grevi provocazioni che in questi giorni , ancora, una volta giungono contro i Siciliani e i meridionali camuffate da rivendicazioni culturali.
Intendiamoci la provocazione sviluppata da taluni settori politici del Nord riguardo insegnanti e “dialetti” non sposta né sottrae, in alcun modo, senso alla battaglia culturale e politica perorata dal nostro blog e da forze politiche come ‘u F.N.S. o da pochi altri sodalizi culturali come FOCUS TRINAKRIA per l’insegnamento, nelle scuole di ogni ordine e grado, della lingua e della cultura siciliana.
Ciò che certi “nordisti” affermano e perorano con il loro stile e la loro “teoresi “ non ha nulla a che fare con il nostro modo di intendere la questione culturale e linguistica.
La loro è un opzione che Noi, da sempre,rifiutiamo.
Per Noi l’insegnamento della nostra Lingua Madre, invece, è una risorsa comunitaria non escludente ma coinvolgente che non si può e mai si dovrà imporre sulla punta delle lance ma che è semmai un “valore aggiunto” per tutti ,siciliani e no.
Del resto è nostra convinzione che le scelte, le opzioni perorate e sostenute dal nordismo e dai suoi tanti alleati, dichiarati e taciti, dimostrino in modo sempre più chiaro e lampante che queste forze sono al servizio , al pressoché esclusivo servizio dei poteri forti continentali e nello specifico dei poteri economici nordisti.
La questione cosiddetta del “dialetto” ( per ciò che ci riguarda voglio sottolineare, però, che la nostra è e resta una lingua ) cela interessi legati alla poco virtuosa ricerca di egemonia che il Nord mette in campo oggi senza più pudore. Egemonia che vede uno dei terreni strategici di “confronto” nell’istruzione e/o formazione.
E’ una battaglia quella scatenata da certi settori nordisti che NOI Indipendentisti progressisti, organizzati ‘nto lu F.N.S. non solo non condividiamo nei modi, nei toni e nelle forme ma che va contro gli oggettivi interessi del Popolo e della Nazione Siciliana, oltre che dei fratelli del Meridione Continentale.
Come Indipendentisti progressisti Noi abbiamo il dovere, d’un canto, di contestare certo modo di fare Nordista e dall’altro di rifiutare, come reazione, il MONOCULTURALISMO e il MONOLINGUISMO che si pongono e sono posti come uniche possibili opzioni in campo.
Esistono posizioni altre che non sono risolvibili, sic et simpliciter, nei due opposti e speculari, "stoltismi", quello di certo nordismo e quello centralista.
Noi diciamo invece che per difendere i diritti CULTURALI, LINGUISTICI delle Nazioni senza Stato, delle Minoranze Allogene , e dei meridionali in genere occorrono atti conseguenti che non offendano né ledano nessuna identità o cultura.
Vorremmo che i media, i commentatori, i settori più democratici e sensibili dell’Opinione Pubblica ne tenessero conto e soprattutto ne dessero conto.
Il federalismo, la lotta per l’Autodeterminazione di Popoli e Nazioni, come quello Siciliano, pre-esistono , persistono, resistono e sicuramente anche sopravvivranno a certe vulgate intese come paradigmi nord centrici.
Affermiamo , quindi, che c’è , vive, opera, nella forma-stato Italia, un Federalismo,un Indipendentismo aperto al mondo, siciliano e patriottico eppure non nazionalista, capace di essere lievito per sé e per gli altri.
Senza Nemici ma apertamente avversario dell’Arbitrio, della Menzogna, delle Mafie e di ogni odiosa Discriminazione culturale, politica o economica.



TRINAKRIUS

giovedì 23 luglio 2009

LA LINGUA CORSA E TALUNE ANALOGIE CON LA LOTTA PER LA CULTURA E LA LINGUA SICILIANA.

Il recente intervento di Jean-Guy Talamoni per il gruppo parlamentare di “ Corsica Libera” all’Assemblea Territoriale dello scorso 20 lugllio c.a. sull’ufficializzazione della Lingua Corsa ci rafforza come Indipendentisti organizzati e/o vicini all’F.N.S. nella forte determinazione che la nostra “battaglia” culturale trova, pur nella diversità ed imparagonabilità delle situazioni storiche e politiche, alcuni punti di contatto e convergenza con le analisi dei settori pacifici dell’Indipendentismo di un Isola –Nazione sorella del Mediterraneo.
Ecco, dunque, perché riproponiamo in una traduzione a senso dal francese, ai lettori del Blog Indipendentista “laquestionesiciliana” l’intervento del famoso Leader Indipendentista Corso.
Noterete, per una precisa scelta politica e culturale, che le parti dell’intervento di Talamoni in Corso non sono state volutamente tradotte.
Del resto la Lingua Corsa, noterete, non è di troppo difficile comprensione anche per i Siciliani.



W la Lingua Corsa! W la Lingua Siciliana!
W la Sicilia! W la Corsica! W le Isole Nazioni del Mediterraneo!












Intervento di Jean-Guy Talamoni

per il gruppo indipendentista “Corsica Libera"



Dibattito all'assemblea territoriale

sull'ufficializzazione della lingua corsa



Aiaccio, il 20.VII.07










Miei Cari Colleghi,



Ci siamo, in questa aula, affrontati spesso politicamente in questi ultimi mesi e c'è sicuramente da scommettere che anche in futuro non assisteremo ad un'intesa cordiale tra le differenti correnti della nostra Assemblea.

Vorrei tuttavia, sull'argomento della lingua corsa, della nostra lingua inivitare tutti, l'insieme dei membri della nostra Assemblea a mettere da parte ogni partigianeria – cosa che vogliamo, per la nostra parte, fare sinceramente oggi - trattandosi di un tema tanto importante.

Dobbiamo, insieme, tentare di sviluppare una riflessione orientata al fare, un'azione proficua per tutti, poiché mirando a preservare questo tesoro che abbiamo in comune e che costituisce il nucleo della nostra identità comune: la nostra lingua.

Si è no femu di manera a salvà - eppò a sviluppà - generato tesoru, tandu i vincitori ùn seranu micca l'indipendentisti, nè i naziunalisti, il mio noi tutti, è tutti l'altri Corsi, perchè, si è no simu quì in disacordu nantu a quasi tuttu, è qui cappotto a ricunosce il dinù, qui hè una cosa chì qui pò avvicinà: l'amore di ciò chì faccia u cimentu di un populu chì esiste dipoi millai di anni, ha nostra lingua, chì ghjè sicuramente un modu di cummunicà, il mio dinù ha nostra manera di participà ad u mondu.

Oghje, ùn hè micca u rispunsevule puliticu chì vi parlò.

Ghjè un Corsu chì parlò qui ad altri Corsi di un affare chì ùn pò spiccà, chì ùn qui pò chè unisce.



Se ho tenuto ad introdurre l'argomento di questo modo poco abituale, ciò è perché sono fermamente convinto che ciò di cui siamo chiamati a discutere può avere oggi una portata che supera largamente la cornice del nostro mandato.

Vorrei, dunque, far notare a ciascuno di voi quale è la posta in gioco.

Cercherò anche di escludere del mio intervento ogni considerazione di ordine ideologico, per analizzare la situazione nel modo più obiettivo possibile.



Non è necessario ritornare qui sull'importanza dalla lingua e la necessità di preservarla, poiché è ciò che abbiamo già tutti detto insieme, all'unanimità, per la nostra deliberazione del 2005.

Abbiamo all'epoca riaffermato il nostro attaccamento alla lingua e creato “ U Cunsigliu di ha lingua è di ha cultura ". Abbiamo incaricato anche un comitato di periti tra cui anche dei membri dell'università della Corsica, ma anche di istituzioni esterne come l’Università de La Sorbonne, delegati a studiare la situazione della lingua in seno alla società corsa e di fare delle proposte in merito.

Questo comitato ha , già da tempo,consegnato il suo rapporto.

Pure esponendo le loro conclusioni in differenti campi, i suoi redattori hanno affermato che in mancanza del riconoscimento di un 5iconoscimento ufficiale della lingua, non è verosimile poter pensare di fermarne il declino.
Invitato dalla Commissione Cultura della nostra Assemblea a chiarire il pensiero del comitato di scienziati, il suo presidente, Jacques Thiers, ha confermato, in modo perfettamente chiaro, questa lunga ed approfondita analisi della nostra situazione, cosa che mi convince ad affermare che un riconoscimento ufficiale è necessariamente una delle condizioni necessarie affinché possiamo sperare per la lingua di arginare l’erosione del suo uso pratico , con un conseguente rilancio del suo uso così come di un sviluppo armonioso ed utile del suo uso sociale.

Potrei fermarmi qua:



Avemu dumandatu ad unito pochi di scientifichi di dì ciò chì qui vulia a fà per salvà ha lingua si complicò.

L'anu detta, chjaramente è bè.

Avà, qui tocca a fà, simpliciamente, di manera a ùn lascià more u corsu.

Dumane, nimu ùn puderà dì chì ùn sapia micca cosa fà…

È di esse naziunalistu oh contru ai naziunalisti ùn hà nunda a chì vede incù u prublema.

A generato prupositu, tengu a salutà u Madre di Galeria, chì ùn hè mancu appena naziunalistu è chì hà fattu, da Corsu è da elettu, ciò ch'ellu pudia fà per ha so lingua.



Ancora poche parole per mostrarvi che l'ufficializzazione del corso non è in nessun modo una richiesta di tipo ideologico, ma assolutamente pratica.

Oggi, un'impresa non ha il diritto di formulare un'offerta di impiego menzionando la desiderata lingua corsa. E’ illegale. Una società di Porti Vechju ne ha fatto l'esperienza l'anno scorso.
L’ANPE aveva negato di registrare l'offerta, il suo direttore spiegava che aveva consultato il servizio giuridico a Parigi e che se non rigettava questa offerta, poteva essere chiamato a risponderne in tribunale per discriminazione!
Ecco uno dei problemi che potrebbero essere regolati dall'ufficializzazione.
Questa ultima contribuirebbe, evidentemente, a fare della lingua corsa un vettore di promozione sociale.

Così, i genitori troverebbero un nuovo interesse a iscrivere i loro bambini nei corsi bilingue di cui si sa che incontrano delle difficoltà in numerose regioni dell'isola.
Quelli che iscrivono oggi i loro bambini nei corsi bilingue sono generalmente dei Corsi che lo fanno piuttosto per i ragioni identitarie.
I genitori che non sono di origine corsa non hanno interesse a fare apprendere ai loro bambini una lingua "inutile" in termini di promozione professionale e sociale.
Il risultato è che la scelta libera e la fidelizzazione conducono all'etnicizzazione dei rapporti scolastici e sociali.

Prenderò semplicemente un esempio: all' Isula Rossa, alla fine del 2008, si contava il 1% di bambini di origine nordafricana nella scelta bilingue contro il 25% nella scelta standard.
E’ una buona cosa? Noi pensiamo di NO.
L'ufficializzazione della Lingua Corsa muterebbe necessariamente l'atteggiamento dei genitori di origine straniera e la nostra lingua ritroverebbe la sua vocazione ad essere un vettore di integrazione, come in un'epoca, non così lontana, quando gli stranieri arrivati nell'isola apprendevano il Corso, naturalmente, lavorando…

Mi rivolgo in modo particolare qui ai membri di questa Assemblea che si ritrovano negli ideali repubblicani francesi. Non sono da meno i Corsi.

La vostra concezione della repubblica vi permette di accettare che si realizzino attualmente, di fatto, dei corsi sulla base di criteri etnici?

Vedete che non è necessario, non occorre essere indipendentista per sottoscrivere la nostra proposta! Dirò anche che, paradossalmente, chi si dice repubblicano francese dovrebbe giungere alla stessa conclusione!



Potrei dirvi anche che le misure votate da questa Assemblea in favore della nostra lingua, in mancanza di ufficializzazione, non cambieranno fondamentalmente le cose.

Li cambieranno meno dell'amministrazione francese che tanto continua ad opporsi, rifiutandosi anche di applicare le convenzioni che ha firmato con la nostra Collettività.
Devo ricordare che a fine del 2007, sono state necessarie due occupazioni successive dell'Ispettorato Accademico dell' Haute-Corse da parte di formazioni politiche e sindacali, per ottenere tuttavia contrattualmente l'apertura dei corsi bilingue previsti!



La CTC stessa, spesso, non rispetta le sue stesse deliberazioni.
Ricordatevi che due anni fa, quasi giorno per giorno, abbiamo votato un Piano strategico di pianificazione e di sviluppo linguistico per la lingua corsa ".
E durante questi due anni, nessuna delle misure pratiche previste per questo piano sono state messe in opera!



Il mio oghje, ùn simu micca quì per fà rimproveri, nè mancu per apruntà i rimproveri di dumane.

Vuleriamu simpliciamente avanzà.

Perchè ha lingua ùn hè micca solamente un cartulare, ghjè assai di più.



Eccu ciò ch'o vulia dì.



Eri, pigliendu u caffè, aghju spiecatu a dui amichi ciò ch'o io apruntava a dì a ha nostra Assemblea per circà ad ottene u votu di issa muzione.

U primu io hà dettu: Perdi u to tempu: ùn vale a fischjà quandu u cavallu ùn ruba beie ".

U secondu hà osservatu incù malizia: Ind'è mè così dice: Ùn vale a fischjà quandu u sumere ùn ruba beie!"

Aghju rispostu chì ancu si è un imperatore rumanu avia numinatu u so cavallu senatore, ùn qui era, all'Assemblea di Corsica, nè cavalli, nè muli nè sumeri…



Vi dumandu di vutà per l'ufficialisazione di ha lingua si complicò.

Testo Originale:La langue corse à l'Assemblée - Jean-Guy Talamoni
Origine: jeanguytalamoni.over-blog.com
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lunedì 20 luglio 2009

GLI INDIPENDENTISTI FNS NON VOGLIONO CHE LA SICILIA DIVENTI DI FATTO LA "COLONIA" DELLA CINA NEL MEDITERRANEO...

RICEVIAMO E POSTIAMO




...L' FNS DICE "NO" ALLA UTILIZZAZIONE DELLA SICILIA COME PIATTAFORMA DI INTERESSI FORTI ESTRANEI E STRANIERI AL POPOLO SICILIANO.

LA SICILIA E' IN CRISI MA NON E' IN VENDITA. "NO" ALL'INVASIONE LOGISTICO-COMMERCIALE DEL DRAGO CINESE





Ci preoccupa e dovrebbe molto preoccupare anche tutta quanta l'opinione pubblica siciliana uno specifico "passaggio" delle recentissime dichiarazioni, rilasciate ad un noto quotidiano siciliano, dall'onorevole ADOLFO URSO, Vice Ministro per lo Sviluppo Econonomico con delega al Commercio con l' Estero.
.
Questi ha infatti parlato delle prospettive di un possibile e probabile "mega accordo" con la CINA per realizzare una "piattaforma logistica" nella parte orientale della Sicilia, al servizio degli insediamenti che il Governo di quel Paese potrebbe collocare nel centro del Mediterraneo per "avere nel bacino del Mediterraneo un base (sic !) fra l'Europa e l'Africa. " Elementi di questa operazione sarebbero il porto di Augusta ed il sistema aeroportuale della Sicilia Orientale già esistente .E cioè FONTANA ROSSA e COMISO (scusate se è poco).Il "cargo" i Cinesi potrebbero farlo,invece, a Trapani. Lo scalo aereo "Fontanarossa-Comiso" potrebbe diventare anche punto di riferimento di una grossa "fetta" dei Turisti Cinesi in espansione. Con un particolare interessante ,preannunziato dall' illustre rappresentate del Governo Berlusconi, che riportiamo testualmente... anche per tranquillizzare gli Albergatori siciliani che potrebbero temere un sovraccarico di lavoro. Il Vice Ministro infatti ha affermato: " E siccome i Cinesi hanno abitudini particolari , tipo quella che cenano alle 18, hanno anche intenzione di acquistare gli alberghi per gestirli secondo le loro esigenze.>> Insomma: la Comunità Cinese che si accinge a venire in Sicilia sarà autosufficiente anche in materia di alberghi e possibilmente di ristorazione.
Sappiamo bene come vanno a finire queste cose : i Cinesi saranno così gentili da fare i "padroni di casa".Ed i Siciliani resteranno a guardare.

Intendiamoci: i contenuti della intervista sono vari e tutti in un modo o nell'altro sono preoccupanti ( si pensi alla centrale atomica). Ne parleremo altrove. Ma il motivo di maggiore preoccupazione ,che prescinde in qualche modo dall'intervento dell' illustre Esponente Governativo,( e che va "confessato" e denunciato ad alta voce) , è costituito dal dato di FATTO che le decisioni su ciò che si deve fare o non fare in Sicilia vengano tutte dall'alto e che siano eterodirette. E soprattutto che diano per scontate la scomparsa del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana, come soggetto attivo e la impossibilità per i Siciliani , sudditi "elettori", di interferire sia pure minimamente su tutto ciò che riguarda il destino della Sicilia e la destinazione del suo territorio.Ciò sin 1860 (compreso il lunghissimo periodo dell'AUTONOMIA TRADITA e dello STATUTO SPECIALE VANIFICATO),- con la sole eccezioni dei periodi, brevi ma gloriosi e significativi,- di lotta per l'indipendenza della Sicilia.
Ma quella "eccezione" è sufficiente per delegittimare quanti credono, in buona o in malafede, che la SICILIA sia in vendita o peggio che il Popolo Siciliano sia veramente scomparso.
Nessuno si meravigli quindi se ribadiamo che l'FNS contrasterà in nome della LEGALITA' democratica ed in nome dei Diritti inalienabili ed imprescrittibili del Popolo Siciliano ogni manovra che tenda a cancellare quei Diritti e lo stesso Popolo Siciliano. -

Palermu, 20 Jugnettu(lugghiu) 2009.





Giuseppe SCIANO', Segretario Politico FNS
(
scianogiuseppe@libero.it)

venerdì 17 luglio 2009

GLI INDIPENDENTISTI MESSINESI RICORDANO GLI EROI DI VIA D'AMELIO: NO ALLA MAFIA, SI' ALLA SICILIA!





RICEVIAMO E BEN VOLENTIERI POSTIAMO





GLI INDIPENDENTISTI DU CUMITATU MISSINISI F.N.S.
RICORDANO I MARTIRI DI VIA D’AMELIO
IL CUI SACRIFICIO E’ CONTINUO STIMOLO PER
COSTRUIRE UNA SICILIA MIGLIORE, DIVERSA, AUTODETERMINATA E SENZA MAFIA





L’ impegno a cui sono votati gli Indipendentisti du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti” e con essi ovviamente quelli du Cumitatu Missinisi du F.N.S. è una assunzione di responsabilità politica democratica e pacifica per costruire un futuro di GIUSTIZIA, LIBERTA’e VERITA’ per la Sicilia e i Siciliani. Basta ciò a spazzare il campo da qualsivoglia equivoco.
Gli Indipendentisti du Cumitatu Missinisi du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti dicono risolutamente NO alla mafia, NO a tutte le mafie.
Perché solo così facendo Noi possiamo onorare la nostra promessa di essere sempre schierati solo ed esclusivamente dalla parte del Popolo e della Nazione Siciliana.
Alla luce di quanto su scritto appare allora evidente che Noi Indipendentisti du Cumitatu Missinisi du F.N.S.siamo mobilitati in modo pienamente consapevole per ricordare ed attualizzare la lezione ed il sacrificio di Paolo Borsellino, di Agostino Catalano, di Emanuela Loi, di Eddie Walter Cusina, di Claudio Traina e di Vincenzo Li Muli vittime, il 19 luglio del 1992 della vile strage mafiosa di Via D’Amelio a Palermo.
E’ nostro dovere da Siciliani innamorati della propria Patria ricordare dunque questi EROI difensori della nostra etica e anche nel loro ricordo pensare, progettare e realizzare, quotidianamente, una SICILIA LIBERA dalla mafia, dallo sfruttamento, pacifica, florida, ricca e giusta.

E’ questa la Sicilia che vogliamo, è questa la Sicilia che realizzeremo!


W la Sicilia,

W Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Eddie Walter Cusina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli



Messina, 17 luglio 2009.





CUMITATU MISSINISI F.N.S.

mercoledì 15 luglio 2009

laquestionesiciliana SOLIDARIZZA CON IL GIORNALISMO E I GIORNALISTI DI ISRAELE

Postiamo riprendendo dal FOGLIO dello scorso 11 luglio 2009, a pag. 2, l'articolo di Giulio Meotti dal titolo " L’internazionale dei giornalisti caccia Israele. Voto unanime, con italiani ". Per correttezza postiamo anche la lettera- replica di Paolo Serventi Longhi al Foglio pubblicata in data 14 luglio 2009 dallo stesso quotidiano.

Piena solidarietà del Blog Indipendentista Progressista “laquestionesiciliana”al giornalismo,ai giornalisti israeliani.



Roma. La Federazione internazionale dei giornalisti, il più grande e antico sindacato della stampa con sede a Bruxelles, ha espulso la branca israeliana affiliata all’organizzazione. Fra i membri del sindacato c’è anche Paolo Serventi Longhi, il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana. L’espulsione è il culmine di una campagna di discriminazione a cui la Federazione si è votata da anni contro lo stato d’Israele. Due anni fa il National Union of Journalists, il sindacato della stampa britannica nonché l’ala più consistente della Federazione internazionale di cui esprime anche il presidente, Jim Boumelha, votò per boicottare Israele e tutti i prodotti dello stato ebraico. Sempre tre anni fa, durante la guerra fra Hezbollah e lo stato ebraico a seguito del rapimento di due soldati israeliani (poi uccisi dai terroristi islamici), il segretario generale della Federazione internazionale, Aiden White, condannò il bombardamento israeliano della tv di Hezbollah al Manar, finanziata da iraniani e siriani, in quanto “chiara dimostrazione di come Israele utilizzi la politica della violenza per mettere a tacere i media dissidenti”. Manar non è un organo di stampa dissidente, diffonde propaganda antisemita e islamista e nei suoi programmi accusa gli ebrei, tra l’altro, di omicidi rituali con il sangue dei bambini arabi, del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki e di aver tramato con i nazisti organizzando essi stessi la propria persecuzione per accelerare la nascita di Israele. E’ la stessa Manar, durante la guerra a Gaza, a trasmettere il discorso di Himam Sa’id, guida suprema della Fratellanza islamica in Giordania: “Voi, gente di Hebron, voi state combattendo una guerra contro gli ebrei, e lo sapete fare bene. Abbiamo visto come, in un giorno del 1929, avete trucidato gli ebrei di Hebron. Oggi, trucidateli sulla terra di Hebron, uccideteli in Palestina”. Il veterano della stampa israeliana Chaim Shibi, già corrispondente da Washington per il principale quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth, ha così commentato l’espulsione dalla Federazione: “Siamo orgogliosi del giornalismo in Israele, non dipendiamo dal governo. Siamo i più liberi fra i media e gli stessi che la Federazione decide di espellere?”. La Federazione venne fondata nel 1926 e oggi rappresenta oltre 600mila professionisti dell’informazione in tutto il mondo. Il voto di espulsione d’Israele, scrive il New York Jewish Forward, è stato “unanime”. Ha quindi votato contro Israele anche la rappresentanza italiana. La direzione della Federazione aveva già spiegato a Shibi che la presenza israeliana era “irrilevante” perché il sindacato era ben rappresentato dai giornalisti arabi che hanno sede a Gaza e in Cisgiordania. Lo scorso gennaio, al termine dell’offensiva israeliana contro le infrastruttre terroristiche palestinesi, Paolo Serventi Longhi, Aiden White e Jim Boumelha avevano guidato persino una delegazione del sindacato a Gaza. A compulsare il sito internet della Federazione si scopre che Israele non compare neppure fra i paesi membri. Ci sono Iran, Iraq, Algeria, Giordania, Kuwait, Libia, Yemen, Marocco, Oman, Tunisia, Emirati Arabi Uniti e “Palestina”, ma non lo stato ebraico. Il segretario White dice che l’espulsione è stata decisa dopo che Israele si è rifiutato di pagare la quota di iscrizione. Un pretesto, fin troppo ridicolo, come spiega Shibi: “Dovremmo pagare per le campagne contro Israele?”. Nessuno stato o comunità scientifica ha mai subito un simile fuoco cultural-ideologico come Israele. L’espulsione si inserisce in un forsennato progetto di boicottaggio di Israele che dura da sette anni. Hanno boicottato Israele sia la più grande organizzazione inglese di insegnanti sia quella di dipendenti pubblici; i medici britannici vogliono espellere gli israeliani dalla World Medical Association, ci sono poi gli architetti e la chiesa anglicana, mentre professori di Harvard e del Massachusetts institute of technology hanno firmato appelli per disinvestire dalle compagnie israeliane. I paesi europei hanno perseguito i discorsi che inneggiano all’odio giudicandoli alla stregua di crimini di guerra durante il Processo di Norimberga e nei processi della Corte internazionale in Tanzania nel 2003, quando tre giornalisti ruandesi vennero condannati per aver gestito una radio e pubblicato un giornale che inneggiavano allo sterminio sistematico della minoranza tutsi. Eppure, quando una corte francese decise di impedire ad al Manar di usare il satellite per la sua programmazione antisemita, la Federazione internazionale dei giornalisti condannò la sentenza come “censura politica del peggior tipo”. Un’emittente, al Manar, i cui picchi di share si basano su serial tv come “La Diaspora”. Si vede un Rothschild che sul letto di morte dice ai figli: “Dio ha onorato gli ebrei con una missione: dominare il mondo”. Ci sono anche due ebrei che sgozzano un bambino arabo per raccoglierne il sangue da utilizzare per la preparazione del pane azzimo. Infine, una prostituta malata in un bordello gestito da una tenutaria ebrea confida il suo desiderio di “contagiare i non ebrei”. La stessa Federazione protestò quando l’esercito israeliano colpì gli studi dalla tv di Hamas, al Aqsa. Ma non ha mai denunciato la terrificante propaganda antigiudaica propugnata dall’emittente, che inneggia allo sterminio degli ebrei e incita i kamikaze, che chiama “ratto marcio” Israele, che mostra bambini cinturati di esplosivo da terroristi suicidi e imam che promuovono il jihad persino in Italia. L’espulsione di Israele dal sindacato dei giornalisti è paragonabile alla decisione di Cornelio Sommaruga, il presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa che rifiutò l’ingresso nell’organizzazione della Magen David Adom, equivalente israeliano della Red Cross, con la seguente motivazione: “Se accettassi il simbolo della Stella di David, perché non dovrei fare altrettanto con la Svastica?”
Giulio Meotti


La lettera –replica di Paolo Serventi Longhi al Foglio:

Al direttore - Il collega Giulio Meotti ha gratificato la Federazione Internazionale dei Giornalisti (www.ifj.org) e il sottoscritto di un velenoso e ingiustificato attacco al quale hanno risposto oggi la stessa Ifj e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, della quale come è noto sono stato in passato, per quasi dodici anni, segretario generale. Il Foglio sostiene che la Ifj ha espulso per ragioni politiche anti israeliane il Sindacato di quel paese israeliano prendendo a pretesto una banale questione di quote. Sono membro da oltre sei anni del Comitato Esecutivo della Ifj e ne conosco regole e statuti. Nella riunione che si è svolta a Oslo dal 5 al 7 giugno scorsi, il segretario generale Aidan White ha posto la questione del mancato versamento da oltre tre anni delle quote da parte della National Israeli Federation of Journalists. Come avviene in tutte le organizzazioni federative (sindacali e non) il mancato versamente dei contributi rappresenta un sostanziale ritiro dell’adesione e, d’altra parte, la Federazione israeliana aveva rifiutato qualunque soluzione proposta più volte, anche in ripetuti viaggi a Tel Aviv, dal segretario generale White e dal presidente Jim Boumelha. Con molto rincrescimento si è dovuto quindi prendere atto del ritiro dell’adesione e, con voto unanime, è stata decisa l’espulsione, come è stato fatto negli ultimi anni in moltissimi casi analoghi di sindacati morosi dei quattro continenti. Non vi è quindi alcuna motivazione politica né tanto meno una persecuzione anti israeliana. La Ifj si batte per promuovere una informazione libera e pluralista in tutto il mondo e contro la repressione ovunque si manifesti. Non c’è nessuna discriminazione da parte della Ifj, dunque, anche perché in caso contrario il sottoscritto e, credo di poter dire, la stessa Fnsi non avrebbero ragioni per farne parte. Paolo Serventi Longhi, comitato esecutivo della Federazione Internazionale dei Giornalisti


Paolo Serventi Longhi

lunedì 13 luglio 2009

POLITICA, CULTURA E PROSPETTIVA D’AZIONE PER IL SICILIANISMO E L’INDIPENDENTISMO DELL’OGGI




INTERESSANTE INTERVENTO DEL NOSTRO TRINAKRIUS



Cari Amici,
è nostra opinione e convinzione che la Democrazia Politica in Sicilia come altrove debba procedere di pari passo con la Democrazia Culturale.
Ovvero Noi di ”laquestionesiciliana” crediamo che senza rispetto delle diversità, delle differenze; anche della diversità e quindi anche della peculiarità culturale “nazionale” siciliana si corre il rischio di seriamente ipotecare e/o danneggiare l’idea stessa di democrazia in quanto tale in tutta la forma-stato Italia.
Idea quella democratica che in Sicilia si afferma, non casualmente, come pratica e prassi “praticata”, seppure spesso negata e/o piegata ad interessi spesso spuri, pienamente solo con la conquista dell’Autonomia.
Perché va detto, e lo diciamo Noi Indipendentisti Progressisti, che la Specialità Statutaria, l’Autonomia ha diverse valenze, tutte centrali e parimenti connettive e significative.
Ovvero essa segna come detto una linea di continuità istituzionale, appunto, con il patriottismo costituzionale siciliano ma anche una evidente “vulnus”, rispetto alla mai spenta, ma pervicacemente negata continuità storico-culturale.
Questa continuità storico-culturale è ancor oggi pervicacemente negata, silenziata e sottaciuta.
E’ questo un dato evidente che deve e sempre più dovrà essere studiato.
Dobbiamo Tutti come Siciliani avere il coraggio e l’onestà intellettuale di affrontare la questione.
Dobbiamo dire che tutto ciò è stato possibile grazie alla “fattiva” collaborazione di taluni “chierici”.
Un COLONIALISMO CULTURALE su cui, sulle cui dinamiche, dovremo necessariamente tornare a riflettere tutti, Sicilianisti, Indipendentisti e No.
Tutto ciò non è facile vuoi perché il sistema culturale legato al potere grazie anche a certi settori della stampa di potere e al potere fanno di tutto per ignorare sia Noi sia la nostra battaglia Identitaria e Culturale, silenziando, spesso e volentieri, tacendo su delle nostre iniziative o proposte salvo poi “orientare altrove” talune battaglie a favore di certi settori autodefinitesi “autonomisti”ma ben contigui al potere ben sapendo che costoro non costituiscono alcun pericolo per il loro rodato sistema di relazioni.
Intorno a Noi, potere, cultura, media, tutti appassionatamente, provano a creare un “vuoto pneumatico” culturale e politico che però non riesce ad essere né silenzio politico né silenziosità sociale.
Noi, dunque, non accettiamo di piegarci, né diluire le nostre “posizioni” nel crogiuolo del qualunquismo parolaio delle diverse declinazioni autonomiste che promettono tanto e realizzano tutte immancabilmente poco o nulla per la Sicilia e i Siciliani.
Noi dunque non accettiamo di diluire la nostra iniziativa politica, ideale e culturale, delegandola o appaltandola a settori di quel potere protervo che additiamo e contrastiamo.
Dunque come Blog Indipendentista progressista che si riconosce apertamente nelle posizioni politiche du F.N.S., organizzazione politica, pacifica, democratica, quanto risolutamente indipendentista avvertiamo la necessità di creare condizioni politiche che liberino la Società Siciliana dall’essere ostaggio della PARTITOCRAZIA CENTRALISTA.
Ma per fare ciò, è ovvio, evidente che occorre non solo né tanto accordarsi, oggi più che mai, nelle mutate condizioni date, con il Tizio o il Caio di turno quanto più e meglio rappresentare e testimoniare, con il cuore e la faccia, un’ALTERNATIVA di Sistema e al Sistema.
Ecco qual è la strada che ‘u F.N.S. percorre solitario ma non isolato e che vede convintamente impegnato anche il nostro Blog.
Certo questa è la nostra analisi, che offriamo a Tutti ma che comprendiamo non sarà apprezzata naturalmente da tutti e tuttavia grazie alla sua linearità Noi pensiamo che il nostro “punto di vita” possa essere, nella diversità, perché no anche, un “input” per la futura politica culturale del Governo Lombardo dato che ad oggi possiamo definirla eufemisticamente timida, timidissima.
Vogliamo credere che le nostre riflessioni, diverse per stile e sostanza, dal coro dei soliti YESMEN, possano determinare perché NO uno scarto politico e culturale in tanti al governo come alle opposizioni.
Noi Indipendentisti progressisti del Blog “laquestionesiciliana” insieme a ‘u F.N.S. oggi diamo voce e coerenza a quest’idea di SICILIA intesa come
ENTITA’ CULTURALE NAZIONALE CONSAPEVOLE.
E’ questo un fatto innegabile ma taciuto poiché ammettere l’esistenza di una CULTURA SICILIANA implica dover ammettere che questi “chierici” hanno svolto, consapevolmente o no, un ruolo di fiancheggiamento per il monoculturalismo centralista italocentrico, sbagliando clamorosamente a schierarsi.
E’ questo quel modello di nazionalismo culturale che si prova, dal 1861, ad indurre in Noi un SENSO DI PRIVAZIONE e di RASSEGNAZIONE POLITICA E CULTURALE.
Eppure malgrado quest’ultra centenaria campagna di negazione e mortificazione, oggi resistono, esistono, anzi crescono, fortunatamente, settori che nutrono nel merito, sempre più e meglio, per dirla con Don Sturzo, “affinità di convinzioni comuni”
Quando certuni attaccano la CULTURA SICILIANA il suo diritto ad esistere e la sua ostinazione nel resistere e alle pesanti pressioni dei suoi tanti avversari cosa fanno?
Provano più o meno tutti, seppure con modi e stili diversi, a banalizzare, disarticolare il nostro millenario passato.
Nel fare ciò si leggono e soprattutto si ascoltano davvero fraintendimenti e dichiarazioni infarcite, spesso e volentieri, di una crassa quanto supponente ignoranza.
Inoltre per Noi sono chiare le connessioni che la questione culturale racchiude e in tale chiave nessuno può permettersi di fare a meno di riflettere sulla dimensione e sul ruolo ricoperto in essa dalla SCUOLA SICILIANA.
Noi Indipendentisti progressisti siamo oggi tra i pochi, anzi forse gli unici, anche nella cosiddetta area sicilianista e nello stesso indipendentismo che hanno una chiara prospettiva in materia.
Diversamente da taluni che pontificano, restando, però comodamente alla finestra facciamo scelte e assumiamo su di noi l’onere e l’onore delle nostre elaborazioni e scelte.
E’ questo del resto uno dei motivi per cui Noi non piacciamo, a taluni, perché procediamo per la nostra strada diversamente da certuni “sicilianisti” che cercano in altri la loro LEGITTIMAZIONE.
Noi siamo legittimati, dunque, dalla nostra azione politica e culturale quotidiana che non richiede né input né imprimatur da chicchessia.
Accettare la subordinazione acritica, immediata e a scatola chiusa al neoautonomismo o a chicchessia significherebbe accettare, de facto, di farsi DEPOTENZIARE anche nella BATTAGLIA CULTURALE.
A chi vuole nella cosiddetta area sicilianista far “soffiare lo spirito” autonomista ricordiamo ( come i Teologi che amano dire ) che “lo spirito soffia dove vuole”.
L’impegno e l’attenzione che poniamo nella BATTAGLIA CULTURALE diversamente da altri, ci permette di cogliere, prima di altri, che è in atto, operante un processo di pseudo-sicilianizzazione del lessico politico siciliano, che può abbindolare taluni, ma non dovrebbe né tentare né scalfire chi è o dovrebbe essere convintamente sicilianista o ancor più indipendentista.
A ciò si aggiunga che certi settori “autonomisti” oggi poi sono, concretamente, schierati, con i fatti, con chi persegue interessi oggettivamente diversi da quelli della stragrande maggioranza dei Siciliani e della Sicilia.
Questi che sono quelli, per intendersi, che a parteggiano per il Ponte sullo Stretto, che perorano solo verbalisticamente soluzioni neppure originali contro la povertà, il bisogno e che non spendono una parola né tanto meno un’azione politica per la nostra Identità Culturale, storica o linguistica.
Essi non difendono concretamente i nostri diritti né hanno neppure difeso lo Statuto.
Noi siamo critici con i silenzi e le passività, le troppe passività politiche e culturali riguardo la Sicilia e i Siciliani.
E’ ovvio poi che ognuno fa ( e ha fatto anche assai recentemente) le sue scelte.
Cosa che abbiamo fatto anche Noi Indipendentisti Progressisti riuniti ‘ntu lu FNS. Noi diciamo e sosteniamo, infatti, che il cosiddetto “sicilianismo” è oggi debole perché taluni, spesso, non sanno o non vogliono fare scelte chiare assumendosi la responsabilità politica delle loro scelte.
Noi diciamo a costoro: Guardate che non si può essere tutto e il contrario di tutto.
Occorre carattere in politica e non si possono praticare doppie triple, morali a secondo dei settori in cui ci si pone o propone.
I vostri appaiono solo apparentemente ragionamenti ragionevoli ma in realtà non lo sono. Questi settori scontano una sorte di SINDROME DI PIMBY ( Please in my backyard)
Il nostro scopo culturale è quello di DEMINORIZZARE la NAZIONE SICILIANA, mentre quello politico resta per Noi quello di offrire un’autonoma, forte, chiara rappresentanza al Popolo Siciliano, alla Communitas Siciliae.
Ecco quali sono le nostre priorità, ecco quali sono i nostri punti di riferimento ideali e politici. Come sempre siamo, infatti,
esclusivamente dalla parte del Popolo e della Nazione Siciliana.





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