venerdì 29 agosto 2008

PRO TIBET & PRO LIBERTA'







RICEVIAMO DALL’ASSOCIAZIONE ITALIA-TIBET E CONVINTAMENTE PUBBLICHIAMO

Sciopero della fame pro Tibet
sabato 30 agosto dalle 8.00 alle 20.00 al Parco Sempione di Milano





Sabato 30 agosto S.S il Dalai Lama parteciperà a 12 ore di sciopero della fame simbolico e preghiere che sarà osservato dai tibetani, dai loro sostenitori e da pacifisti in tutto il mondo per rafforzare il loro impegno alla non violenza.
Sarà una delle più importanti campagne pacifiche lanciate dal Comitato di solidarietà tibetano per la pace nel mondo e per chiedere sostegno alla comunità internazionale contro le oppressioni nel mondo e soprattutto in Tibet.
La campagna inizierà il giorno 30 Agosto in tutto il mondo e il comitato ha lanciato un appello al mondo e invitato tutti quelli che aspirano alla verità e non violenza di aderire allo sforzo di stimolare saggezza e compassione nella mente degli oppressori.
In Italia, questa manifestazione si terrà dalle ore 8.00 alle 20.00 al Parco Sempione di Milano.
L'obiettivo della campagna è anche quello di pregare per le anime dei tibetani uccisi e per quelli che stanno soffrendo sotto la brutale atrocità del regime cinese, per far prevalere presto la verità del popolo tibetano.
Questo sciopero della fame sotto la guida di S.S Dalai Lama cade in un periodo molto critico per il Tibet visto che le Olimpiadi sono passate senza portare nessun progresso in materia di diritti umani in Cina.

Invitiamo tutti a partecipare a questo campagna pacifica mondiale unendovi con noi allo sciopero della fame e alle preghiere a Milano.

Chi vuole partecipare deve portare con se un cuscino o materassino da mettere sul prato.



Promotori in Italia:
Ass. La Comunità tibetana in Italia onlus
Ass. Donne Tibetane in Italia
Associazione Italia-Tibet
Radicali Milano

Per informazioni e contatti:
Thupten: 328.74.38.279
Virginia: 349.60.00.518
Fausto: 335.58.34.653

NELLA RICORRENZA DEL 17° ANNIVERSARIO DEL SACRIFICIO, L'FNS RICORDA LIBERO GRASSI...






COME EMBLEMA DELLA SICILIA PRODUTTIVA ED ONESTA

CHE DICE "NO" ALLA MAFIA.




Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu, nella ricorrenza del 17° Anniversario del barbaro assassinio, ricordano la nobile figura di LIBERO GRASSI, assassinato perchè aveva resistito con coraggio - (e denunziando il crimine) - alla richiesta estortiva del RACKET MAFIOSO.
L'FNS si permette, tuttavia, di fare rilevare che l'esempio di Libero GRASSI, che pure rappresenta l'eroismo della Sicilia produttiva ed onesta, non ha ancora ricevuto i riconoscimenti pubblici che merita. Ad iniziare - ad esempio - dall'impianto di una grande lapide sul luogo dell'infame delitto - (da realizzare anche a costo di ricorrere ad una legge speciale che imponga modifiche parziali al prospetto dell'edificio di Via Alfieri) - per affermare che la Sicilia tutta, e la Città di Palermo in particolare, si riconoscono in lui. E per dimostrare, altresì, che Libero Grassi ha difeso un principio di libertà e di dignità che sta al di sopra degli egoismi condominiali e dei cavilli burocratici.
Per quanto riguarda la lotta contro la PIOVRA, pur riconoscendo che sono stati fatti grandi passi, l'FNS ritiene che il territoriio siciliano, - metro quadrato per metro quadrato, - sia ancora controllato dalla stessa Mafia. Anche per colpa del "NODO" politico e giuridico che vede qui vigente un Corpo Legislativo del tutto o quasi disarticolato da quelle che sono le reali esigenze del Popolo Siciliano.





GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

giovedì 28 agosto 2008

NULLA AVVIENE PER PURO (CAU)CASO





LE VARIAZIONI GEOPOLITICHE E IL FUTURO DELLA NAZIONE SICILIANA




Questo Blog ha seguito e segue con attenzione quanto è accaduto e sta accadendo nel Caucaso.
Diversamente da altri però Noi abbiamo provato a capire cosa lì stia accadendo evitando, se possibile, facili generalizzazioni rifiutandoci di ridurre quegli eventi complessi a questioni di mero tifo pro o contro questo o quello.
Tale nostra posizione nasce dalla nostra profonda convinzione che il futuro della Sicilia, della Nazione Siciliana dipende da una serie, ampia e composita, di accadimenti e/o scelte.
L’esperienza politica maturata nel “separatismo” del secolo scorso ci ha insegnato che il futuro della Trinakria è influenzato e determinato anche dai complessivi equilibri politici geopolitici nel e del pianeta.
Noi non abbiamo dimenticato come sull’altare degli equilibri di Yalta, tra Occidente ed Oriente sovietico vennero sacrificate ,negli anni ’40 del Novecento, le nostre aspirazioni nazionali.
Ed è anche in virtù di questa dura ”lezione”che Noi determiniamo e valutiamo gli avvenimenti internazionali.
Ora nel caso specifico dei fatti di Ossezia del Sud e Abkhazia e della serie di eventi coordinati e correlati crediamo che si tratti di una delle più significative “rimodulazioni”degli equilibri determinatisi dopo il crollo del Muro di Berlino.
Rimodulazione che ovviamente non nasce “sic et simpliciter” ma è frutto e risultante delle scelte come anche dagli errori maturati in questi tre lustri e oltre della storia mondiale.
Qui non è tanto questione di essere filo o anti Georgia e neppure pro o contro la Russia, noi cerchiamo semmai di comprendere se questo rinnovato protagonismo degli eredi storici della disciolta U.R.S.S. : i Russi avrà influenza, diretta o indiretta, anche sul nostro futuro.
Del resto Noi Indipendentisti Siciliani non dovremmo mai dimenticare che uno dei motivi che spinse, a metà dell’ ‘800, l’Impero britannico a favorire l’allargamento del Regno di Piemonte ( poi Stato italiano) fu una valutazione di realpolitik.
Londra temeva allora una “liason” economica e politica nel Mediterraneo ( considerato Mare inglese) tra Regno delle Due Sicilie e l’Impero russo degli zar.
Tra le vittime di queste valutazioni geopolitiche ci furono anche il Popolo e la Nazione Siciliana.
Oggi ovviamente sia la situazione che le forze in campo sono altre e diverse e pur tuttavia noi dobbiamo valutare che qualunque cambiamento degli e negli equilibri internazionali produce effetti percebili e percepiti anche nella nostra Sicilia.
Non è solo o tanto la pedissequa ripetizione del teorema del “battito d’ali della libellula” quanto più prosaicamente una realistica considerazione sul fatto che una rinnovata “guerra fredda” oggi tra Russia e USA ( domani plurilaterale con il verosimile coinvolgimento di Cina e/o India ) interesserà necessariamente anche il Mediterraneo data la sua rigenerata centralità.
Assodato ciò si fa presto ad individuare necessariamente il ruolo strategico per e della Sicilia.
I fatti caucasici è nostra impressione vadano analizzati e letti in questa chiave.
Noi come espressione dell’area organizzata e d’avanguardia dell’Indipendentismo democratico siciliano abbiamo il dovere di non perderci in valutazioni estemporanee ma indagare, da patrioti e statisti, l’evolvere o accavallarsi di avvenimenti e prese di posizione.
Interroghiamoci: In Ossezia del Sud e Abkhazia stiamo assistendo ad un processo di autodeterminazione?
Qual è il ruolo della Russia di Putin e Medveded in questa escalation di atti e fatti?
E ancora domandiamoci: le posizioni assunte dal presidente georgiano Saakashvili non hanno forse accelerato la “volontà di egemonia” della rinata potenza russa?
Avrete compreso, a questo punto, che il senso del nostro ragionamento, di questa serie di ragionamenti non è quello di coloro che hanno maturato certezze e verità granitiche da infondere ma più quello di chi cerca di ricomporre, con umiltà e attenzione, un difficile puzzle.
Una sciarada che verosimilmente influenzerà gli scenari mondiali per almeno i prossimi 5 -10 anni.
Ciò che è accaduto e ancora sta accadendo all’interno della “ vecchia” Georgia è diverso da quanto è accaduto, in passato, in Cecenia eppure componibile all’interno di un medesimo processo storico di lungo termine.
Tutto avviene non casualmente nel lontano Caucaso, ciò anche in virtù di una serie complessa di cause e concause.
Al punto che, secondo noi, hanno parimenti ragione sia coloro che imputano tutta la serie di eventi caucasici a cause politiche e nazionali sia coloro che credono tutto derivi da motivi economico-energetici.
La verità probabilmente sta a metà del guado.
Diremo che la Silovicocrazia che Medveded ha “ereditato” da Putin ( nel senso che ne è ufficialmente continuatore e coattore ) è certo lontana dai parametri del nostro “modello” occidentale ma ne è pur sempre una voluta ibridazione.
Quando i settori più attenti, e quindi più sensibili, dell’opinione pubblica internazionale, come fastidiose cassandre additavano la deriva A-democratica assunta dalla Russia , molti, troppi, compresi governi e governati, in Europa come negli USA, hanno mostrato titubanze, transigenze quando non anche cointeressenze.
Esitazioni che nel tempo, con il tempo hanno sedimentato e finito per giustificare gli atteggiamenti e le violazioni elevandole a prassi.
Domandiamoci allora: Perché oggi i fatti di Ossezia del Sud e Abkhazia modificano le cose?
A nostro avviso dipende dal fatto che i russi, l’attuale classe dirigente e di potere russa, dopo aver constatato l’esistenza di quello che definiremo un “ rinnovato spirito di Monaco” nella Comunità internazionale ( cioè dell’Occidente) provano in virtù di ciò a regolare i conti aperti, nel modo ex sovietico, tra le ex repubbliche del colosso U.R.S.S.-
E’ una strategia di medio termine che coinvolge Ucraina e Georgia ma non solo queste (pensiamo a Moldavia, Lettonia, ecc…) e che vede queste Repubbliche cercare di sottrarsi all’abbraccio della Russia.
Non sappiamo se abbia ragione il giovane, irruento Presidente georgiano quando afferma , come hanno riportato i maggiori quotidiani italiani, che in atto non vi è una lotta tra Georgia e veri Separatisti Osseti o Abkhazi ma tra Georgia e una “volontà di potenza” celata dietro il paravento di una causa militarizzata dai russi.
Di certo c’ è solo che l’Occidente è evidentemente alle corde.
Gli USA si muovono con difficoltà e anche la U.E. annaspa visibilmente.
Chiediamoci: CHE FARE?
Noi Come patrioti siciliani ci domandiamo anche quali contraccolpi, evidenti e per certi versi necessari, avranno questi fatti sull’area EUROMEDITERRANEA, già oggi attraversata, come altre zone del pianeta, da integralismi economici e religiosi.
Questa preoccupazione nasce per Noi dal fatto che diversamente dai centralisti di potere e al potere Noi coltiviamo una visione d’insieme della Sicilia e mai, in nessun momento, vogliamo e possiamo dimenticare che il nostro scopo è il Benessere Comune di Nazione e Popolo Siciliano e con essi di settori sempre più ampi della popolazione del Mondo.
Il ritorno “ufficiale” ( quello reale era cominciato un po’ prima ) della Russia nel novero di coloro che determinano l’Agenda politica internazionale potrebbe anche non essere in assoluto un male a patto però che la “potenza” russa rinunci a prassi e azioni di silovica memoria e riconosca apertamente , lontano dalle ipocrisie dettate dal “tatticismo” del momento il diritto ad esistere e prosperare delle tante, molte nazionalità interna all’ex-U.R.S.S.-
Nazionalità che neppure la buia repressione del feroce Stalin riuscì ad estirpare dall’orizzonte ideale e culturale dei popoli allora sovietici.
Occorre che il principio del riconoscimento del diritto all’esistenza delle nazionalità e l’autodeterminazione divengono oggettivo, reale patrimonio di tutti,anche delle classi dirigenti russe.
Ora è chiaro che Noi, in questa ottica, siamo perché il principio di riconoscimento delle Nazionalità debba vigere ovviamente anche per i Popoli di Ossezia del Sud e Abkhazia.
Altresì però crediamo sia necessario anche che Ossezia del Sud e Abkhazia trovino modo e forza ( se possono ) di emanciparsi dallo stringente “abbraccio” del vicino colosso russo.
In questa ottica la Comunità Internazionale deve, anzi ha il dovere di esigere una chiara, libera espressione di volontà da parte dei due popoli di Ossezia del Sud e Abkhazia attraverso un Referendum sotto il controllo vigile dell’ONU.
E’ ovvio che anche la Russia deve però modificare la sua dottrina sulle nazionalità interne come anche smettere di appoggiare ( e fomentare) le minoranza allogene russe nelle repubbliche indipendenti ex sovietiche.
Non si può propugnare la libertà per Ossezia del Sud e Abkhazia e poi negarla alla Cecenia.
E’ ovvio che questo è quanto Noi vorremmo ed auspicheremmo, ciò che poi realmente accadrà sarà qualcosa, come sempre, di diverso, complesso e forse anche controverso.
Sicuramente occorrerà però che l’Occidente ( USA e UE ) modifichino i parametri utilizzati oggi nelle relazioni internazionali.
Dobbiamo infatti tutti insieme constatare ( lo scriviamo senza livore ) che la “Dottrina Bush” è oramai datata e inadeguata all’evolversi spasmodico del quadro di relazioni internazionali.
In un simile clima, politico e diplomatico, la Sicilia, la Trinakria avrebbe bisogno di essere e di possedersi politicamente, culturalmente e comunitariamente.
Solo così potremmo anche Noi contribuire democraticamente a determinare le condizioni generali di un futuro possibile finalmente scelto e non imposto sia a Noi che agli altri Popoli.
Quindi il nostro futuro passa anche come Popolo e Nazione per una soluzione equa per tutte le popolazioni e le Nazioni anche del lontano Caucaso.




TRINAKRIUS

NON POCHI GLI IMPRENDITORI SICILIANI COINVOLTI NELL'OPERAZIONE "COMPAGNIA AEREA ITALIANA" CHE SUBENTRA ALL'ALITALIA...







...MA NON SAREBBE IL CASO DI PENSARE ANCHE AD UNA COMPAGNIA AEREA SICILIANA, SULL'ESEMPIO DELL'AIR MALTA?



Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu prendono atto con piacere che, in prima linea, nell'operazione di salvataggio dell'Alitalia, si trovino non pochi imprenditori siciliani o, comunque, di origine siciliana.
In altre parole: quando i Siciliani ci si mettono, sanno fare cose egregie. E quelli in questione sono Siciliani che hanno già dimostrato di saperci fare in altri settori dell'imprenditoria, della finanza, dell'industria et similia, abbastanza impegnativi.
L'FNS ritiene, quindi, che sia il caso di suggerire agli stessi, ed ancora una volta alla Regione Siciliana, la proposta di realizzare una grande Compagnia Aerea Siciliana, con la TRINACRIA sulle ali e nel cuore. Che faccia "volare" la nostra economia, il nostro sviluppo,il turismo ed i collegamenti rapidi e diretti all'interno dell'Arcipelago Siciliano, e fra la Sicilia e tutti gli aeroporti della Terra. Al servizio della Sicilia, al servizio della Nazione Siciliana, in Italia, in Europa e nel Mondo. E che elimini la prospettiva "provinciale" e miope del PONTE-IMBUTO sullo Stretto di Messina, come panacea di tutti i mali e come "strumento" per cancellare quell'identità, anche geografica, della Sicilia, che invece è un valore da tutelare.
A tal proposito, è più significativo di ogni altro discorso l'esempio della vicina Isola sorella e Repubblica di MALTA che, con la propria Compagnia Aerea, fa viaggiare ogni anno milioni di turisti e di passeggeri.


GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS


mercoledì 27 agosto 2008

QUALCOSA CHE FA SCUOLA... ??









Riceviamo da Laura Incremona e integralmente pubblichiamo







Verità o il solito antimeridionalismo nordico? Sconvolgenti dichiarazioni di alcuni politici nordici, in merito alla scuola meridionale
"Nel Sud alcune scuole abbassano la qualità della scuola italiana. In Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti". La risposta alle parole di Bossi arriva dal ministro dell'Istruzione. E' passato un mese da quando il leader del Carroccio, dal palco del congresso nazionale della Liga Veneta a Padova, gridò nel microfono che era l'ora di finirla di far "martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord". A tre settimane dall'inizio delle lezioni, Mariastella Gelmini annuncia alla platea di Cortina d'Ampezzo che l'ha invitata ad un dibattito pubblico, la strategia per migliorare la scuola italiana: corsi ai prof del Sud; taglio di 85 mila insegnanti; riduzione degli sprechi.
"La scuola deve alzare la propria qualità abbassata dalle scuole del Sud", ha detto il ministro bresciano. "Organizzeremo dei corsi intensivi per gli insegnanti del Meridione". Sembra che un test elaborato da Ocse-Pisa - l'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e di Formazione - vede la nostra scuola al 37esimo posto con un trend decrescente di anno in anno. "E' una realtà - ha detto il ministro - a cui bisogna porre rimedio". E il "rimedio", il ministro all'Istruzione lo pone con i corsi agli insegnanti del Sud e il taglio di 85 mila docenti tra il 2009 e il 2011.





Laura Incremona

FEDERALISMO? PRIMA OCCORRE L'APPLICAZIONE INTEGRALE DELLO STATUTO SPECIALE SICILIANO NELLA VERSIONE ORIGINARIA...







...E NON LA SUA INVOLUZIONE O, PEGGIO, IL DISSOLVIMENTO IN UN'AMBIGUA RIFORMA FEDERALISTA



Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che, prima di parlare della inclusione della Sicilia nella riforma in senso federalista dello Stato, si debba procedere all'applicazione INTEGRALE dello Statuto Speciale di Autonomia, nella stesura originale di cui al Regio Decreto Legislativo del 15 Maggio 1946.
Il fatto che alcuni articoli dello Statuto siano stati manomessi o disattivati o malamente applicati non deve essere considerata un'AMNISTIA per tutti questi "delitti" politico-istituzionali di violazione dello Statuto stesso. "Delitti" politico-istituzionali anche perchè lo Statuto è parte integrante della Costituzione Italiana, entrata in vigiore, com'è noto, il 1° Gennaio 1948. E' semmai un motivo in più per tornare alla CHIAREZZA del testo originario dello Statuto di Autonomia, secondo l'interpretazione data in sede del PACTUM fra il Popolo Siciliano in armi e lo Stato italiano.
Ed anche il ripristino dell'ALTA CORTE va effettuato nei termini previsti dagli articoli 24, 25, 26, 27, 28, 29 e 30, al fine di dare all'Alta Corte la possibilità di assolvere alle funzioni che le sono proprie. Anche a quelle relative all'annullamento delle leggi dello Stato che violino lo Statuto, quanto meno per gli effetti che queste ultime avrebbero nell'ambito del territorio della Regione Siciliana.
Fatto questo passo, l'eventuale passaggio al Federalismo sarebbe una EVOLUZIONE dello Statuto e della sua funzione di auto-governo del Popolo Siciliano. E non una INVOLUZIONE o, peggio, un DISSOLVIMENTO.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

E' ORA DI DIRE BASTA ALLE VIOLENZE ED ALLE PERSECUZIONI DELLE COMUNITA' CRISTIANE NEL MONDO...

...LA LIBERTA' RELIGIOSA DEVE ESSERE GARANTITA DALL'ONU COME DIRITTO FONDAMENTALE DELL'UOMO.


Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu esprimono la propria convinta solidarietà ai Cattolici dell'India, vittime delle persecuzioni e delle violenze organizzate, proprio in questi giorni, dall'INTEGRALISMO INDUISTA.
A parere dell'FNS, questa è la punta di quell'ICEBERG di INTOLLERANZA che si manifesta sempre più frequentemente e sempre con maggiore violenza nei vari Continenti. E soprattutto in quei Paesi - e sono troppi - nei quali imperversano varie forme di FANATISMO e di INTEGRALISMO da parte di gruppi religiosi, di forze politiche, nonchè di ETNIE che predicano la eliminazione, anche fisica, delle Comunità Cristiane, soprattutto di quelle Cattoliche, che talvolta sono presenti nei rispettivi territori da secoli, se non da millenni. E ciò a prescindere dai pretesti, in un modo o nell'altro, tirati in ballo. Il tutto avviene, - non di rado, - nel silenzio, pressocchè totale, della maggioranza dei mass-media e dei partiti politici. Anche in Sicilia ed in Italia. Persino negli ambienti "cattolici" ..... Ci sembra, questa, una prassi scandalosa, scorretta e controproducente.
* * * * *
A parere dell'FNS, la libertà di Religione, nel rispetto dei principi fondamentali ed istituzionali dello Stato di volta in volta interessato, dovrebbe essere garantita dall'ONU e dai singoli accordi internazionali come diritto fondamentale dell'Uomo. Ci sembra, infatti, giunto il momento di tutelare la Religione Cristiana dagli attacchi sanguinosi dei vari integralismi. Lo affermiamo da "laici" e soprattutto da SICILIANI, consapevoli ed orgogliosi della propria IDENTITA', caratterizzata da un pluralismo multi-etnico, multi-religioso e multi-culturale.
* * * * *
Sì, dunque, alla TOLLERANZA ed all'APERTURA verso le altre Religioni, ma senza trascurare le misure di sicurezza e, quando necessario, l'ipotesi della RECIPROCITA' di trattamento. O, quanto meno, la ipotesi dell'acquisizione preventiva di garanzie che escludano le violenze e le persecuzioni.
Riteniamo, infatti, che sia dovere di tutti evitare che la violenza ed il fanatismo possano pretendere diritto di cittadinanza nel Villaggio Globale del Terzo Millennio, che anela alla pace e all'amicizia fra i Popoli.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

lunedì 25 agosto 2008

IL PUNTO DI VISTA DEGLI INDIPENDENTISTI F.N.S. RIGUARDO IL FUTURO DEI NEBRODI E IL SUO PIANO STRATEGICO







SÌ ALLO SVILUPPO CONSORTILE, NO ALLA “REGIONICCHIA DEI NEBRODI”




Da tempo ‘u Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti anche per mezzo du Cumitatu Missinisi FNS si è impegnato a determinare percorsi politici, economici e sociali di senso per contornare e valorizzare la specifica realtà siciliana dei Nebrodi.
Il senso della nostra posizione è contenuta anche nella posizione assunta , in tempi non sospetti, che mirava all’Istituzione del Libero Consorzio di Comuni Nebroidei.
Certo va detto che occorre analizzare bene ciò che in questo lungo lasso di tempo si è venuto determinando in questo comprensorio.
Il meccanismo, i meccanismi che determinano l’agenda politica risentono, con tutta ovvietà, del modo di intendere e pianificare la realtà dei soggetti proponenti.
Ad esempio, da studiare, analizzare è anche il modo in cui si è determinato il cosiddetto piano strategico dei Nebrodi.
Gli Indipendentisti FNS e in particolare quelli du Cumitatu Missinisi FNS comunque non sono contrari, a priori, alla creazione di uno strumento di pianificazione territoriale sovracomunale, anzi tutt’altro.
Ciò che ci convince meno è l’idea ( tutte le idee per Noi hanno conseguenze ) che questo libero consorzio ( ipotizzabile seguendo la ratio ispiratrice della nostra Specialità Statutaria) possa essere inteso come “Regione dei Nebrodi “.
Noi pensiamo che la “Consorzizzazione” debba però sfuggire agli errori che hanno accompagnato un esperienza diversa e però per certi versi simile come quella del “Parco dei Nebrodi”.
Andiamo anche oltre e diciamo che occorre proprio imparare dagli errori, dai fallimenti e anche però dalle intuizioni che stavano alla base del Parco.
Un Parco su cui a nostro avviso, anche per motivi concreti e oggettivi, si sono proiettate tante, troppe speranze e su cui pure hanno fatto sentire il loro fiato anche i Partiti e i loro gruppi di pressione.
Ora occorre superare le tentazioni di fare del piano strategico dei Nebrodi una idea di “regionicchia”.
Sarebbe più serio invece insistere sull’idea, non nuova ma concretamente operativa ed operabile, di creare appunto un libero consorzi di comuni siciliani dei Nebrodi che vengono oggi appellati anche come Province Regionali.
Noi diciamo che non siamo contrari a un simile progetto qualora siano garantite condizioni reali di sviluppo economico e di democrazia politica.
Da tempo abbiamo detto e scritto che il nostro Partito, le sue realtà nebroidee e missinisi ritengono siano oramai maturate le condizioni politiche, sociali ed economiche perché le popolazioni dei Comuni e delle Cittadine nebroidee oggi comprese nelle Province Regionali di Messina, Catania ed Enna conquistino e conseguano una propria, peculiare fisionomia amministrativa, giuridica e politica.
Ciò che differenzia il nostro punto di vista da quello che vorrebbe creare una nuova, apocrifa “regionicchia” è che il libero consorzio comunale nebroideo a cui noi pensiamo deve essere e restare all’interno della Sicilia secondo le intuizioni e l’attuale articolazione Statutaria.
Nessuno deve e può inoltre dimenticare la centralità geografica che i NEBRODI assumono all’interno della Sicilia essendo punto d’incontro geografico, fisico ed ideale tra i Siciliani in un momento in cui molti nemici della Sicilia brigano per dividerci e parcellizzarci economicamente, culturalmente,politicamente e socialmente.
Ecco quindi che il piano strategico dei Nebrodi non deve e non può bastare a se stesso, non deve essere autoreferenziale, né autarchico né tanto meno pensato in chiave A-siciliana o peggio Antisiciliana ma semmai deve calarsi in una OTTICA SICILIANA DI SISTEMA.
Pensiamo ad esempio al rispetto ampio delle continuità e sinergie tra i comprensori siciliani e anche ad una sinergia continua e coordinata contro Mafia e malaffare.
Sono queste , a nostro avviso, come già detto in passato, le coordinate irrinunciabili per parlare di un vero piano strategico dei Nebrodi.
Ecco perché lo diciamo con rispetto occorre che il dibattito vada oltre e al di là di strutture paraburocratiche e interrappresentative. Su temi così importanti è nostra convinzione che occorre restituire la parola ai Cittadini dei Nebrodi e delle realtà a qualunque titolo interessate da un simile progetto.
Ai già esistenti e comunque utili “ATTI POLITICI D’INDIRIZZO “ se ne devono aggiungere altri a vari livelli per sondare se reale e chiara è la volontà comunitaria e per passare poi a coinvolgere politicamente le forze parlamentari all’interno dell’ Assemblea Regionale Siciliana, il nostro Parlamento Siciliano.
Per Noi Indipendentisti du Cumitatu Missinisi FNS può essere questa l’occasione, se si opera in modo chiaro e concreto, per affrontare e risolvere i tanti GAP , esistenti ed indotti, che frenano e travolgono, l’intero comprensorio. Tutto ciò potrebbe inoltre avere anche una benefica ricaduta sull’intera terra di Sicilia .
Anzi il libero consorzio nebroideo potrebbe contribuire a superare la poco funzionale parcellizzazione provinciale, voluta in una ottica CENTRALISTA, riassorbendo competenze e avendo un quadro complessivo dei bisogni va da sé che potremo affrontare il tema di una INFRASTRUTTURAZIONE che inglobi ma vada anche oltre la mera chimera dei Nebrodi quali mero“ paradiso” e inoltre impedire il processo disgregativo dell’unità politica e territoriale siciliana che si sta tentando con idee balzane come quelle della Regionicchia dello Stretto, o quella della divisione della Sicilia in due Entità Burocratiche e politiche od ora con la creazione di questa cosiddetta “Regione dei Nebrodi”.
E’ forte il sospetto che si parli di tante “regionicchie”per impedire che la Sicilia giunga ad avere finalmente il ruolo che le spetta nell’area euromediterranea di libero scambio che entrerà in funzione nel 2010.
I Nebrodi sono e dovranno restare luogo deputato al mantenimento di una cultura e di una consolidata tradizione agricola, pastorale e naturistica ma si deve e può pensare, anche, nell’ottica integrata di una economia siciliana di mercato, ai Nebrodi come punto d’incontro dei diversi tessuti sociali e produttivi siciliani.
Una realtà Siciliana, squisitamente siciliana, quella Nebroidea che pensiamo, capace di esprimersi, a pieno, anche nella difesa vocata delle sue biodiversità come nell’artigianato e finanche nella produzione industriale.
Sta a Noi favorire la creazione di un SISTEMA VIRTUOSO che interagisca e sia coordinato ad una ECONOMIA SICILIANA libera dagli anti-economicismi prodotti dall’essere stati considerati, dal 1860 in poi, COLONIA cioè mero mercato di assorbimento per le produzioni del Nord continentale.
I NEBRODI possono uscire da un SOTTOSVILUPPO che è frutto di un MALOSVILUPPO in cui detto comprensorio, e tutta la Sicilia, sono stati colpevolmente tenuti.
Se questa è una EVIDENZA EMPIRICA sta a Noi adesso come Cittadini Siciliani, rivendicare il diritto a pensare e progettare, nel quadro della grande, ad oggi inattesa, speranza statutaria, la Sicilia e i Nebrodi.
E’ nelle nostre mani, è nelle nostre possibilità dare voce, spazio e spessore al territorio Nebroideo.
Comprensorio che necessita di soluzioni vocate e libere da ipoteche esterne di qualsivoglia tipo.
Per fare ciò ripetiamo occorre ridurre gli antagonismi politici, le piccole camarille, senza certo dimenticare differenze e analisi diverse.

W I LIBERI CONSORZI DI COMUNI !
W I NEBRODI!
W LA SICILIA!







Cumitatu Missinisi F.N.S.

domenica 24 agosto 2008

OUR IDEA OF FEDERALISM






We propose you this post of TRINAKRIUS on the sense of the federalism for the Sicilian Democratic Independentism of today.
We excuse there for the English of the translation and we hope that it can contribute to clarify better always who are and for thing we fight.




The Sicilian progressive Independentists convincedly have a point of view democrat respect the ways of face and to resolve the Sicilian Question.

We believe, also thanks to the experience matured in the first halves the Twentieth century, that Sicily owes and can conquer her Self-determination through the use of means democrats and pacific.

This our deep, matured conviction it also settles him in the democratic and progressive Indepedentism to a vision of the same Sicilian Question as not faced National Question.

Our action develops him all inside an only organization of political representation: SICILIAN NATIONAL FRONT - INDEPENDENT SICILY ( FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU - SICILIA INDIPINNENTI) and to dialectical and cultural level also through the relationship and the interrelation with a cultural association: FOCUS TRINAKRIA and two blogs also them near to this area of reference: indipendenzasicilia-fns.ilcannocchiale.it and laquestionesiciliana.blogspot.com


Now our idea of future is tied up, having convincedly married the democratic method to determine the correct conditions politics to get the self-determination of our People.


Therefore we don't exclude, for sense of responsibility respect our historical role as it departs not indifferent of the Sicilian Movement of National Liberation, the possibility of a real reorganization of the form-State Italy.
It is this one hypothesis that a political area as that of the sicilian democratic & progressive Independentism accepts since in the time, also through the affirmation and the widening of the European Community. before and of the E.U. then she has determined possible conditions for the real affirmation of the Sicilian Nation inside the European context to loss of the centralist State Nation.

Today We have to clearly say whether to be democrats and pacific independentist it means, beyond every rhetoric, to necessarily be also Federalist.



They make therefore us smile but also to think, to what both their tactical convenience, that subjects for the alone muddlers that ritually loves and only in the given expirations (as that of Randazzo) to affirm to be neither autonomists nor independentists but exactly Federalist.


Semantic games and a little anymore so much that this presumed Sicilian federalism "third" has never expressed anything else other than this mere declaration of existence in life.

We wanted to clarify this to be able to now face with clarity the theme of the Federalism reentered in the Political Agenda, in this August, after the meeting Calderoli/Lombardo.


We think that some one general afterthought respect the actual institutional articulation of Form-State Italy is needed but says afterthought it owes (and perhaps it would also be able) to be realized, otherwise from as he has happened then from 1860 in, in the full respect of the needs and demands of all the people of Italy and certain also of the People and of the Sicilian Nation.

Let's ask us: Can this be made some actual majority and in general of the Italian political System, also including in it his oppositions?

We would be tried to say No, but nevertheless seen what the mail is in game: the future of Sicily and the Sicilians, will hold an attitude more prudent than it derives us note, I repeat it, from our assignment to be important part of the Sicilian movement of national liberation, we will say then that we attend that at least you are tried to complete ahead some footsteps in in such perspective.

We certainly have to have the political courage and the intellectual honesty to say and to write that if today the "game" on the Federalism conducted then by the united strengths of Lega Nord ( North League) and PDL it is evident that it is unbalanced, evidently unbalanced toward the strong affairs of the Italian Continental North.

it is an evidence that nobody can deny. In Sicily, in the actual political moment, then they are active, vital of the so-called strengths "autonomists" that better however it would be, in political terms and concerning political science , to define "neoautonomists" that they often represent, for the more, the new position of political groups of power traditional that they mantle of this "covered" ideal without knowing neither to know how to manage. In Sicilian and sicilianist terms, the Sicilian Question.

It is evident then that the risk is that political and not only political to again come convicts to be mere Home Market Of Absorption of the industrial and manufacturing production of the North Italy and of his "annex" productive to the foreign countries.

This Vision would end up determining the objective, real conditions to affirm again through political subjection and economic prostration a new season of Colonial Subjugation of Sicily and the Sicilians.

Everything the to act I handed of the strengths and of the leaders "neoautonomists" it testifies some incapability, volute or no few cares, to determine political conditions that allow Sicily to negotiate for itself, for her People you condition acceptable of liberty and future prosperity.

There is not only rather this is not happened but although the "neoautonomists" expresses a great, strong parliamentary representation to the A.R.S. and one also patrols to the Roman Parliament over that the same President of the Region well them (we attend denial) they actively appear busy even to dismantle the only defense, even if unapplied, remained to the Sicilian People today: the Special Statute Of Autonomy.

A Statute that our People, our Nation in weapons tore from Italy in 1946. Ample statute that exactly for his Patrician origin he has always been hated by all the centralist of right, left and center.

Statute that was and it stays "a good tool fallen in bad hands" as it loved to say the Sicilian writer Leonardo Sciascia.

Well for a long time the enemies of the autonomy and Sicily, the Proconsuls of the privilege of the parties and the “Sepoys” of the Italian political Parties in Sicily try to escape us these rights.


Obviously they conceal their insufficiency faking to want to adjourn and to improve the statute, but in reality they aim to reduce its real competences and therefore to disarticulate himand to make nearly it void.


A long time ago, in the silence accomplice of the sicilian great medias, these almost succeeded us but then it were thanks to a young deputy Sicilian if everything went awry.

We would be been able therefore there to attend that just won the Sicilian elections the "neoautonomists", their President, they opposed, as before they had not done others "neoautonomists", to this objectively antidemocratic and reactionary project.

Nothing of all of this.

Rather just installed they have allowed that the Parliamentary Committee was reconstituted for "reform" of the Sicilian Statute.


They made therefore to smile Us democratic Independentists the summer clashes among the Leader of the "neoautonomist" and some political characters when Him, for the press, defender of the autonomy was risen to.

Neither lately has caught then Us the swerve of approach that the same President "neoautonomist" has completed then for returning among a hit "a vutti e unu a 'u timpagnu", to be that is himself Italian and centralist.

Let's tell it without satisfaction: We fear that the neoautonomism is only a tactical game for and of power. We would like to be wrong we would like us that the neoautonomists surprised us, they wants instead since here only to numb us.

Says this the actual attempt to consider the equilibriums "Federalist" in Italy in concrete it doesn't have anything to offer to Sicily but he can worsen only the condition of it, also reducing the political and cultural rights of our People.

Is the Federalism perhaps a serious thing to leave him to the actual actors too much, or no?

Us nevertheless we don't surrender there and we continue to fight in the exclusive interest of our People and our Nation.





TRINAKRIUS

sabato 23 agosto 2008

QUALE IDEA DI FEDERALISMO NOI COLTIVIAMO






Gli Indipendentisti progressisti siciliani condividono pienamente un punto di vista democratico riguardo i modi di affrontare e risolvere la QUESTIONE SICILIANA.
Noi crediamo, alla luce anche dell’esperienza maturata nella prima metà del XX° secolo, che la Sicilia debba e possa conquistare la propria AUTODETERMINAZIONE attraverso l’uso di mezzi democratici e pacifici.
Questa nostra profonda, maturata convinzione si salda nell’Indipendentismo democratico e progressista anche ad una visione della stessa QUESTIONE SICILIANA come irrisolta QUESTIONE NAZIONALE.
Il nostro lavoro politico si svolge tutto all’interno di una unica organizzazione di rappresentanza politica: ‘u FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU – SICILIA INDIPINNENTI e a livello dialettico e culturale anche attraverso il rapporto e l’interrelazione con un sodalizio culturale qual è FOCUS TRINAKRIA e due blog anch’essi vicini a quest’area di riferimento: indipendenzasicilia-fns(.ilcannocchiale.it) laquestionesiciliana(.blogspot.com).
Ora la nostra idea di futuro è legata, avendo sposato convintamente il metodo democratico, a determinare condizioni politiche, appunto, per ottenere l’Autodeterminazione del nostro Popolo.
In tale chiave Non escludiamo, per senso di responsabilità riguardo il nostro ruolo storico come parte non indifferente del movimento di liberazione nazionale siciliano, la possibilità di una riorganizzazione reale della forma stato Italia.
E’ questa un ipotesi che un’area politica come quella dell’Indipendentismo democratico & progressista accetta poiché nel tempo, anche attraverso l’affermazione e l’allargamento della C.E.E. prima e della U.E. poi ha determinato condizioni possibili per l’affermazione reale della Nazione Siciliana all’interno del contesto Europeo a scapito dello Stato Nazione centralista.
In tale ottica il nostro Federalismo non è, non può essere un collocamento tattico né una posizione “terza” tra posizioni “autonomiste” e prospettiva “indipendentista”.
Oggi va detto chiaramente che essere indipendentisti, democratici e pacifici significa, al di là di ogni retorica, essere anche necessariamente Federalisti.
Ci fanno dunque sorridere ma anche pensare, a quale sia la loro convenienza tattica, quei soggetti per lo più solo parolai che amano ritualmente e solo nelle scadenze date ( come quella di Randazzo) affermare di non essere né autonomisti né indipendentisti ma appunto Federalisti.
Giochi semantici e poco più tant’è che questo presunto federalismo siciliano “terzo” non ha mai espresso altro che questa mera dichiarazione di esistenza in vita.
Volevamo chiarire ciò per poter ora affrontare con chiarezza il tema del Federalismo rientrato nell’Agenda Politica, in quest’agosto, dopo l’incontro Calderoli/Lombardo.
Pensiamo che occorra certo un generale ripensamento riguardo l’attuale articolazione istituzionale della forma stato Italia ma detto ripensamento deve ( e forse potrebbe anche) essere realizzato, diversamente da come è avvenuto dal 1860 in poi, nel pieno rispetto dei bisogni ed esigenze di tutti i popoli dell’Italia e non ultimi del Popolo e della Nazione Siciliana.
Tutto ciò è oggi alla portata dell’attuale maggioranza e più in generale del Sistema politico italiano, includendo in essa anche le sue opposizioni?
Saremmo tentati di dire NO, ma tuttavia visto qual è la posta in gioco: il futuro della Sicilia e dei Siciliani, terremo un atteggiamento più prudente che ci deriva appunto, lo ripeto, dal nostro compito di essere parte importante del movimento di liberazione nazionale siciliano,diremo allora che attendiamo che almeno si tenti di compiere alcuni passi in avanti in tale prospettiva.
Certo dobbiamo avere il coraggio politico e l’onestà intellettuale di dire e scrivere che se oggi il “gioco” sul Federalismo è condotto dalle forze unite di Lega Nord e PDL allora è evidente che esso è squilibrato, evidentemente squilibrato verso gli interessi forti del Nord Continentale Italiano.
E’ una evidenza che nessuno può negare. In Sicilia , nell’attuale momento politico, poi sono attivi, vitali e aggreganti forze cosiddette “autonomiste” che meglio però sarebbe, in termini politici e politologici, definire “neoautonomiste” che spesso rappresentano, per lo più, la riallocazione di gruppi di potere politici tradizionali che si ammantano di questa “coperta” ideale senza conoscere né saper gestire,. In termini siciliani e sicilianisti, la Questione Siciliana.
In questo cli9ma è evidente che il rischio è quello politico e non solo politico di venire nuovamente condannati ad essere mero MERCATO DI ASSORBIMENTO della produzione industriale e manifatturiera del Nord Italia e delle sua “dependance” produttive all’estero.
Tutto ciò determinerebbe le oggettive, reali condizioni per riaffermare attraverso sudditanza politica e prostrazione economica una ennesima stagione di SOTTOMISSIONE COLONIALE.
Tutto l’agire porsi delle forze e dei leader “neoautonomisti” testimonia della incapacità , voluta o no poco importa, di determinare condizioni politiche che permettano alla Sicilia di patteggiare per sé, per il suo Popolo condizioni accettabili di libertà e prosperità futura. Anzi c’è di più non solo ciò non è accaduto ma benché i “neoautonomisti” esprimano una forte,fortissima rappresentanza parlamentare all’AR.S. e una pattuglia anche al Parlamento Romano oltre che lo stesso Presidente della Regione ebbene essi ( attendiamo smentita) appaiono attivamente impegnati addirittura a smantellare l’unica difesa, anche se inapplicata, rimasta oggi al Popolo Siciliano: lo STATUTO SPECIALE D’AUTONOMIA.
Uno Statuto che il nostro Popolo, la nostra Nazione in armi strappò all’Italia nel 1946. Statuto ampio che appunto per la sua origine Patrizia è sempre stato odiato da tutti icentralisti di destra, sinistra e centro. Statuto che per dirla con Sciascia era e resta “un ottimo strumento caduto in pessime mani”.
Ebbene da tempo i nemici dell’Autonomia e della Sicilia, i Proconsoli del privilegio partitocratrico e gli Ascari dei Partiti politici italiani in Sicilia provano a sottrarci queste guarentigie.
Ovviamente celano la loro pochezza fingendo di voler aggiornare e migliorare lo statuto , ma in realtà mirano a ridurne le reali competenze e quindi disarticolarlo e renderlo pressoché nullo. Tempo fa, nel silenzio complice dei grandi media siciliani, quasi riuscirono a farcela ma fu grazie, allora, ad un giovane deputato siciliano se tutto andò a monte.
Ci si sarebbe dunque potuti attendere che appena vinte le elezioni siciliane i “neoautonomisti”, il loro Presidente contrastassero, come prima non avevano fatto altri “neoautonomisti” , questo progetto oggettivamente antidemocratico e reazionario. Nulla di tutto ciò, anzi appena insediati hanno permesso, non sappiamo se scientemente o no, venisse ricostituita la Commissione Parlamentare per la “riforma” dello Statuto.
Fecero dunque sorridere Noi Indipendentisti democratici le scaramuccie estive tra il Leader dei “neoautonomisti” e alcuni personaggi politici ripresi dalla stampa nella canicola estiva, quando Egli pubblicisticamente si ergeva a difensore dell’Autonomia.
Né poi ultimamente ci ha stranoizzato la sterzata Dorotea d’avvicinamento che lo stesso Presidente “neoautonomista” ha poi compiuto per tornare tra un colpo ‘a vutti e unu a ‘u timpagnu , a essere se stesso cioè italiano e centralista.
Lo diciamo senza soddisfazione: Temiamo che il neoautonomismo sia solo un gioco tattico per e di potere. Vorremmo sbagliarci vorremmo che i neoautonomisti ci stupissero, essi sin qui vogliono solo invece instupidirci.
Detto ciò l’attuale ricalibratura “Federalista” in concreto non ha nulla da offrire alla Sicilia ma può solo peggiorarne la condizione, riducendo pure i diritti politici e culturali del nostro Popolo.
Forse il Federalismo è una cosa troppo seria per lasciarlo agli attuali attori, o no?
Noi tuttavia non demordiamo e continuiamo lottare nell’esclusivo interesse del nostro Popolo e della nostra Nazione.




TRINAKRIUS

SALEMI. IL PRESIDENTE DELLA REGIONE NON PUO' NE' DEVE AMNISTIARE I REATI COMMESSI NEL 1860 CONTRO I DIRITTI,GLI INTERESSI DEL POPOLO SICILIANO






Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che il Presidente della Regione Siciliana, Raffaele LOMBARDO, non si debba fare imbrogliare nè imbrigliare dalle chiacchiere di chi ci vuole prigionieri del falso mito garibaldino e, peggio, del mito del Risorgimento italiano in Sicilia. Non può, insomma, AMNISTIARE Garibaldi e gli altri Padri della Patria (italiana).
A Salemi, il 14 maggio del 1860, la Sicilia fu strumentalizzata e tradita, con il consenso e la complicità dei capi-mafia locali, dei rappresentanti della Massoneria deviata e dei voltagabbana ex-borbonici. E contro la volontà del Popolo Siciliano.
Non bastano le "lapidi" bugiarde per cancellare questa ed altre verità. O per sottrarre al Popolo Siciliano il diritto irrinunciabile a recuperare la propria memoria storica. I fatti realmente accaduti sono fatti realmente accaduti.
Il Decreto del 14 maggio 1860, con il quale Garibaldi assume la Dittatura in Sicilia in nome di "Vittorio Emmanuele" Re d'Italia (che, com'è noto, a quella data era solo Re di Sardegna) è privo di qualsiasi valore giuridico. Ed è in sè un enorme ossimoro. E', invece, paradossalmente, valido esclusivamente in un PARTICOLARE SCOMODISSIMO, del quale nessuno parla. Il "particolare" è - in sostanza - il "riconoscimento" di fatto dello STATO SICILIANO, indipendente e sovrano, risorto nel 1848. Soltanto in presenza dello Stato Siciliano, Garibaldi, infatti, con quel decreto pasticcione, avrebbe potuto spacciarsi per Dittatore, con le funzioni di Capo assoluto dell'antico e glorioso "Regnum Siciliae". Di questo Stato (peraltro, mai nominato in modo esplicito, per restare nell'equivoco) il Dittatore Nizzardo, in modo rozzo ed arrogante, pretendeva addirittura di esercitare le funzioni relative alla LEGATIA APOSTOLICA. Ed era ciò che - in buona sostanza - volevano gli Inglesi, ma solo in quel momento e con LIMITI FERREI. Dopo qalche mese, gli Inglesi stessi non lo ritennero più necessario.
Insomma: di chiaro c'è solo che, fra i tanti imbrogli e dopo la ignobile conquista anglo-piemontese-garibaldina, eseguita su mandato del Governo di Londra, la Sicilia diventò una colonia di sfruttamento interna del Regno Sabaudo. Uno "status", questo, che - mutatis mutandis - è rimasto oggi sostanzialmente in vigore.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

venerdì 22 agosto 2008

SOLIDARIETA' AI VALOROSI SOLDATI FRANCESI MORTI IN AFGHANISTAN NELLO SVOLGIMENTO DELLA MISSIONE DI PACE

Riceviamo e pubblichiamo


Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu esprimono sentimenti di solidarietà, di rispetto e di gratitudine per i soldati francesi uccisi in Afghanistan. E ricordano a se stessi, innanzi tutto, - ma anche agli "altri", - che questi soldati francesi - lo ripetiamo - hanno sacrificato la loro vita per la difesa della PACE ed anche per la difesa dei Diritti Fondamentali dell'Uomo e dei Popoli. La loro morte nell'attentato non è, quindi, soltanto un fatto "interno" alla Repubblica Francese. Riguarda tutti. Ed è merito loro anche il fatto che possono esprimersi liberamente e legittimamente quanti in EUROPA, ed in ITALIA soprattutto, vorrebbero la vittoria dei TALEBANI. Magari ritenendo di poterne strumentalizzare gli enormi effetti destabilizzanti a proprio uso e consumo. Ed in particolare contro tutti i propri avversari politici ed "ideologici".
Ferme restando le considerazioni di cui sopra, l'FNS ritiene che bisognerebbe trovare il modo per rafforzare, comunque, militarmente e politicamente il ruolo super-partes dell'ONU.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

mercoledì 20 agosto 2008

NO ALLA PROPOSTA INDECENTE DI APRIRE A TAORMINA UNA "MISERABILE" FILIALE DEL CASINO' DI VENEZIA






Riceviamo, condividiamo e pubblichiamo



E' ORA DI DIRE "BASTA" AL MONOPOLIO E ALLO STRAPOTERE DEI CASINO' ESISTENTI NEL NORD-ITALIA



Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu sono d'accordo con quanti hanno definito "PROPOSTA INDECENTE" la recente ipotesi di aprire, nella "nobile" Città di TAORMINA, una miserabile filiale del CASINO' DI VENEZIA che sarebbe improprio chiamare "mini-casinò".
Quest'ultima filiale, infatti, non disporrebbe di CROUPIERS nè di TAVOLI VERDI, ma soltanto di SLOT MACINE e di ROULETTE TELEMATICHE, come i tanti "Bar dello Sport" delle città padane. Una vera e propria ELEMOSINA, anzi il classico OSSO che si butta al CANE per non farlo ABBAIARE. VERGOGNA!
Ci scandalizza, altresì, il fatto che la classe politica, le istituzioni, le rappresentanze parlamentari, - che al momento elettorale dicono di essere SICILIANE e che si vantano di rappresentare gli interessi della Sicilia, - non insorgano contro iniziative che, se accettate, legittimerebbero la posizione, - a nostro giudizio incostituzionale, - di MONOPOLIO DI FATTO dei Casinò del Nord-Italia, e di quello di VENEZIA in particolare. Probabilmente, però, buona parte della nostra classe pseudo-dirigente pensa che essere asserviti agli interessi egemonici del Nord-Italia sia la migliore scelta possibile.
L'FNS ribadisce in proposito che la Sicilia HA DIRITTO a propri CASINO', a VERI CASINO', il primo dei quali deve essere quello di TAORMINA (e per il quale è bene puntualizzare che si tratterebbe di una RIAPERTURA). Ogni altra soluzione sarebbe DEPISTANTE. E mirerebbe a NON FARE RIAPRIRE il CASINO' di TAORMINA.
Ci auguriamo che il Sindaco ed i Cittadini di TAORMINA non cadano in quella che ha tutto il sapore di una TRAPPOLA particolarmente insidiosa. A loro e a noi stessi ricordiamo il significato del proverbio: TIMEO DANAOS ET DONA FERENTES. Che, nel caso concreto, significherebbe: TEMO IL CASINO' DI VENEZIA. Anche quando i suoi dirigenti FINGONO di volerci regalare un SURROGATO, di infimo livello, del CASINO' soppresso ingiustamente. E del quale, in realtà, TEMONO la CONCORRENZA.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

domenica 17 agosto 2008

VENTI DI RECESSIONE ECONOMICA ANCHE INTERNAZIONALI. URGE UNA STRATEGIA PER L'ECONOMIA SICILIANA E CHE, IN SICILIA, SI PREFERISCANO PRODOTTI SICILIANI






Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che, in presenza di segnali di allarme di crisi e di recessioni economiche, tanto a livello intercontinentale che a livello europeo o a livello italiano, sia diventato estremamente necessario ed urgente che il Governo Regionale, l'Assemblea Regionale, le categorie produttive ed i rappresentanti delle forze del lavoro, - aldilà delle comprensibili differenze ideologiche e politiche e degli immancabili conflitti di interesse, - concordino una "STRATEGIA" per l'economia siciliana. Una strategia autonoma ma non isolazionista, che punti sulle potenzialità della Sicilia, sulle sue capacità produttive, sulla tipicità e sulla qualità dei prodotti, sulla cultura del lavoro, dell'efficienza, della competitività e della qualità. Su un'agricoltura biologica e su una filiera agro-alimentare che assicuri la NON VELENOSITA' del cibo made in Sicily. In modo che "MANGIAR SICILIANO" sia sinonimo di "MANGIAR SANO". E che operi, soprattutto, sulla valorizzazione immediata dell'ESISTENTE (che è un "valore" poco conosciuto e, quindi, poco apprezzato).
In questo senso, - anche se non sarà esauriente, - va giocata la carta della PREFERENZA da dare ai prodotti siciliani, all'interno del mercato siciliano. Ed anche all'esterno del territorio siciliano, coinvolgendo i Siciliani della Diaspora nel Mondo. Ovviamente, sulla base di certezze e di garanzie adeguate. Non si può, del resto, andare alla "guerra" ai concorrenti interni ed esterni al MERCATO EUROPEO con una Sicilia che, dal 1860 in poi, è penalizzata dal fatto di essere essa stessa "MERCATO DI ASSORBIMENTO" di tutto ciò che si produce e si commercializza o si ricicla altrove. E che, in un modo o nell'altro, è riconducibile a scelte operate nell'interesse egemone dei gruppi di potere nordisti.
Dando la preferenza ai prodotti siciliani, le massaie, le famiglie, i cittadini comuni, prima singolarmente e poi tutti assieme, compirebbero scelte più sicure e verrebbero coinvolti nella lotta che mira alla rinascita dell'economia siciliana, alla maggiore occupazione, alla produttività e al progresso. E di questa lotta, - che è anche una lotta culturale, politica e civile, - diventerebbero addirittura un'avanguardia, consapevole e determinata a contrastare il passo anche ai concorrenti più grossi e più potenti.





GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

SE GARIBALDI ERA STATO AVVENTURIERO, SCAFISTA, CORSARO, MOSCA COCCHIERA ED ALTRO, TALE RIMANE ANCHE SE TIRIAMO IN BALLO GIULIANO. LE "NOTE" DI GRAMSCI







Com'è risaputo, se ne sentono e se ne vedono di tutti i colori, nel corso del dibattito apertosi sulla iniziativa del Sindaco e dell'Amministrazione Comunale di CAPO D'ORLANDO di cambiare nome ad una piazza cittadina già dedicata a Garibaldi.
I promotori più accaniti dei "Progrom" antisiciliani ed antisicilianisti, in particolare, - pur di salvare il mito falso e bugiardo di un Garibaldi Eroe Nazionale - hanno cercato una via di uscita dal tema scottante del recupero della verità storica sui fattacci del Risorgimento in Sicilia.
Hanno, pertanto, tirato in ballo il Separatismo, la Strage di Portella della Ginestra (che l'FNS ha sempre condannato e per la quale chiede verità e giustizia) e tante altre questioni, che niente avevano ed hanno a che vedere con il caso specifico e sulle quali i nemici del Sicilianismo hanno dimostrato di non avere idee chiare e di non conoscere affatto verità complete, ma solo mezze verità e tante calunnie prefabbricate. E' stato, quindi, un BOOMERANG. Anche per quest'ultimo periodo storico, insomma, l'ignoranza e il lavaggio di cervello la fanno da padroni.



A fini puramente didattici, l'FNS si permette, pertanto, di riportare alcune osservazioni che ANTONIO GRAMSCI aveva scritto sul Separatismo Siciliano, mentre in Italia dominava il FASCISMO, e poi pubblicate sul "Risorgimento" di Torino nel 1949, dopo la sua morte.


“ Ciò che è interessante, in questa letteratura siciliana, giornalistica e libresca, è il tono fortemente polemico e irritato (unitarismo ossessionato). La questione invece dovrebbe essere molto semplice, dal punto di vista storico: il separatismo o c'è stato o non c'è stato o è stato solo tendenziale in una misura da determinarsi secondo un metodo storico obiettivo, astraendo da ogni valutazione attuale di polemica di partito, di corrente o di ideologia; la ricostruzione delle difficoltà incontrate in Sicilia dal moto unitario potrebbero non essere maggiori o diverse da quelle incontrate in altre regioni, a cominciare dal Piemonte. Se in Sicilia il Separatismo ci fosse stato, ciò non dovrebbe essere storicamente considerato nè riprovevole, nè immorale, nè antipatriottico, ma solo considerato come un nesso storico da giustificare storicamente e che in ogni modo dovrebbe servire ad esaltare di più l'energia politica degli unitari che ne trionfarono. Il fatto che la polemica continui accanita ed aspra significa dunque che sono in gioco "interessi attuali" e non interessi storici, significa in fondo che queste pubblicazioni tipo Natoli dimostrano esse stesse proprio ciò che vorrebbero negare, cioè il fatto che lo strato sociale unitario in Sicilia è molto sottile e che esso padroneggia a stento forze latenti "demoniache" che potrebbero anche essere separatiste, se in questa soluzione, in determinate occasioni, si presentasse come utile per certi interessi. Il Natoli non parla del moto del '66, e tanto meno di certe manifestazioni del dopoguerra, che hanno pure un valore di sintomo per rivelare l'esistenza di correnti sotterranee. che mostrano un certo distacco tra le masse popolari e lo Stato unitaro, su cui speculavano certi gruppi dirigenti. “








GIUSEPPE SCIANO'



Segretario FNS

venerdì 15 agosto 2008

FOCUS TRINAKRIA LANCIA UNA PROPOSTA PER METTERE FINALMENTE LA PAROLA FINE SUL TEMA DEL “ CARO LIBRI “






Il nostro blog “laquestionesiciliana” e con esso FOCUS TRINAKRIA pur augurando a tutti BUON FERRAGOSTO non vanno in ferie e così “laquestionesiciliana” ripropone e rilancia la proposta perorata da FOCUS TRINAKRIA, ennesima prova che l’area politica e culturale dell’Indipendentismo democratico sa pensare sia alle grandi come alle più piccole , ma non meno importanti, necessità e bisogni del Popolo Siciliano.


B U O N

F E R R A G O S T O !





FOCUS TRINAKRIA, think tank culturale del sicilianismo e dell’indipendentismo democratico e progressista siciliano interviene, a pochi giorni dall’avvio del prossimo anno scolastico, per tornare a stigmatizzare i rincari dei libri che tanto pesano già, per l’ennesima volta, sui bilanci di tante famiglie siciliane.
Da tempo Noi come sodalizio espressione dell’area culturale e politica dell’Indipendentismo democratico siciliano, ci siamo interessati del problema e abbiamo maturato l’idea e la convinzione che occorra cambiare totalmente il meccanismo, non virtuoso, che oggi regola la “scelta” dei testi e il loro relativo e successivo acquisto.
Noi crediamo occorra mutare completamente registro. La nostra idea è quella che i testi vengano forniti, come già avviene in altre parti del Mondo, in forme di comodato d’uso, a tutti gli studenti, dietro versamento di una cauzione, da versare alle singole Istituzioni Scolastiche.
Istituzioni Scolastiche che potranno acquistare i testi, con fondi pubblici, e che dovranno vigilare d’un canto sia sul rispetto della loro integrità ( trattenendo le cauzioni versate da usare per reintegrare i testi danneggiati o smarriti dagli alunni ) e dall’altro avranno la responsabilità di vagliare(fatta salva la libertà di insegnamento dei docenti) le singole proposte di adozioni di nuovi testi.
Quanto poi alla cauzione, questa verrà restituita alla famiglia solo dopo la restituzione in forma integra degli stessi testi, mentre per coloro che dimostreranno di essere indigenti saranno previste forme gratuite di comodato d’uso, fatta salva comunque la responsabilità giuridica e penale, dei genitori o tutori a rispondere della loro tenuta e integrità.
Si tratta di una questione di buon senso e civiltà che verrebbe così ad impedire ingiusti, continui aggravi di costi oggi indicati da una invirtuosa spirale determinata dalla sciente volontà di sia pure ridotti settori del corpo docente e degli editori di libri scolastici.
Questa proposta ha dunque il merito di poter contribuire, da subito, ad abbattere i costi dell’istruzione, costi che finiscono per incidere pesantemente sulla fruizione e quindi sul diritto all’istruzione in Sicilia come altrove.


mercoledì 13 agosto 2008

CAPO D'O.: VICENDA GARIBALDI, PROF. MIRTO SCRIVE A SINDONI

Riportiamo integralmente dal sito GLPRESS


riferimento:-http://www.glpress.it/html/modules.php?name=News&file=article&sid=11013


il seguente articolo senza nulla aggiungere.











Nuova puntata sulla "vicenda Garibaldi" che ha movimentato tutta l'estate a Capo d'Orlando. Interviene adesso nuovamente il prof. CORRADO MIRTO, già docente all'Università di Palermo e componente della Società Siciliana di Storia Patria, con una lettera indirizzata al sindaco ENZO SINDONI nella quale riconferma stima e gratitudine per quello che il primo cittadino, parole del prof. MIRTO, "sta facendo per Capo d'Orlando e per la Sicilia". Inoltre MIRTO ribadisce ammirazione anche per VINCENZO AMATO, esponente del PD di Piraino, contrario alla decisione di SINDONI di togliere l'intitolazione a Garibaldi della piazza della stazione e ripercorre e precisa le tappe della "querelle": quella della decisione, di SINDONI, di dedicare alla battaglia navale del 4 Luglio 1299, quando morirono seimila siciliani per la difesa della loro terra, la piazza della discordia. Non mancano, nella missiva del prof. MIRTO, frecciate per gli ultimi episodi di cronaca avvenuti...
Il professore Corrado Mirto, già docente di Storia Medioevale all’Università di Palermo e componente della Società Siciliana di Storia Patria, ha inviato al sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni una dettagliata lettera in merito al dibattito che si è venuto a creare dopo la cancellazione dalla toponomastica di Capo d’Orlando di Giuseppe Garibaldi.
Di seguito si riporta la lettera integrale del prof. Mirto:






“Ill.mo Sig. Sindaco,
ho letto la lettera aperta inviataLe dal sig. Vincenzo Amato e ho deciso di scriverLe anche io. Per prima cosa desidero confermarLe la mia stima e la mia gratitudine per quello che Lei sta facendo per Capo d’Orlando e per tutta la Sicilia.
Lei sta combattendo, in mezzo a resistenze e proteste, per ridare dignità al popolo siciliano, degradato in molti suoi esponenti da 150 anni di condizione coloniale.
Desidero anche esprimere sentimenti di stima al sig. Vincenzo Amato, il quale ha mostrato interesse per la storia siciliana. Stima e simpatia, però, non mi esimono dal fare alcune precisazioni.
Il signor Amato, dopo avere affermato con incomprensibile soddisfazione che nella battaglia del 4 luglio 1299 Blasco d’Alagona perdette “in malo modo”, irride allo stesso Blasco e a Federico III che, secondo alcuni sprovveduti, sarebbero gli eroi immolatisi per la Sicilia mentre nella realtà erano spagnoli che facevano i loro interessi.
Per prima cosa io osservo che questi due “loschi figuri” travestiti da eroi siciliani non furono i soli a partecipare alla battaglia. Parteciparono allo scontro navale anche i seimila siciliani caduti in quel giorno per la difesa della Patria, assalita da preponderanti forze straniere. E questi seimila caduti meriterebbero più rispetto e forse anche un po’ di riconoscenza.
Poi di Blasco d’Alagona bisogna dire che non era un “nobilotto”, ma era esponente di una famiglia tra le più ricche e le più importanti del suo paese, imparentata con la famiglia reale. Egli, dopo la rottura fra Aragona e Sicilia, tornò in Sicilia per motivi ideali (era filosiciliano) e con suo grave danno economico, perché dopo la battaglia di Capo d’Orlando ebbe sequestrati i beni che possedeva in Aragona, per avere combattuto contro il suo re. Per quando riguarda Federico III è utile precisare che nacque da padre aragonese (Pietro III) e da madre siciliana (Costanza) a Barcellona il 13 dicembre 1273. Venne in Sicilia con la madre all’età di 9 anni, nel mese di aprile del 1283. In Sicilia crebbe e rimase per tutta la vita, si affezionò al paese e ai siciliani e si considerò siciliano. Nel mese di luglio del 1299, nella grande battaglia navale di Capo d’Orlando, volle guidare personalmente la flotta siciliana contro quella aragonese, per dimostrare che era siciliano e non aragonese. Più di una volta, poi, quando l’orizzonte politico–militare si rabbuiava, manifestò il desiderio di morire in battaglia per la libertà della Sicilia e, più di una volta, rischiò la vita combattendo in prima linea per la difesa del “suo” paese.
Continuando nell’analisi degli avvenimenti bisogna dire che non è vero che Federico nel 1291 fu mandato in Sicilia, perché in Sicilia c’era dal 1283. Che non è vero che Federico espulse le città demaniali dal patto costituzionale; le città demaniali infatti avevano i loro rappresentanti nel Parlamento. Soltanto, egli non favorì l’anarchia interna ed esterna che era propria dei Comuni italiani. Non è vero che Federico fece una feroce politica anti-ebraica (Federico fu mite con tutti e in ogni occasione); emanò soltanto delle leggi che limitavano in alcuni campi la libertà degli Ebrei, leggi sicuramente ingiuste ma che, in quel tempo, erano in vigore in tutti i Paesi europei. La parentela fra queste leggi e le feroci leggi razziali naziste non mi pare storicamente sostenibile, come non mi sembra che si possa dare a queste leggi la colpa dell’espulsione degli Ebrei dalla Sicilia voluta nel 1492 da un re spagnolo, Ferdinando il Cattolico, quando la Sicilia non era più un regno indipendente. Non è vero che Federico si dedicò a conquiste militari in Oriente; il ducato di Atene e di Neopatria gli fu offerto dalla Compagnia Catalana, che, dopo averlo conquistato, non era in grado di governarlo.
Non è vero che Federico aspirasse alla corona di Gerusalemme e a quella di Bisanzio (questo “aspirante” era Carlo I d’Angiò). Non è vero che Federico III venne esautorato dai baroni, che doveva chiedere aiuto ed ospitalità alle poche famiglie rimaste fedeli, che non era libero di muoversi nel suo regno. Queste vicende riguardano un altro re, Federico IV, che alcuni storici chiamano III per confondere le idee ai lettori, a quanto pare con buoni risultati. L’indipendenza del regno di Sicilia non finì nel 1401 ma nel 1412. Non mi sembra sostenibile la tesi che Federico III sia uno dei principali responsabili dell’arretratezza e del sottosviluppo della Sicilia mentre nessuna colpa viene data al saccheggio dei beni della Sicilia iniziato nel 1860.
Mi sia consentita, poi, una domanda:-“Perché tanto odio contro la propria terra e contro i suoi migliori rappresentanti”?
Chiuso questo capitolo ne apro un altro inquietante. Ho saputo che a Capo d’Orlando è apparso un proclama di Garibaldi. L’unica nota positiva di questo proclama è la notizia che Garibaldi ha fatto la pace con i suoi garibaldini, che chiama “miei meravigliosi ragazzi” mentre il 5 dicembre 1861 nel parlamento italiano li aveva definiti:“Tutti di origine pessima e per lo più ladra e, tranne poche eccezioni, con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto”. (Vedi Ignazio Coppola, “La Sicilia tradita”, Coppola editore, Palermo 2008, pag. 81).
Per il resto le notizie sono brutte, specialmente per me, infatti l’ “eroe dei due mondi” dice di avere ascoltato “un certo Mirto” (l’espressione non è cortese nei miei riguardi, ma mi consolo sapendo che la signorilità non è fra i punti di forza dell’eroe come dimostrano anche le istruzioni date al piccione nei riguardi del sindaco).
Secondo l’eroe “il certo Mirto” “vagheggiava e vaneggiava” (ho capito il significato del secondo verbo, ma non del primo) “addebitandomi nefandezze di ogni sorta”.
Ora, Signor Sindaco, Lei mi è testimone che su Garibaldi io non ho detto niente, né che era un eroe più forte di Achille e di Ercole agitatore della clava, né che era un mascalzone. Non ho detto niente per il semplice fatto che la mia conferenza non era sull’eroe, ma su un fatto molto più importante, sui seimila siciliani caduti nella battaglia di Capo d’Orlando per la difesa della Patria. Ed allora le ipotesi sono due: o l’eroe per l’età avanzata ha severi problemi di udito, o per la perdita dell’intitolazione della piazza ha una sindrome persecutoria per cui, se vede a Capo d’Orlando qualcuno che parla, pensa che stia parlando male di lui. Ora io sono preoccupato perché temo rappresaglie nei miei confronti da parte dell’eroe. Non mi preoccupa tanto l’invio di piccioni da guerra (alla fine porto il vestito in lavanderia), quanto le rappresaglie consistenti in apparizioni notturne dell’eroe defunto accompagnato dal “gemer lungo di persona morta”.
Ora, Signor Sindaco, voglio dirLe un’ultima cosa. Se qualcuno Le dice che la battaglia di Capo d’Orlando non avvenne il 4 luglio, ma il 4 giugno, non ci creda. Questa data anomala è frutto di un errore di stampa del libro di C. Incudine, “Naso illustrata”. Se lo storico avesse voluto cambiare una data generalmente accettata, avrebbe messo in nota i motivi che lo portavano al cambiamento, cosa che non ha fatto.
Mentre La ringrazio per la pazienza con cui leggerà questa lunga lettera Le invio i migliori auguri di buon lavoro.

Prof. Corrado Mirto

PALERMO. E' DOVEROSO DEDICARE ALCUNE STRADE E PIAZZE AD ANDREA FINOCCHIARO APRILE, AD ANTONIO CANEPA, AD ATTILIO CASTROGIOVANNI ED...









...AGLI ALTRI GRANDI PROTAGONISTI DELLA LOTTA DEMOCRATICA PER L'INDIPENDENZA DELLA SICILIA DEL SECOLO SCORSO.








Nella recente iniziativa del Comune di Palermo, di dare una denominazione alle numerose vie che ne erano sprovviste, non sembra che si sia rivolto alcuno specifico pensiero ai grandi Siciliani che parteciparono, in prima persona e spesso a costo di grandi sacrifici e talvolta della loro stessa vita, - nella seconda metà del secolo scorso, - alla lotta per la rinascita, l'indipendenza e la libertà della Sicilia. Ed alla cui opera si deve la emanazione dello Statuto Speciale di Autonomia.
Nessuna strada - ad esempio - è stata, infatti, dedicata ad Antonio CANEPA ed agli altri Martiri dell'Indipendentismo Siciliano, uccisi a Randazzo il 17 giugno del 1945 (Carmelo ROSANO e Giuseppe LO GIUDICE), nè agli altri morti dell'Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia. Nonostante quest'anno ricorra il 100° anniversario della nascita dello stesso CANEPA e quello della nascita di Attilio Castrogiovanni.
Nessuna strada o piazza è stata dedicata ad Andrea FINOCCHIARO APRILE, il grande statista il cui pensiero è ancora oggi valido ed attuale, che fu il Capo Carismatico dell'Indipendentismo Siciliano democratico e popolare nel tormentato periodo che va dal 1943 al 1946.
E così via ....- E' impossibile redigere, in questa sede, la lunga elencazione dei grandi ESCLUSI. La discriminazione nei loro confronti ha, infatti, radici profonde. Mentre, - sempre a Palermo, - si è pensato di dedicare strade a Indro MONTANELLI e ad altri personaggi che verso il Popolo Siciliano hanno avuto sentimenti ostili o, a dir poco, RAZZISTICI. Si è parlato, - a livello di proposta, - di dedicare pure una strada al Marchese STARRABBA DI RUDINI', animatore e apologeta della repressione della eroica Rivolta del Sette e Mezzo (15-22 settembre 1866), nonchè di quell'indegno "bombardamento", dal mare e dalla terra, eseguito su disposizione del Generale Cadorna, che soffocò nel sangue quella rivolta e che costò alla Città di Palermo migliaia e migliaia di morti.
* * * * *
Detto questo, l'FNS rivolge un appello all'opinione pubblica di Palermo, della Sicilia e dell'Europa tutta, e a tutti i Consiglieri, al Sindaco e all'Amministrazione Comunale della Città di Palermo, affinchè si abbia, nella nostra Città (che - lo ricordiamo - è anche la Capitale storica della Sicilia), quello scatto di orgoglio, di dignità, di consapevolezza, che ha già consentito a diverse Città e Paesi della Sicilia di dedicare strade e piazze agli Eroi Siciliani di ogni tempo. Valga per tutti l'esempio di CATANIA, che ha dedicato due strade ad Antonio CANEPA e a Concetto GALLO (rispettivamente primo e secondo Comandante dell'EVIS).






GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

martedì 12 agosto 2008

VENTI DI GUERRA IN GEORGIA. SI' ALL'IMMEDIATO "CESSATE IL FUOCO".






RICEVIAMO E CONVINTAMENTE RIPUBBLICHIAMO



Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu si uniscono all'appello che, in tutto il Mondo, governi e popoli rivolgono ai contendenti affinchè possano prevalere le ragioni e le esigenze della PACE in Georgia e negli altri Paesi coinvolti nelle gravissime vicende belliche in corso, e passibili di espansione ulteriore, anche in altre realtà geo-politiche.
L'FNS, tuttavia, ritiene doveroso chiamare in causa le grosse responsabilità di quanti hanno boicottato l'ONU e ne hanno ridimensionato il ruolo ed il prestigio. Alle quali si aggiungono le responsabilità di quanti hanno affrontato la catastrofe che ha fatto seguito al crollo della ex Federazione Jugoslava, ( in particolare per quanto riguarda il Kossovo), in funzione prevalentemente anti-serba e anti-russa.
Ed, infine, non si può trascurare il problema della individuazione della politica estera della Unione Europea, comprensibilmente influenzata dalla diversità - per non parlare di contrasti - di interessi fra i vari Stati membri.
Tutto ciò premesso, l'FNS ritiene che (paradossalmente) la strada più semplice per uscire dal circuito della morte e della distruzione sia oggi quella di dichiarare l'immediato "CESSATE IL FUOCO", per aprire trattative di pace e di convivenza a trecentosessanta gradi. Ognuno può fare la propria parte, se vuole.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

lunedì 11 agosto 2008

CAPO D'ORLANDO. C'E' MODO E MODO DI DISTRUGGERE LE LAPIDI. QUELLO DI SINDONI E' STATO UN MOMENTO DI RECUPERO DELLA VERITA' ...






RICEVIAMO DAL LEADER F.N.S., GIUSEPPE SCIANO' E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO




...E ANCHE DELLA DIGNITA' DEL POPOLO SICILIANO.


La recente distruzione della nuova lapide, - dedicata alla battaglia navale svoltasi il 4 luglio 1299 (Termopili siciliana) nelle acque di Capo d'Orlando, - ad opera del Sig. Nino Monastra, non ha, a giudizio dell'FNS, un significato paragonabile a quello, di ben altro e di più alto valore morale e culturale, oltre che politico, a suo tempo effettuato dal Sindaco ENZO SINDONI, a danno della vecchia lapide, dedicata a Giuseppe Garibaldi. A prescindere, ovviamente, dalle considerazioni di opportunità e di "stile", in entrambi i casi criticabili.
Sindoni, infatti, con la sua iniziativa ha compiuto un'opera di recupero della Verità storica e ha rivendicato, in modo inequivocabile, il diritto del Popolo Siciliano alla VERITA' e alla GIUSTIZIA. Ed ha dato ai Paladini ed ai Siciliani tutti uno stimolo a recuperare le tante pagine di STORIA NEGATA e soprattutto la propria "MEMORIA STORICA".
Fondamentale, in tale contesto, la demitizzazione del "mito" maggiore, quello di Garibaldi. Appunto, più falso e più bugiardo degli altri, in quanto costruito su misura per l'EROE NAZIONALE ITALIANO. Non è un caso, del resto, il FATTO che,nelle proprie "MEMORIE", (sia pure auto-assolvendosi) lo stesso Garibaldi ammetta di essere stato mercenario, corsaro, comandante di crudeli operazioni di saccheggio e di rappresaglia contro popolazioni inermi. E non è un caso che l'Eroe Nizzardo, scrivendo ad Adelaide CAIROLI, confessi addirittura di avere danneggiato tutto il Sud (quindi anche la Sicilia) e di avere paura di essere PRESO A SASSATE se fosse tornato sul luogo del "delitto". E non è un caso, infine, che Garibaldi, ad ogni pie' sospinto, abbia ringraziato gli INGLESI per la PROTEZIONE che questi gli avevano dato e gli davano.
Altri, invece, - probabilmente in buona fede e/o involontariamente, - prendendo per buona l'agiografia risorgimentale, si schierano dalla parte della CULTURA UFFICIALE e nello specifico, dalla parte di quanti (Garibaldi compreso) hanno sostanzialmente ridotto la Sicilia in colonia di sfruttamento INTERNA allo Stato italiano.
E danno forza al PROGROM sui generis messo in moto da quanti, affetti da UNITARISMO OSSESSIVO, e talvolta da sintomi di razzismo antisiciliano, altrettanto sui generris, ritengono, in mala fede, che, a distanza di 148 anni,
i Siciliani debbano restare assoggettati al regime di alienazione culturale e di lavaggio di cervello imposto a seguito - e a causa - della conquista ANGLO-PIEMONTESE-GARIBALDINA del 1860 e della successiva ANNESSIONE del 1861.
Per concludere, riteniamo che questi ultimi abbiano dimenticato una costante della lunga storia del Popolo Siciliano. E cioè che i Siciliani, anche se cadono, sanno rialzarsi, sanno alzare la fronte al sole e sanno guardare all'avvenire.




GIUSEPPE SCIANO'

Segretario FNS