lunedì 29 settembre 2008

SOLIDARIETA' A SCHIFANI CONTRO LE SCRITTE INGIURIOSE E CONTRO I RIGURGITI DI ANTISEMITISMO. UN FENOMENO, QUEST'ULTIMO, CHE NON VA SOTTOVALUTATO





RICEVIAMO E CONVINTAMENTE PUBBLICHIAMO



Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu esprimono solidarietà personale e politica al Presidente del Senato, Renato SCHIFANI, fatto segno a scritte ed espressioni, riportate su striscioni, che vogliono essere, nello stesso tempo, intimidatorie, razziste ed ingiuriose.
Atti incivili, questi, che certamente non riescono nel loro intento, in quanto i princìpi di libertà, di democrazia e di civiltà rappresentati da Renato Schifani sono, comunque, molto più forti e condivisi di quanto i provocatori e gli squadristi in genere possano immaginare.
Non è da sottovalutare, tuttavia, il fenomeno indegno ed insidioso dell'ANTISEMITISMO che è alla base di queste e di altre manifestazioni di intolleranza e di violenza, non soltanto verbale. Un fenomeno in ascesa che - diciamolo francamente - è TRASVERSALE e condiviso da non pochi settori dell'estrema destra e dell'estrema sinistra. E che, - soprattutto in Italia, - non trova adeguato contrasto nel mondo della politica e neppure (ahinoi!) nel mondo della cultura.
A tutte queste preoccupazioni non si può non aggiungere qualche apprensione per i "MESSAGGI" che, quasi ogni giorno, pervengono, in materia, da un noto leader dell'IRAN, verso il quale guardano con simpatia gli "squadristi" neri e rossi dell'Europa occidentale (Italia compresa).







GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS

domenica 28 settembre 2008

PAESI BASCHI . E’ DIBATTITO SULLA LOTTA ARMATA







Riprendiamo e pubblichiamo integralmente dalla Rivista on line - PERFETTA LETIZIA –Informazione francescana (riferimento:perfettaletizia.blogspot.com/2008/09/paesi-baschi-e-dibattito-sulla-lotta.html-) un interessante articolo che anzichè enfatizzare la violenza offre un occasione di riflessione politica alla ricerca di quella "USCITA DI SICUREZZA" cui accennava TRINAKRIUS nell'intervento precedente.


BUONA LETTURA!



Dura lettera di due detenuti politici baschi,

pubblicata dal quotidiano Gara.





PEACE REPORTER - È una lettera aperta dal carcere di Cordova. Ma, soprattutto, è stata pubblicata da quotidiano basco Gara, punto di riferimento per la sinistra indipendentista basca. E per questo, le parole che si leggono in quella lettera, il dibattito sul futuro della lotta armata e sul futuro della politica, potrebbero essere l'inizio di una riflessione pubblica e l'epilogo di un lungo periodo di discussione interna al movimento di liberazione nazionale basco. Carmen Gisasola e Joseba Urrusolo si sono allontanati dal Collettivo dei prigionieri, che riunisce, nonostante la dispersione, gli oltre settecento detenuti per causa politica, fra Spagna e Francia. La dispersione, inventata dai socialisti negli anni 80 e continuata fino a oggi, ha reso più difficile il lavoro è politico del gruppo, ma il suo peso politico è, o dovrebbe essere, importante. Anche perché in un qualsiasi processo di pace futuribile, il tema dei presos, dei prigionieri, sarà sempre e comunque sul tavolo. Lo spessore dello scritto risalta scorrendo le righe, quando la critica alla lotta armata e i dubbi sul futuro della politica della sinistra basca vengono espresse in maniera chiara, senza arzigogoli, in un linguaggio spartano e diretto.“Da molto tempo affermiamo che un accordo politico è importante, e della stessa importanza è il futuro della sinistra basca” - è scritto nella lettera, che prosegue - “E siamo convinti che una volta che si arrivi a un accordo politico, non saranno né il mito dell'organizzazione armata, né il mondo dei prigionieri politici, che potranno essere motivo di coesione. Daranno le idee e la forma di agire. E se non avremo successo in questa operazione, se non riusciremo a funzionare come un soggetto aperto, partecipativo, riunendo la maggior base sociale di cui è capace la sinistra basca, allora perderemo il potenziale umano che è il motore del futuro del nostro popolo”.La critica più diretta è a Batasuna, il movimento, più che a Eta. “Non si può pensare – scrivono i due – che la strategia adeguata sia una virata verso discorsi e pratiche da gruppettari, o un ritorno a una politica che dinamita ponti e che cerca il nemico più odioso negli alleati possibili. In Irlanda il Sinn fein è uscito rafforzato dalla decisione che prese a suo tempo, mentre l'Ira Verity and Continuity è quella che è rimasta marginale”. Di qui il richiamo più forte della lettera che viene dal cercere: “Martin McGuiness lo diceva in una intervista al quotidiano Berria: 'dicemmo chiaramente lla nostra gente che non potevamo andare avanti con una stagnate lotta armata per altri venti anni'. ”I due prigionieri hanno preso carta e penna, lo ricordano nelle prime righe della loro missiva, per fare chiarezza su alcune notizie diramate dall'istituzione penitenziaria, senza possibilità di verifica, e diffuse con risalto sui media spagnoli: una specie di raccolta firme molto numerosa fra i prigionieri politici in un documento critico contro la lotta armata. Una versione che non trova conferme. Anche se la posizione che viene espressa, e pubblicata, oggi va in quella direzione. Scegliendo però il destinatario politico, più che l'organizzazione, rivolgendosi più ai militanti, che ai vertici del Movimento di liberazione nazionale bascoIl dibattito è lanciato. Da diversi anni è un tema di discussione interno, ma il fatto che sia il quotidiano Gara a pubblicare il testo della lettera potrebbe significare che le posizioni sono mature, come l'accenno alla frattura dell'Ira è un suggestivo spunto di riflessione su quello che potrebbe riservare il futuro.

UNA “USCITA DI SICUREZZA “ DI BUON SENSO PER IL POPOLO BASCO, PER GLI SPAGNOLI E PER L’ UNIONE EUROPEA





Il punto di vista de “laquestionesiciliana” , su quanto sta accadendo in Euskadi ( Paesi Baschi) affidato come al solito al nostro TRINAKRIUS.



Chi ci conosce e ci segue sa bene quale sia, e non da ora, il nostro “punto di vista” riguardo la situazione nei Paesi Baschi (Euskadi).
Noi sosteniamo le ragioni del Popolo e della Nazione Basca ma rifiutiamo come logica e prassi qualsiasi deriva violenta e/o armata.
Seguiamo quindi con viva apprensione quanto accade in Euskadi e la spirale di violenza che minaccia di travolgere tutto e tutti.
La illegalizzazione di organizzazioni come Herri Batasuna prima, o l' ANV(Alleanza nazionalista basca) contenitore del suo “principio attivo” e suo erede politico legale poi o ancora dell’ EHAK – Pctv (partito comunista delle Terre Basche) e ora, secondo un perverso copione di causa-effetto, i recenti attentati, i feriti e i morti pongono non solo all’attenzione di Josè Luiz Rodriguez Zapatero, della forma Stato Spagnola ma anche dell’intera Unione Europea il tema della Nazione senza Stato di EUSKADI.
Si può non essere d’accordo con i principi ideologici, politici di
Herri Batasuna , si può addirittura essere contrari all’autodeterminazione di Euskadi ciò che però non si può e deve fare, in Spagna come altrove, è, a nostro avviso, lasciare ampi settori dell’opinione pubblica, nello specifico, riconducibili alla sinistra basca ( quantificati in circa 180.000 uomini e donne ) senza alcuna possibile rappresentanza politica.
E’ un errore strategico che minaccia di avere conseguenze nefaste e sanguinolente.
Siamo convinti che il processo avviato con l’uso del discioglimento dei partiti baschi come misura politica anti-E.T.A. e reso possibile da una legge ( che socialisti e popolari hanno voluto insieme), finirà verosimilmente per sprofondare le società basca e spagnola in un baratro e inevitabilmente contribuirà a mutare il clima politico nell’intera Unione Europea pur attraversata anch’essa da diverse irrisolte QUESTIONI NAZIONALI ( Minoranze Allogene, Nazioni senza Stato).
CHE FARE ? Noi crediamo che sia il momento di farci tutti, ognuno per come sa e può COLOMBE e di cercare una soluzione EQUA per entrambe le parti prima che accadano fatti più gravi di quelli già gravi verificatisi in queste settimane.
Sottrarre rappresentanza a qualunque parte della Società Basca, anche se questa fosse vicina ( o contigua) all’ETA significa mettere migliaia di militanti politici e molti più elettori nella condizione di divenire ostaggi e prigionieri di tesi sempre più Estreme ed Estremizzate.
Occorre impedire ciò, occorre che l’Unione Europea, i Governi Europei, i Gruppi Parlamentari Europei tutti si adoperino, subito, per disinnescare la POLVERIERA BASCA.
Occorre dire al Governo di Zapatero che la negazione, di fatto, per una parte di popolazione, del diritto base di una democrazia rappresentativa a scegliere liberamente la propria rappresentanza politica, può innescare meccanismi incontrollabili.
Occorre, quindi, d’un canto, restituire spazio politico A Herri Batasuna
e all’insieme della sinistra basca, mentre dall’altro occorre che la sinistra basca si faccia latrice attiva verso E.T.A. di un perentorio Ultimatum di smobilitazione dalla lotta armata ( sul modello nordirlandese).
Questo è l’auspicio di Noi Indipendentisti Democratici de “la questionesiciliana” ed in questa logica troviamo utile riproporre a Voi amici che seguite il blog “laquestionesiciliana” un articolo letto sulla rivista on line dei FrancescaniPERFETTA LETIZIA” che anziché enfatizzare le violenze indica una possibile “USCITA DI SICUREZZA” e che pubblichiamo integralmente nel successivo post.

TRINAKRIUS

FORMAGGIO DI ALCUNE MULTINAZIONALI AVARIATO? NO, GRAZIE!





RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO



PREFERIAMO I PRODOTTI DELLA FILIERA

AGRO-ALIMENTARE SICILIANA.



Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che, per bloccare la devastante invasione dei prodotti alimentari avariati, inseriti nelle catene commerciali di non poche multinazionali, si dovrebbe valorizzare la composita,variegata e prestigiosa filiera agro-alimentare tipica della Sicilia. Che proprio nel formaggio ha un punto di forza "storico".
Ovviamente, devono essere le famiglie siciliane a dare per prime l'esempio e la preferenza al prodotto "made in Sicily". Si fornirebbe, così, ai nostri imprenditori del settore l'ossigeno necessario per resistere alla concorrenza sleale, per puntare alla conquista del mercato internazionale.
Va da sè che in questa vicenda la Regione Siciliana dovrà avere la consapevolezza ed il coraggio necessari per assumersi la responsabilità di contestare l'immissione di prodotti alimentari avariati (formaggi e derivati in testa) nel mercato siciliano.
E deve anche farsi promotrice di un grande progetto di produzione e di commercializzazione dei prodotti alimentari tipici della nostra terra. Tenendo, però, conto della esigenza prioritaria di dare una migliore e maggiore diffusione alla cultura della Sicilianità. Non si può, infatti, proporre il prodotto siciliano se in Sicilia si rinnega e si ASSASSINA la Sicilianità, così come hanno fatto negli ultimi anni quei POTERI FORTI che, avvalendosi di complicità locali, hanno portato avanti interessi estranei ed ostili a quelli del Popolo Siciliano.
Insomma: il prodotto siciliano sarà vincente all'Estero se in Sicilia sapremo apprezzare e rivalutare i valori della Sicilianità.







GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS

UNA ANTENNA PER LA TRINACRIA !





Ci scusiamo con Orazio per il breve ritardo nella pubblicazione,
ma naturalmente POSSIAMO e VOGLIAMO gioire con Lui e condividere la sua felicità.
La sua ostinazione sembra finalmente avere avuto la meglio su mille difficoltà e così
ANTENNA TRINACRIA potrà tornare ad offrire ai Siciliani una VOCE LIBERA al servizio della SICILIA.
Ecco quindi che, qui di seguito, postiamo su
laquestionesicilianail tuo comunicato :

BONU TRAVAGGHIU!



Ci siamo!

Sto per perfezionare un accordo con quattro radio che trasmettono da Catania,Siracusa,Enna e Messina...

L'accordo prevede che,dalle ore 6 alle ore 24, le quattro radio dovranno trasmettere contemporaneamente-anche se si tratta di programmi registrati-la programmazione del Comitato di redazione di "ANTENNA TRINACRIA-La Radio d'assalto".

Sto perfezionando l'accordo.

Fate il tifo per ANTENNA TRINACRIA...e anche per me.

Lo scopo,comunque,è quello di far ritornare la NOSTRA RADIO...

Intanto,registro la testata giornalista "Antenna Trinacria" e sarà possibile avere anche un giornale cartaceo e web.

Vediamo...Chi vuole collaborare,dal Veneto a Lampedusa, contatti il blog o la mia e-mail.


Orazio Vasta
Direttore del Comitato di redazione "Antenna Trinacria"-

sabato 27 settembre 2008

NON TUTTI I SICILIANI SONO RESPONSABILI DI CERTO NEPOTISMO POLITICO MA…. TUTTI LO SONO PER IL LORO DESTINO






ECCO PERCHE’ IL NEPOTISMO NON E’ UN DESTINO DI POPOLO INELUDIBILE MA SOLO IL RISULTATO DI UNA PRASSI DI ALCUNI SETTORI DELLA PARTITOCRAZIA ITALIANA IN SICILIA

UNA CHIOSA DI TRINAKRIUS, PER LA "QUESTIONESICILIANA", ALL’ARTICOLO DI ROBERTO ALAJMO SU “IL RIFORMISTA” DI IERI




L’articolo ospitato, ieri 26 settembre, sulle colonne de “Il Riformista” a firma, dello scrittore e giornalista siciliano, Roberto ALAJMO è oltremodo interessante.
ALAJMO prendendo spunto da un fatto di cronaca legato all’assunzione di alcuni parenti di politici siciliani dei partiti italiani.
ALAJMO sviluppa, dunque, un ragionamento che temiamo, anche al di là delle sue intenzioni, possa sfociare in una sorta di assioma-paradigma secondo il quale i Siciliani aderirebbero all’evocata tipologia italica degli “stupidi-furbi” ( perché accetterebbero la visione del “beneficio“ derivante dall’interscambio politico come proprio interesse personale procurandosi però così in realtà un danno dato che la realtà è dominata da una classe politica, appunto, di furbi-stupidi ).
E’ questa la teoremi proposta da ALAJMO, in sé accettabile o meno, se solo non finisse, di fatto, per chiamare in causa, sic et simpliciter, un intero Popolo ( neonati e apoliticizzati ultranovantenni inclusi!).
Noi sappiamo che la realtà è più complessa di così. Esistono sono sempre esistiti,infatti, in Sicilia, uomini,donne, gruppi, associazioni, sindacati, partiti e movimenti che quella logica nepotistica, al pari di quella mafiosa, hanno rigettato e contrastato.
Tra queste forze è noto e documentato ci sono sempre stati gli indipendentisti democratici come quelli du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti.
ALAJMO, nel suo articolo, a nostro avviso, cade nell’equivoco di confondere l’interezza dei Siciliani con una minoranza di potere siciliana.
Minoranza ben identificabile in settori trasversali ( destra, sinistra, centro e cosiddetti “autonomisti” ) della partitocrazia italiana in Sicilia.
E’ nostra convinzione che occorra, dunque, distinguere, dunque, tra i Siciliani, cioè la gran parte della società siciliana, che subisce, più di quanto si sappia o si voglia ammettere, questo stato di cose e quelle minoranze, quantitative e “qualitative”, che questi comportamenti mettono in atto.
Compreso e condiviso ciò subito chiaro che accettare un punto di vista, generico e generalizzante, che chiama in causa tutti i Siciliani potrebbe non essere scevro da possibili conseguenze. Occorre scrivere e dire, infatti, che così facendo si potrebbe anche avvalorare l’idea di una responsabilità collettiva come Popolo. Una siffatta visione, socialmente improponibile e scientificamente errata finirebbe solo per essere utile, in termini giustificazionismi, solo ai nepotisti e ai loro affini o clientes o a qualche sparuta setta di antisiciliani neo-lomborosiani.
Nepotisti e loro sodali che è verosimile pensare invochino, avendone l’occasione il “ TUTTI COLPEVOLI, NESSUN COLPEVOLE”.
Nello specifico, però, ben conoscendo la tempra etica di Roberto ALAJMO ci sentiamo di scartare risolutamente l’ipotesi che fosse questo l’intento anche se resta forte la tentazione per molti di approfittare del “pezzo” di ALAJMO per scaricare sui Siciliani le loro peculiari, specifiche responsabilità politiche e/o penali, che, invece, sono, secondo giustizia, di natura personale.
Quanto poi alle soluzioni pur concordando con ALAJMO in merito alla aleatorietà del centro sinistra quale alternativa ( anche perché esso, a nostro avviso, è e resta attore, anzi co-attore nello e dell’attuale sistema di potere ), al contrario, non siamo d’accordo con Lui quando scrive che occorre aspettare il “collasso” del sistema per poi “ portare via le macerie e di lì ripartire nella ricostruzione di un tessuto morale nazionale”.
Da indipendentisti democratici e antifascisti ci siamo formati all’impegno politico e sociale militante, un’assunzione di responsabilità che rifiuta logiche attendiste o salvifiche da “TANTO PEGGIO, TANTO MEGLIO”.
A nostro avviso, invece, è giunto il momento di affermare concretamente una idea AUTOCENTRATA di BENE COMUNE e COMUNITARIO Siciliano.
Ecco perché pur apprezzando l’afflato di ALAJMO crediamo debbano e possano essere altre le analisi e le soluzioni possibili.



TRINAKRIUS

PER UN VENTO VERAMENTE FEDERALISTA... E SICILIANO






UNA RIFLESSIONE DI TRINAKRIUS, SCRITTA PER "LAQUESTIONESICILIANA", A MARGINE DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI, NELLO SCORSO NUMERO, DAL SETTIMANALE DEL PDCI “ LA RINASCITA DELLA SINISTRA” SUL RAPPORTO TRA FEDERALISMO E MEZZOGIORNO.



La recente pubblicazione, sul numero 35 del 18 settembre u.s., da parte del giornale del Pdci “La Rinascita della Sinistra” di due articoli a firma rispettivamente di TRIPODI e CRUPI, sul senso e le prospettive del cosiddetto processo federalista che oggi l’attuale Governo perora, offre, anche a Noi come Indipendentisti democratici, alcuni spunti, anche interessanti, di riflessione.
Quando da Uomo di sinistra, da comunista e da Calabrese, Michelangelo TRIPODI , scrive che l’attuale idea di federalismo è per e nell’interesse del Nord e dei suoi poteri economico-finanziari esprime per iscritto una verità condivisibile su cui noi siamo,ovviamente, pienamente d’accordo.
Abbiamo poi letto, con attenzione, e citiamo qui testualmente, un passo dell’articolo in cui TRIPODI scrive “come comunisti sosteniamo la necessità di rilanciare il modello regionalista per contrastare le logiche di uno stato centralizzato e centralizzante
Non vorremmo però che questa pur importante dichiarazione abbia come già accaduto in passato un mero valore tattico che vede la “gauche” favorevole alle Comunità Storiche, Nazionali e Territoriali interne alla forma stato Italia solo quando si trova all’opposizione politica e/o sociale.
Cioè fuori d’ogni fraintendimento possiamo allora dire che il Pdci , i suoi dirigenti, anche quelli siciliani riconoscono il valore e la forza di Costituzione e costituzionale della Specialità Statutaria Siciliana per i Siciliani?
E’ una domanda aperta, non retorica, che vorremmo soddisfatta.
E’ del resto questa la condizione, anzi la precondizione per poter rendere reale, concreta la portata di altre affermazioni contenute sempre nell’interessante articolo di TRIPODI.
Quando, difatti, TRIPODI scrive riguardo al Sud e quindi anche per la Sicilia :“[…]non più relegato al mero ruolo di mercato di consumatori dipendenti e sottomessi ma ad un Sud produttivo e protagonista dei processi di produzione, capace di rompere con il sistema assistenziale - per puntare alla valorizzazione delle risorse, del patrimonio, delle ricchezze ambientali, culturali, paesaggistiche, archeologiche […] può, insomma, liberarsi dalla subalternità, dalla sudditanza, dalle catene della prepotenza,della disoccupazione, del bisogno, della mafia”.
Noi ci troviamo , pur posta la premessa della peculiarità della QUESTIONE SICILIANA in quanto QUESTIONE NAZIONALE, non meramente riassumibile nella QUESTIONE MERIDIONALE, a condividere comunque il senso della ratio contenuta nei termini dell’analisi.
Eppure chiediamo a TRIPODI, a al Pdci , ai suoi dirigenti: Perché se è così’, Voi, partito comunista radicato, coerede del PCI, non convergete oggettivamente su alcune nostre analisi come quando Noi diciamo, e non da oggi, che occorre avere una visione, in Sicilia e nel Meridione continentale,che sappia AMMINSTRATIVAMENTE, PARLAMENTARMENTE e SOCIALMENTE partire dal territorio per guardare da questi, dai bisogni delle sue Genti, al Mondo?
TRIPODI scrive una cosa, la prassi politica sembra, poi, testimoniare altro. Chi ha voce in capitolo? Chi esprime la vera posizione del Partito?
Il Pdci, in particolare, il Pdci siciliano, sembrano, ad oggi, non avere ancora approfondito la loro riflessione politica sugli errori, dell’intera sinistra, nelle ultime elezioni sia siciliane che generali.
Riguardo, poi, le recenti elezioni regionali durante e ancor più nell’immediatezza del dopo voto è emersa, ad esempio, una complessiva distanza dalla Gente e dalla Sicilia che si è palesata con lo “ GRAN RIFIUTO” rispetto all’impegno assunto dal Candidato presidente del Cartello di Centro Sinistra a rappresentare,dopo la sconfitta elettorale, comunque, secondo legge e ratio, la opposizione nel Parlamento Siciliano.
Noi con rispetto chiediamo a TRIPODI: se il Pdci, oggi come soggetto politico,domani come soggetto costitutivo di nuove, più avanzate forme aggregative di e a sinistra, anche in Sicilia, voglia essere conseguente alla sua storia e in virtù di questa calarsi , in Sicilia, nella realtà quotidiana accettando di essere siciliano tra i siciliani onesti e antimafiosi?
Quanto poi all’articolo di CRUPI che ricorda la lezione di GRAMSCI, Noi che per restare nei termini usati dallo stesso CRUPI che non siamo “superatori” ma neppure comunisti né gramsciani tout court tuttavia la lezione gramsciana continuiamo a citarla e richiamarla spesso.
Come quando citiamo quel passo, illuminato e illuminante, sul SEPARATISMO siciliano scritto , da GRAMSCI intellettuale sardo e comunista, quando nella Italia Nazione dominava il FASCISMO, (poi pubblicato sul "Risorgimento" (Torino 1949), 12 anni dopo la sua morte):“ Ciò che è interessante, in questa letteratura siciliana, giornalistica e libresca, è il tono fortemente polemico e irritato (unitarismo ossessionato). La questione invece dovrebbe essere molto semplice, dal punto di vista storico: il separatismo o c'è stato o non c'è stato o è stato solo tendenziale in una misura da determinarsi secondo un metodo storico obiettivo, astraendo da ogni valutazione attuale di polemica di partito, di corrente o di ideologia; la ricostruzione delle difficoltà incontrate in Sicilia dal moto unitario potrebbero non essere maggiori o diverse da quelle incontrate in altre regioni, a cominciare dal Piemonte. Se in Sicilia il Separatismo ci fosse stato, ciò non dovrebbe essere storicamente considerato nè riprovevole, nè immorale, nè antipatriottico, ma solo considerato come un nesso storico da giustificare storicamente e che in ogni modo dovrebbe servire ad esaltare di più l'energia politica degli unitari che ne trionfarono. Il fatto che la polemica continui accanita ed aspra significa dunque che sono in gioco "interessi attuali" e non interessi storici, significa in fondo che queste pubblicazioni tipo Natoli dimostrano esse stesse proprio ciò che vorrebbero negare, cioè il fatto che lo strato sociale unitario in Sicilia è molto sottile e che esso padroneggia a stento forze latenti "demoniache" che potrebbero anche essere separatiste, se in questa soluzione, in determinate occasioni, si presentasse come utile per certi interessi. Il Natoli non parla del moto del '66, e tanto meno di certe manifestazioni del dopoguerra, che hanno pure un valore di sintomo per rivelare l'esistenza di correnti sotterranee. che mostrano un certo distacco tra le masse popolari e lo Stato unitaro, su cui speculavano certi gruppi dirigenti.

Se la posizione del Pdci è quella espressa da TRIPODI sembra che molto si avvicini, a livello di analisi, alle nostre posizioni se si riflette anche sulla comune, motivata opposizione al PONTE SULLO STRETTO, anche se poi va detto, ci allontana la questione politica e istituzionale di fondo che vi vede assumere rispetto alle Nazioni senza Stato interne alla forma stato Italia una posizione oseremmo dire “orientate nazionalmente”.
Tuttavia, a Voi Comunisti, eredi diretti e giustamente orgogliosi di Antonio GRAMSCI, Noi chiediamo di avere la forza politica e la libertà d’analisi di riconoscere che in quella nota genericamente come QUESTIONE MERIDIONALE ha una sua specifica, peculiare dinamica la QUESTIONE SICILIANA che è risolvibile solo in termini Nazionali e democratici.
Cosa appunto che aveva, appunto, già intuito GRAMSCI.
Riconoscere ciò è del resto il modo più sicuro per affrontare realmente il tema del Federalismo equo e solidale e con esso del futuro della nostra Terra e dell’intero Mezzogiorno e, quindi, dei diritti dei lavoratori, dei precari e delle donne di Sicilia che possono vivere e prosperare solo a condizione che il colonialismo, il malo sviluppo e con essi la mafia siano combattuti e sconfitti, senza se e senza ma, esclusivamente in nome del nostro Popolo, del Popolo Siciliano.
Questa consapevolezza richiede quindi per la Sicilia, e anche per il Mezzogiorno continentale per altro conto, che il Federalismo sia realmente migliorativo e non sperequativo e peggiorativo come sembra essere quello in salsa leghista.
A Voi chiediamo una risposta e se vorrete una chiosa.




TRINAKRIUS

giovedì 18 settembre 2008

E SE FOSSE LA SICILIA CON LA SUA STORIA E LA SUA SCUOLA A FARE OGGI UN "SETTE E MEZZO"






RIFLESSIONE DI FOCUS TRINAKRIA SUL SENSO E LE POSSIBILI PROSPETTIVE DOPO LA MOZIONE ALL’ARS SULLA RIVOLUZIONE DEL SETTE E MEZZO E LA PROPOSTA DI INSERIRE LA STORIA SICILIANA NEI PROGRAMMI SCOLASTICI






Come Sodalizio Culturale, Focus Trinakria, think tank del Sicilianismo e dell’Indipendentismo democratico siciliano è abituata a valutare concretamente, empiricamente gli atti culturali e i fatti politici.
In questa ottica non possiamo sottacere o sottovalutare il valore della Mozione presentata dall’On. Roberto Corona e da altri 20 deputati della maggioranza all’Assemblea Regionale Siciliana.
Si tratta di un atto in sé rilevante, importantissimo che a prescindere dalle intenzioni e dalle attenzioni ricevute avrà sicuramente un forte impatto politico e culturale per la Sicilia di oggi e di domani.
Parole, concetti, deduzioni contenute nel documento redatto e offerto all’attenzione del Parlamento e della Società Siciliana sono oggettivamente il segno di una maturazione politica e culturale che oggi investe e fiorisce in ampi settori della società e dell’Opinione Pubblica Siciliana e quindi sembra anche nel nostro Parlamento.
E’ dunque importante che questo gruppo di Deputati abbia compiuto un siffatto atto parlamentare che in quanto tale è appunto politico per definizione.
Nel merito crediamo che ricordare come stanno facendo forze politiche come l’F.N.S. e ora anche i Venti Deputati la “RIVOLUZIONE DEL SETTE E MEZZO" del settembre del 1866 sia l’occasione per rintuzzare e rinviare al mittente un tentativo in atto, smaccato ed evidente, portato avanti da certa politica, di utilizzare la storiografia patriottarda e risorgimentalista come una “ ciambella di salvataggio”per il centralismo.
Noi, l’on. Corona e i suoi 20 colleghi deputati, per un altro verso, possiamo tutti opporre all’uso strumentale della storia un’altra visione quella che mira appunto al DIRITTO ALLA VERITA' E ALLA MEMORIA STORICA PER IL POPOLO SICILIANO.
Nello specifico poi dell’atto d’indirizzo presentato all’A.R.S. sentiamo di dovere e potere convenire anche con quella parte del documento parlamentare in cui i succitati Deputati, dopo una rapida ricognizione storica e sociale, con accenni alla logica COLONIALE, non solo auspicano che il Comune di Palermo ( Capitale della Sicilia aggiungiamo Noi ) inserisca nella toponomastica cittadina una piazza che ricordi l’eccidio del 1866 cioè la Rivoluzione del “sette e mezzo” ma con un efficace controllo del rapporto tra causa ed effetto chiedono anche al Governo Regionale, alla sua maggioranza ( di cui fanno parte anch’essi in modo, qualitativamente e quantitativamente, rilevante) di “avviare iniziative tendenti a sviluppare nelle scuole della regione lo studio della storia siciliana anche per rompere , finalmente, la congiura del silenzio e mettere fine al colonialismo culturale nei confronti della nostra Sicilia.”
Più apertamente ancora l’On. Corona in un suo comunicato esplicativo spiega che questo passaggio è funzionale al fatto che è giunto il tempo, se ben comprendiamo, che la Storia Siciliana sia inserita e studiata nei programmi scolastici.
A ciò la mozione impegna il Governo spingendolo “a rompere la congiura del silenzio e a metter fine al colonialismo culturale nei confronti della Sicilia”, attraverso la revisione dei programmi scolastici che “finalmente, non più trascurino lo studio di quei fatti che hanno costruito il nostro passato e la cui conoscenza è essenziale per comprendere il presente, specialmente oggi che la riforma federalista è alle porte”.
Sin da adesso offriamo, senza se senza ma e senza remore, la nostra esperienza e consulenza ( grata e gratuita) alla definizione e messa operativa in atto di una simile, praticata nuova prospettiva educativa e didattica in Sicilia.
Plaudiamo, quindi, alla iniziativa politica senza chiedere a questi Deputati di essere e farsi altro da quello che sono ma semplicemente,laicamente, se sapranno e vorranno, di essere coerenti e conseguenti SOLO al senso e allo spirito di questa mozione che ricorda la “RIVOLUZIONE DEL SETTE E MEZZO” e che, per linguaggio e senso, è anch’essa RIVOLUZIONARIA.
Del resto Noi crediamo che le IDEE hanno sempre conseguenze!




ANTUDU!
W la Sicilia!




Fabio Cannizzaro
Presidente di Focus Trinakria-
‘ppi la Kultura Siciliana ‘nto lu Munnu

NEL RICORDO DELLA RIVOLTA DEL "SETTE E MEZZO"





IL MANIFESTO F.N.S. SUL DIRITTO ALLA VERITA' E ALLA MEMORIA STORICA DEL POPOLO SICILIANO.





Venerdì 19 Settembre 2008, alle ore 16,30, a Palermo, nei locali di Via Brunetto Latini 26, si svolgerà il primo incontro di lavoro per la redazione del Manifesto sul diritto alla memoria storica del Popolo Siciliano.
I lavori saranno coordinati dal Prof. Corrado MRTO, Presidente di lu Frunti Nazziunali Sicilianu.
Con l'occasione sarà anche ricordata la Rivolta del "SETTE E MEZZO" che si protrasse a Palermo, appunto, per sette giorni e mezzo, dal 15 al 22 Settembre 1866.





GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS







IL PRESENTE VALE DA INVITO.

mercoledì 17 settembre 2008

AUGURI PER UNA FELICE SOLUZIONE DELLA QUESTIONE ALITALIA

I SICILIANI DEVONO PENSARE, PERO', ANCHE AD UNA COMPAGNIA DI BANDIERA SICILIANA


Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu si augurano che le trattative per la rinascita della Società di Bandiera italiana (ex ALITALIA) giungano a buon fine e che da queste scaturiscano SOLUZIONI rispondenti ai criteri del buon senso, alle esigenze di miglioramento del servizio aereo e anche alle legittime aspettative del personale dipendente.
Detto questo, tuttavia, l'FNS ritiene doveroso ribadire, soprattutto ai rappresentanti istituzionali della Sicilia ed agli imprenditori "nostrali", che rimane valida ed attuale - e soprattutto PRIORITARIA - la proposta di costituire una Compagnia Aerea Siciliana, al servizio dello sviluppo della Sicilia e delle esigenze di collegamenti rapidi e diretti all'interno di tutto il complesso Arcipelago Siciliano e fra questo ed ogni angolo del Mondo.
Ai disfattisti, gli agnostici ed, infine, agli ANTI-SICILIANI ricordiamo la validità dell'esempio della vicina Isola-sorella di MALTA e quello della sua Compagnia aerea.





GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS

domenica 14 settembre 2008

L’FNS NON ADERISCE AD ALCUN ALTRO PARTITO E NON HA STIPULATO ALCUNA ALLEANZA CON CHICCHESSIA!





ECCO COSA CI CAPITA DI DOVER LEGGERE!!!





Compiacendoci di leggere oggi, domenica 14 settembre 2008, il Bel blog “A rarika” animato dall’instancabile Orazio Vasta ci è capitato di imbatterci in un commento sullo stato d’esistenza dei movimenti meridionalisti scritto da un noto blogger noto come “L’Ingegnere Volante” riportato con il titolo: "Movimento"per il Sud" e Partito del Sud? Quali assurdi distinguo ideologici non consentono a questi due movimenti di fondersi?" dove testualmente si legge: “"Ad oggi esistono un movimento "per il Sud" e un Partito del Sud? Quali assurdi distinguo ideologici non consentono a questi due movimenti di fondersi? Ciò che trovo ancora più sconcertante è che il Fronte Nazionale Siciliano abbia aderito al PdSud mentre L'Altra Sicilia a "per il Sud...".

Di fronte ad una simile, vistosa inesattezza abbiamo postato una nostra precisazione a Vasta che qui riproponiamo anche ai frequentatori de “la questionesiciliana

'u FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU non ha mai aderito al PdSud, con esso aveva solo stabilito un'alleanza elettorale per il rinnovo della Deputazione siciliana al Parlamento di Roma.
Alleanza che venne meno per motivi politici di senso e coerenza quando il PdSud strinse nelle seguenti e successive elezioni amministrative un accordo con il Movimento di Nello Musumeci.
Credo che ciò vada ulteriormente ribadito visto l'icipit contenuto nel Post de L'Ingegnere Voltante che non fotografa bene, suo malgrado, la realtà delle cose per quanto riguarda la posizione du F.N.S.-
Con l'occasione è bene dunque ribadire che l'F.N.S. è schierato, oggi come sempre, solo ed esclusivamente dalla parte del Popolo e della Nazione Siciliana





CONCLUDIAMO DUNQUE RIBADENDO NUOVAMENTE CHE
U FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU NON ADERISCE AD ALCUNA ALLEANZA CON CHICCHESSIA E CHE PROSEGUE LA PROPRIA AZIONE POLITICA E CULTURALE PER L’AUTODETERMINAZIONE DELLA SICILIA SENZA SE E MA

NUOVO ANNO SCOLASTICO, VECCHI PROBLEMI POLITICI….






IL VICE SEGRETARIO F.N.S. RIVOLGE UN MESSAGGIO PER L’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO AI TANTI SOGGETTI DELLA SCUOLA SICILIANA E POI SVILUPPA ALCUNE CONSIDERAZIONI DI NATURA POLITICA, RILANCIANDO LA“STATUTIZZAZIONE DELL’ISTRUZIONE SICILIANA CON IL PIENO PASSAGGIO DELLE COMPETENZE AL GOVERNO SICILIANO. ECCO PERCHE’.




“ ‘U Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti rivolge con l’inizio del nuovo anno scolastico un SALUTO ed un AUGURIO agli studenti, alle loro famiglie nonché ai docenti e a tutti i lavoratori della scuola affinché l’anno che prende avvio possa essere proficuo.”


E’ questo l’avvio del MESSAGGIO rivolto dal Vice Segretario F.N.S., Fabio CANNIZZARO, ai Cittadini-utenti e ai Cittadini-lavoratori in occasione del prossimo avvio dell’anno scolastico.


CANNIZZARO poi prosegue: “ Certo, in Sicilia, a ben vedere, la situazione politico- organizzativa della scuola mostra le corde e più di un punto di assodata criticità.”


“ Noi Indipendentisti democratici du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti, da tempo, abbiamo messo in campo la NOSTRA PROPOSTA che propone concretamente di VOCARE COMUNITARIAMENTE ed AUTOCENTRARE il sistema dell’Istruzione Siciliana.”

“ Va detto che siamo gli UNICI ad avere – prosegue il Vice Segretario F.N.S. - un PROGETTO OPERATIVO CONCRETO e REALIZZABILE per disimpantanare e recuperare a ragioni di senso la Scuola Siciliana.”


“COME FARE? Noi proponiamo che l’intero Comparto Scuola passi nell’esclusiva competenza del Governo Statutario Siciliano. Occorre la REGIONALIZZAZIONE dell’intero Sistema Formativo, ora e subito.”


Prosegue CANNIZZARO: Si badi bene non si tratta per Noi du F.N.S. di una mera preferenza ideologica ma più e meglio di una ESIGENZA CONCRETA quanto indifferibile.”


“Quando si guarda alle esigenze espresse dalla Scuola Siciliana, dai suoi utenti ed operatori, emerge evidente come esse spesso vengano sacrificate e si perdano nel rivolo dell’anodina diffusione burocratica di competenze tra Stato e Enti Locali e Territoriali.”


“ A ciò poi si aggiunga che la “ratio” scolastica espressa dall’attuale Esecutivo romano certo non ci alletta né, cosa ancor più importante, convince.”


“Quanto propongono a e da Roma non fa, oggi, che complicare l’esistenza e il funzionamento della macchina operativa dell’Istruzione siciliana anziché agevolarla. Nel merito – aggiunge il Vice Segretario F.N.S. - pensate ai tagli, ad esempio, degli insegnanti e in particolare di quelli “di sostegno”, ispirati da una “ratio contabile” che non ci sentiamo di accettare e/o perorare.”


“Davanti a tutto ciò sarebbe ovvio e lecito attendersi che il Governo Siciliano, il suo Presidente e il gruppo parlamentare “autonomista”(di cui questo è politicamente ispiratore) prendessero posizione, in tale chiave, secondo logica e senno. Nulla di tutto ciò è invece accaduto. Gli “Autonomisti” sono “latitanti”, anche in questo campo, forse annichiliti da considerazioni di natura tattica riguardo i rapporti, a Palermo come a Roma, tra Loro e il PDL.”


“In questa ottica dobbiamo chiederci anche: cosa fa l’opposizione? Poco o nulla. Essa è perduta a Roma e ancor più a Palermo, nel Parlamento Siciliano, nelle nebbie della , delle recenti sconfitte elettorali. E allora?


Continua CANNIZZARO: “Allora restiamo solo NOI ad avere oggi un punto di vista, attento e coerente, sull’Istruzione Siciliana. La NOSTRA PROPOSTA è messa in campo, offerta senza gelosie, sia alla maggioranza che all’opposizione. Chiediamoci però: Sapranno approfittarne? E ancora domandiamoci: Chi ha paura di fare la cosa giusta?










sabato 13 settembre 2008

L'FNS COMMEMORA, A PALERMO, IL 142° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLTA DEL "SETTE E MEZZO"






Questa mattina, un'assemblea spontanea di Iscritti e Simpatizzanti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ha ricordato che il 15 Settembre del 1866, a Palermo e nel circondario, iniziò la grande sommossa popolare che sarebbe stata denominata "RIVOLTA DEL SETTE E MEZZO" per la sua incredibile durata, protrattasi per oltre sette giorni. La "RIVOLTA", com'è risaputo, dopo il successo iniziale, fu domata soltanto il giorno 22, ed in modo tragico, soffocata nel sangue dai massicci "bombardamenti" sulla Città, effettuati con i cannoni della Flotta Militare Italiana e con le artiglierie dell'armata di 40.000 soldati agli ordini del Commissario Regio, Generale Raffaele CADORNA.
Il Governo italiano fu costretto a proclamare lo STATO D'ASSEDIO e ad adottare, nei confronti dei Siciliani, procedure repressive di sapore colonialista. Furono effettuate rappresaglie, persecuzioni, violenze, torture ed esecuzioni sommarie, spesso senza alcun processo. In gran parte, comunque, documentate e sopravvissute alla censura.
Si contarono, alla fine, migliaia e migliaia di vittime. Quella rivoluzione "nazionale" siciliana non è ricordata neppure nella toponomastica cittadina. Ed è stata "rimossa" dalla Cultura Ufficiale.
Partendo da queste considerazioni, l'FNS conferma che farà della Rivoluzione del "Sette e Mezzo" la "TESTIMONIANZA" simbolo di quel fenomeno orrendo che è la cancellazione della memoria storica del Popolo Siciliano. Fenomeno che si è verificato dal 1860 ed è in corso tuttora.
L'FNS ha, infatti, intenzione di portare all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale, oltre che notizie ed aggiornamenti sulla persistenza della Questione Siciliana, anche la rivendicazione del DIRITTO alla VERITA' e alla MEMORIA STORICA del Popolo Siciliano.


Palermo, 13 Settembre 2008



GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS

venerdì 12 settembre 2008

PONTE-IMBUTO SULLO STRETTO DI MESSINA - BENVENUTO IL RINVIO - NECESSARIO COMUNQUE IL REFERENDUM -







Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ritengono che la decisione di fare slittare la posa della prima pietra del Ponte-Imbuto sullo Stretto di Messina sia stata, innanzi tutto, una scelta OBBLIGATORIA, necessaria, opportuna e niente affatto una libera scelta.
Ma l'FNS nutre, altresì, il forte sospetto che il fatto che il progetto esecutivo non sia stato ancora redatto non sia addebitabile alla mancanza di fondi e neppure alla casualità. Potrebbero esservi, infatti, comprensibili motivazioni di carattere tecnico-scientifico, legate anche alla difficoltà di assicurare la sicurezza, l'affidabilità, la fruibilità e l'economicità dell'opera.
Si tratta, infine, di motivazioni connesse alla mancanza di qualsiasi ritorno in termini di utilità e di convenienza di un Ponte che (a differenza di quanto di solito fanno tutti gli altri ponti del mondo) isolerebbe maggiormente la Sicilia, la mortificherebbe, ne cancellerebbe l'IDENTITA' anche geografica.
L'FNS si permette di concludere con due considerazioni di fondamentale importanza.
La Sicilia ha bisogno di collegamenti diretti, immediati ed economicamente convenienti con ogni angolo del Mondo. Politica, quindi, di investimenti in porti ed aeroporti e non in modesti e discutibili collegamenti con la sola Calabria.
Nessuna decisione in materia di Ponte sarebbe legittima senza un preventivo REFERENDUM nel quale il Popolo Siciliano e quello Calabrese esprimano la loro volontà sovrana.






GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS

giovedì 11 settembre 2008

FOCUS TRINAKRIA PLAUDE ALL’INIZIATIVA DI TRE CONSIGLIERI PROVINCIALI MESSINESI CHE INVOCANO L’AUTONOMIA SICILIANA A DIFESA DEI DIRITTI DEGLI ALUNNI...






...DISABILI E DEGLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO E VA OLTRE SPERANDO CHE SIA L’INIZIO DI UNA
“STAGIONE AUTOCENTRATA PER LA SCUOLA SICILIANA”




Come FOCUS TRINAKRIA ha dichiarato il Presidente del think tank del Sicilianismo e dell’Indipendentismo democratico siciliano, Fabio CANNIZZARO : “plaudiamo all’iniziativa presa dai Consiglieri Provinciali Messinesi del PD, Luigi GULLO Giuseppe GRIOLI e Pippo RAO che hanno prima proposto e poi visto approvare in Consiglio Provinciale una articolata MOZIONE che affronta la questione dei tagli inopinati operati sul “sostegno” nella scuola messinese in vista dell’inizio del nuovo anno scolastico “.
GULLO, GRIOLI e RAO hanno così nel loro documento politico poi recepito dal Consiglio della Provincia Regionale di Messina “impegnato”, come è possibile apprendere su qualche sito “ il Presidente Nanni Ricevuto e la stessa Amministrazione provinciale ad intervenire sul Ministero della Pubblica Istruzione per un “riesame’ della situazione “degli alunni disabili cui non è stato riconosciuta” l’assegnazione del docente di sostegno per le ore richieste, sulla base della diagnosi funzionale “ evento che riguarda ben 166 cattedre e famiglie di alunni diversamente abili.
La MOZIONE inoltre si legge contiene “ la richiesta di intervento presso la Regione Siciliana per “la non applicazione delle direttive nazionali in materia di Pubblica Istruzione, facendo leva sull’autonomia legislativa che la nostra Regione si riconosce.”
“Ora fatte salve le succitate,condivisibili e sacrosante ragioni che in termini politici e sociali spingono i 3 consiglieri – prosegue CANNIZZARO - vorremmo anche porre alla loro attenzione che la questione non può e non deve essere posta solamente in termini “tattici” ma può e deve rappresentare, anche per la loro area politico-culturale, l’occasione ( finalmente ) di un reale ripensamento sull’importanza e centralità dell’Istituto Autonomistico in Sicilia.
Ovvero crediamo che anche sul versante SCOLASTICO sia utile tornare alla SPECIALITA’ STATUTARIA, all’auspicabile e soprattutto realizzabile REGIONALIZZAZIONE dell’Istruzione Siciliana che appunto può e deve essere strutturalmente vocata ai bisogni didattici, educativi e sociali dei Cittadini Utenti e anche Docenti.”
“FOCUS TRINAKRIA – ha concluso CANNIZZARO – auspica dunque che l’iniziativa di GULLO, GRIOLI e RAO non sia , come riporta qualcuno, una mera 'finezza' tecnica, ma l’inizio fecondo di un PROGETTO AUTOCENTRATO PER LA SCUOLA, LA FORMAZIONE E L’ISTRUZIONE SICILIANA NEL XXI° SECOLO.
Scuola quella Siciliana che non può farsi azienda e deve essere e restare, per Noi Indipendentisti democratici, soprattutto AGENZIA EDUCATIVA e FORMATIVA.”-

L'EX PRESIDENTE DELLA REGIONE, SALVATORE NATOLI, CONDIVIDE FINALITA' DEL "MANIFESTO" SUL DIRITTO ALLA VERITA' E MEMORIA STORICA DEL POPOLO SICILIANO







Suscita feroci polemiche, ma anche molto interesse ed alcune qualificate adesioni, la recente iniziativa degli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu di redigere il MANIFESTO sul DIRITTO del Popolo Siciliano alla VERITA' e al recupero della Memoria Storica. Ciò soprattutto per contrastare adeguatamente la congiura del silenzio e la manipolazione della Storia Siciliana, messe in atto dal 1860 ai nostri giorni, da parte della maggioranza delle istituzioni, delle forze politiche dominanti e degli esponenti della Cultura Ufficiale italiana.
Valga per tutti l'esempio della Rivoluzione indipendentista detta del "SETTE E MEZZO" e che, appunto, durò - con epicentro Palermo - dal 15 al 22 Settembre 1866. E che, dopo le vittorie iniziali, fu domata soltanto con una martellante e spietata azione di bombardamento sulla Città da parte dei cannoni della Flotta militare italiana e delle Artiglierie dell'armata di quarantamila soldati agli ordini del Commissario Regio, Generale Raffaele CADORNA. Ebbene, a prescindere dal travisamento dei fatti, a Palermo non esiste una lapide che ricordi l'eroico comportamento ed il sacrificio di quei Martiri della lotta per la libertà e il riscatto della Sicilia.
In questo contesto, nel quale imperversa il colonialismo culturale, sono state particolarmente apprezzate la coraggiosa adesione e la disponibilità alla partecipazione ai lavori di redazione del MANIFESTO, pervenute da parte dell'Ex Presidente della Regione Siciliana, Salvatore NATOLI, il quale ha svolto, proprio in questi giorni, un'offensiva culturale fatta di conferenze, dibattiti ed incontri, anche televisivi, sull'argomento.
Sulla frontiera del recupero della memoria storica è impegnato, da tempo, anche il sodalizio culturale FOCUS TRINAKRIA, presieduto da Fabio Cannizzaro.





GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

mercoledì 10 settembre 2008

SE IL COSTO DEL PETROLIO E' SCESO AL DI SOTTO DEI 100 DOLLARI AL BARILE ....





Ferma restando la "pregiudiziale" sicilianista nei confronti dello Stato e del Governo italiano per sostenere che, in Sicilia, il prezzo della BENZINA e degli altri derivati del PETROLIO deve essere DEFISCALIZZATO, gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu si pongono il seguente quesito: Se sul mercato internazionale il PETROLIO ha raggiunto il risultato, da record, di scendere, finalmente, al di sotto dei 100 dollari al barile, perchè mai, - all'interno del mercato europeo e di quello italiano in particolare, - non si procede alla RIDUZIONE del prezzo della BENZINA e degli altri derivati? Le cui oscillazioni, com'è noto, sono legate alle quotazioni del Petrolio stesso.
Sarebbe il miglior modo, questo, per rispettare quelle regole del mercato che, a parole, vengono sempre invocate. E sarebbe pure un'occasione preziosa da cogliere al volo, per frenare la corsa all'inflazione e per dare un contributo non secondario alla ripresa produttiva.




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

UN MANIFESTO DEGLI INDIPENDENTISTI F.N.S. SUL DIRITTO ALLA VERITA' E AL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA DEL POPOLO SICILIANO





Gli Indipendentisti di lu Frunti Nazziunali Sicilianu ricordano a se stessi ed ai Siciliani tutti che ricorre, in questi giorni, il 142° anniversario della eroica e tragica Rivoluzione Indipendentista, detta del SETTE E MEZZO, perchè i combattimenti si protrassero dal 15 al 22 Settembre del 1866.
Nel corso della rivoluzione, nella sola Città di Palermo, che ne era stata l'epicentro sin dall'inizio, si contarono migliaia di vittime ed enormi distruzioni.
Dopo alcuni giorni di vittorie e di successi politici e militari, la grande sommossa popolare sarebbe stata stroncata da una serie di feroci BOMBARDAMENTI, effettuati, a colpi di cannone, dalla Flotta Militare e dalle truppe, appositamente mobilitate per piombare sulla Città, agli ordini del Generale Raffaele CADORNA, nominato Commissario Regio e dotato di pieni poteri.
Fu anche proclamato lo STATO D'ASSEDIO. Palermo e le altre città ed i paesi ribelli del circondario furono messi a ferro e a fuoco. La Sicilia subì il trattamento tipico delle COLONIE ribelli. Furono eseguite fucilazioni sommarie, rappresaglie, persecuzioni, stupri collettivi e torture di ogni tipo. Nonchè continue ed arroganti violazioni dei Diritti dell'Uomo. Violenze, queste, che si sarebbero protratte per molto tempo dopo la fine dei moti. E per la stragrande maggioranza delle quali non vi furono mai processi, nè verbali, nè condanne dei responsabili. Il fatto più grave è, però, che si neghi ancora oggi al Popolo Siciliano il diritto alla Verità e il diritto al recupero della propria "memoria storica".
La Rivoluzione del Sette e Mezzo non è un caso isolato, ma è certamente il "caso" più significativo di rimozione, di cancellazione e di travisamento dei fatti, attuati dalla Cultura ufficiale e dalle istituzioni di ogni ordine e grado. Le eccezioni - lodevoli, per la verità - sono pochissime.
Altra vergogna: a Palermo non esiste neppure una lapide che ricordi quell'evento storico che, a suo tempo, fu ammirato per il valore dimostrato dal Popolo Siciliano, ma che, per la spietatezza della repressione, fece anche inorridire l'intera Europa.
Su tutto e su tutti, oggi, vigono, a Palermo ed in tutta la Sicilia, la congiura del SILENZIO e il "COLONIALISMO CULTURALE", che va di pari passo con il colonialismo politico e con quello economico, ma che è certamente più dannoso e greve di conseguenze negative.
L'FNS prende, quindi, le distanze da quanti (nell'ambito di iniziative istituzionali o comunque ai margini delle attività culturali dei partiti italiani dominanti e della Cultura ufficiale) vorrebbero ridurre a fatto puramente "sindacale" o "sociale" o, peggio, folkloristico, quella che fu una grande rivoluzione "nazionale" del Popolo Siciliano. Una testimonianza indelebile, cioè, dello spirito indistruttibile del Popolo Siciliano, della Nazione Siciliana. Una rivoluzione, cioè, che, - grazie alla massiccia partecipazione di tutta la cittadinanza di Palermo e di tutti i ceti sociali, - smentì solennemente e definitivamente la tanto decantata validità e credibilità del plebiscito falso e bugiardo del 21 ottobre 1860, scondo il quale la quasi totalità dei Siciliani avrebbero voluto l'annessione della Sicilia al Regno di quel galantuomo di Vittorio Emanuele II, legittimando, così, la "CONQUISTA" da parte dell'armata anglo-piemontese-garibaldina e la riduzione in colonia di sfruttamento della stessa Sicilia. Il tutto alla distanza di appena sei anni.
Partendo dalla esigenza di recuperare in modo organico la Verità sulla Rivoluzione del Sette e Mezzo e dando voce alla nuova sensibilità che si è manifestata in tanti ambienti, sopattutto giovanili, in materia di ricerca della Verità, sui grandi fatti che riguardano la Storia della Sicilia dal 1860 ai nostri giorni, l'FNS organizzerà una serie di incontri di lavoro. Da questi incontri, che saranno, a seconda delle circostanze, allargati, scaturiranno indicazioni, contenuti e proposte che dovranno dare vita alla redazione del <<>>. Detta iniziativa è, ovviamente, aperta a tutti gli uomini di cultura dell'Europa, del Mediterraneo e del Mondo; in armonia con i sentimenti del vero Indipendentista Siciliano che è, consapevolmente, anche e soprattutto Cittadino del Mondo. Condizione, quest'ultima, che ci consentirà di portare la questione della verità negata anche all'attenzione dell'ONU.




A N T U D U !

ONORE AI CADUTI DELLA RIVOLUZIONE INDIPENDENTISTA DEL SETTE E MEZZO !




GIUSEPPE SCIANO'
Segretario Politico FNS

sabato 6 settembre 2008

GLI INDIPENDENTISTI DU CUMITATU MISSINISI DEL FRONTE NAZIONALE SICILIANO DISCUTONO SUL FUTURO DI SANT'AGATA DI MILITELLO







Gli Indipendentisti du Cumitatu Missinisi du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti ( Fronte Nazionale Siciliano – Sicilia Indipendente )si sono riuniti per esaminare la situazione politica e sociale di Sant’Agata di Militello. Si è discusso di sviluppo economico, commercio, turismo sostenibile, del ruolo della Città nel comprensorio nebroideo e anche delle necessità politiche e dei tanti bisogni sociali dei cittadini e delle cittadine.
Una riflessione quella voluta dagli Indipendentisti du Cumitatu Missinisi F.N.S. che vuole andare oltre il prossimo momento elettorale (che vedrà i Santagatesi impegnati prossimamente per il rinnovo del Sindaco e del Civico Consesso).

venerdì 5 settembre 2008

IL FRONTE NAZIONALE SICILIANO RIAFFERMA IL DIRITTO DEL POPOLO SICILIANO A CONOSCERE LA VERITA' SULLE VICENDE RISORGIMENTALI






E SUI SEDICENTI PADRI DELLA PATRIA (GARIBALDI COMPRESO)





Non si può negare che, in Sicilia e nel Mezzogiorno d'Italia, si sia verificato un inaspettato rifiorire di pubblicazioni di saggi, di libri, che, dopo tanti anni di silenzi e di mortificazioni, tendono, oggi, a riaprire il dibattito sulla Questione Siciliana e sulla Questione Meridionale. Questioni, queste, tuttora irrisolte e che trovano la loro ragione d'essere iniziale nelle modalità e nelle finalità colonialiste con le quali, nel 1860, avvennero l'occupazione "ANGLO-PIEMONTESE-GARIBALDINA" e la successiva annessione al Regno Sabaudo, con Plebiscito taroccato.
Con grande delusione e con comprensibile preoccupazione, abbiamo, però, notato come contro il civile fenomeno della "rinascita culturale" si sia SCATENATA una campagna di intimidazioni e di scomposte iniziative culturali e politiche (e non solo) da parte di moltissimi esponenti della Cultura Ufficiale. Non di rado sono in prima linea quegli stessi elementi che prima avevano teorizzato il SILENZIO STAMPA su tutto ciò che dicessero o facessero gli Indipendentisti, quelli veri, ovviamente.
Avviene, così, che ci troviamo oggetto di veri e propri PROGROM, fino a questo momento, - lo ripetiamo, - soltanto "cultural-politici". Ma il peggio può sempre arrivare.
Si vuole, cioè, che i miti falsi e bugiardi della impresa garibaldina e, nell'insieme, quello del Risorgimento italiano in Sicilia e nel Sud, NON siano messi in discussione. Non si hanno remore nel pretendere, - spesso in modo arrogante e senza mezzi termini, - che i Siciliani rinuncino alla ricerca della VERITA', in sè e in quanto tale. Coprendo di epiteti offensivi e di accuse infamanti quanti non si lasciano intimidire nè condizionare.
Perchè queste pretese antidemocratiche ed oscurantiste? Semplice. Anche i "DOMINANTI" sanno che la versione tradizionale ed ufficiale del "bellissimo" mito del Risorgimento è basata in gran parte sulla fantasia e sulla menzogna. Non a caso si è sempre parlato di AGIOGRAFIA Risorgimentale. Mentre la VERITA' è tutt'altra cosa. Ed è brutta, scomoda, dissacrante e pericolosa. Potrebbe, infatti, fare aprire gli occhi ai Popoli del Sud e soprattutto al Popolo Siciliano.
Dobbiamo, quindi, fermarci? Niente affatto! Non abbiamo paura dei teorici della menzogna e delle loro intimidazioni. Siamo consapevoli del fatto che dobbiamo fare il nostro dovere di Siciliani e di Cittadini del Mondo. Sì, perchè la VERITA' è un valore universale. Ed è anche un DIRITTO garantito da quella Costituzione del 1848, alla cui redazione contribuirono non poco i Deputati Indipendentisti Siciliani.
Ci permettiamo di ricordare a noi stessi e ad ogni Sicliano di tenace concetto un assioma di GANDHI, che ben si adatta al "Caso Sicilia" ed ai fatti che raccontiamo, e che così recita: "PRIMA TI IGNORANO; POI TI DERIDONO; POI TI COMBATTONO; ....POI VINCI ".
Non aggiungiamo altro .... per il momento.





GIUSEPPE SCIANO'
Segretario FNS

lunedì 1 settembre 2008

QUESTIONE DI STILE E QUESTIONE DI SOSTANZA…

Cari amici Noi de “laquestionesiciliana” vi proponiamo contestualmente prima la lettura di un articolo pubblicato lo scorso 29 agosto c.a. dal quotidiano “Il Manifesto” e di seguito una CHIOSA di risposta, da parte indipendentista, allo stesso articolo a firma di TRINAKRIUS, che de“laquestionesiciliana” è assiduo aiuto.



Dio, patria e famiglia




di Alessandro Portelli
su Il Manifesto del 29/08/2008

Dicevano gli antichi che quelli che gli dei vogliono far perdere prima li fanno impazzire. Avevano torto: qui più impazziscono e più continuano a vincere. Forse perché insieme con loro stiamo diventando tutti matti e siamo saliti come un sol uomo su una macchina del tempo che scivola a rotta di collo verso un passato sempre più remoto. Nell'universo del «di tutto di più», non basta il già demodé revisionismo anti-antifascista: «le ideologie del Novecento sono finite», ha proclamato Giulio Tremonti al meeting di Comunione e Liberazione. E con esse non solo il comunismo e il fascismo, ma «anche il liberismo. Bisogna tornare ai grandi valori dell'Ottocento» - o anche più indietro, al grido sanfedista di «Dio patria e famiglia». In un certo senso, già c'eravamo avviati. Basta pensare alla straordinaria idea di abolire i contratti collettivi e tornare ai bei tempi del contratto individuale, nella settecentesca finzione di uguaglianza contrattuale fra lavoratore e impresa. O alle lambiccate leggi elettorali che a mano a mano erodono quell'obbrobrio novecentesco chiamato suffragio universale con la folle idea che una testa valesse un voto. O alla restaurazione dello ius speciale dell'impunità per il sovrano. O al ritorno all'educazione gestita dalla Chiesa e articolata per censo, i poveri all'avviamento e i benestanti al liceo privato. O all'idea che esistano razze inferiori da rinchiudere ed emarginare. Fino adesso facevamo finta che tutto questo si chiamasse modernità, governabilità, mercato - liberismo, appunto. Grazie a Tremonti e all'aria che tira, adesso possiamo chiamare le cose col loro nome: restaurazione e utopia reazionaria. Anche questa è libertà. Però Tremonti deve stare attento. Certo, anche l'800 aveva le sue magagne - schiavitù, colonialismo... - ma non credo che lo disturberebbero più di tanto. Piuttosto, nel suo precipitoso viaggio nel tempo rischierebbe di imbattersi in ostacoli di altro genere, magari, di andare a sbattere su una cosa ottocentesca chiamata Comune di Parigi, su un brigante lucano di nome Ninco Nanco, su un dimenticato filosofo ottocentesco chiamato Carlo Marx, e persino su un capellone anticlericale in camicia rossa di nome Giuseppe Garibaldi.Su questo, per fortuna, ci stiamo già lavorando. Non bastasse la Lega che ce l'ha con Garibaldi per avere contribuito a unificare l'Italia, adesso ci si mettono anche i nostalgici nazionalisti siciliani. Così, il sindaco di Capo d'Orlando ha preso letteralmente in mano il piccone e ha demolito la targa della piazza del paese intitolata a Giuseppe Garibaldi. Intanto un altro sindaco della stesa sventurata terra, a Comiso, ha deciso che intitolare l'aeroporto al comunista Pio Latorre, ucciso dalla mafia (a proposito, stiamo tranquilli: nell'800 la mafia c'era già) è un'offesa all'identità patriottica, e restaura il nome assegnatogli ai bei tempi fascisti del 1937, quello di un generale d'aviazione morto in Etiopia - non senza, speriamo, avere debitamente irrorato quel primitivo paese africano con civilizzatori gas e bombe a frammentazione.In fondo, il sindaco di Capo d'Orlando è al passo coi tempi: la cosa ottocentesca su cui stiamo tutti lavorando alacremente è la restaurazione dell'Italia pre-1860, pluralità di staterelli di dimensione regionale e comunale, con al centro il potere temporale dei papi tanto rimpianto da Bagnasco (io comunque mi iscrivo fin d'ora al Granducato di Toscana). Perché dire '800 è già dire troppo: il diciannovesimo secolo che ha in mente Tremonti è quello degli inizi, della Santa Alleanza, del trattato di Vienna, di Talleyrand e di Metternich, di quelle belle guerre fra piccole grandi e medie potenze di cui infatti già assistiamo al revival. Ma una volta preso l'abbrivio, perché fermarsi? Saltiamo a pié pari i blasfemi lumi del '700, soffermiamoci un momento sui bei tempi della controriforma seicentesca, e visto che ci siamo arriviamo felicemente a quel «Medioevo prossimo venturo» di cui da tanto si favoleggia. E che tanto piace alla Lega e Alberto di Giussano. Con un problema, però: dopo tutto, nel Medioevo c'erano Francesco (che non cacciava i mendicanti da Assisi), Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto, Simone Martini... Oggi temo che non ci bastino Tremonti, Sgarbi (altro sindaco siciliano, a proposito) o Marcello Veneziani. C'è rischio che a forza di andare nel passato ci si accorga di quanto fa schifo il presente. E se siamo in tanti ad accorgercene, chissà che non succeda - come dicevano agli antichi - un Quarantotto...




FONTE: www.esserecomunisti.it/





ED ECCO ORA UNA CHIOSA UTILE E NECESSARIA DI COMMENTO ALL' ARTICOLO PUBBLICATO DA “IL MANIFESTO” CHE CHIAMA DIRETTAMENTE IN CAUSA LA NOSTRA AREA POLITICO-CULTURALE, DELINENANDO UN CONTESTO NON LUSINGHIERO E SOPRATTUTTO NON VERITIERO PER L’INIZIATIVA POLITICA INDIPENDENTISTA SICILIANA




Abbiamo letto, con attenzione, l’articolo di Alessandro Portelli evocativamente intitolato “Dio, patria e famiglia” (e qui sopra riportato integralmente) e devo dire che come Indipendentisti e Travagghisti troviamo il “pezzo” rivelatore e paradigmatico di un modo di vivere e intendere da “gauche” la QUESTIONE SICILIANA.

Ora qui certo ciò che ci fa riflettere non è tanto la complessiva sottovalutazione della Questione Siciliana o il fatto di non comprendere la sua peculiarità come Questione Nazionale ,quanto la disinvolta volontà di unire e fare un UNICUM di eventi e fenomeni politicamente, socialmente e culturalmente diversi tra loro; cosa che però non impedisce a Portelli di unirli, affastellarli e mischiarli in un mixato Teorema- Dogma indimostrato poiché indimostrabile.

Ben inteso che la nostra visione ideale, politica non abbisogna del plauso o peggio dell’ imprimatur di nessuno, poiché ha il suo fondamento nella storia e nel divenire stesso della Sicilia e dei bisogni politici e sociali del nostro Popolo.

E pur tuttavia ci fa pensare ed è comunque paradigmatico il fatto che anche un quotidiano come “Il Manifesto”, cui pur nella diversità sempre abbiamo riconosciuto libertà e profondità di analisi e curiosità intellettuale, non trovi di meglio e non sappia far meglio che parlare degli oramai noti“ fatti ”di Capo d’Orlando aggregandoli e uniformandoli molto affrettatamente con eventi che hanno ben poca attinenza con essi.
Diciamo pure che mettere in relazione la querelle sulla reintitolazione della piazza paladina e la successiva polemica sulla Verità storica ( dato che il vero revisionismo storico è quello apocrifo voluto dai risorgimentalisti ) con fatti ed eventi come: “il già demodé revisionismo anti-antifascista”, o ancora avvicinare la polemica Orlandina alla Weltanschauung Tremontiana di “Dio patria e famiglia” è sinonimo di una stiracchiata volontà di generalizzazione che, in verità, ci poteva essere risparmiata.
Fa, difatti, specie che un quotidiano comunista e una volta anche in virtù di ciò anticonformista si schieri in difesa di una figura equivoca e fors’anche equivocata quale indubbiamente è quella di Giuseppe Garibaldi.
Figura che Portelli, bontà sua, epiteta come “capellone anticlericale” senza per questo riuscire a renderlo né più simpatico né meno controverso.
Ed ecco, poi, giungere l’affondo che più da vicino ci riguarda, che ambirebbe ad essere una sorta di chiosa senza appello: “[…]Su questo, per fortuna, ci stiamo già lavorando. Non bastasse la Lega che ce l'ha con Garibaldi per avere contribuito a unificare l'Italia, adesso ci si mettono anche i nostalgici nazionalisti siciliani.
Così, il sindaco di Capo d'Orlando ha preso letteralmente in mano il piccone e ha demolito la targa della piazza del paese intitolata a Giuseppe Garibaldi.[…]”
Beh davvero ci si poteva attendere di più da un area politco-culturale che si definisce comunista e marxista.
E invece come da copione l’Autore mostra di non aver compreso per nulla, neppure lontanamente, il senso della questione che si è dibattuta e ancora si dibatte a Capo d’Orlando.
Questo dapprima compie una comparazione, non originale e di nessun valore, perché smentita dalla prassi e dalla nostra azione e tradizione ideale e politica , tra il leghismo etnicheggiante e l’ Indipendentismo siciliano di matrice politica, popolare e culturale.
Ma del resto sembra che nell’articolo si faccia poca attenzione alle diversità tant’è che vi veniamo bollati in modo voluto e generico, semplicemente come “nostalgici nazionalisti siciliani”.
Risponderemo ,all’articolista scrivendo che certo, siamo apertamente, orgogliosamente, SICILIANI, poiché parte di un Popolo antico , riconosciuto e laborioso ma per nulla malinconici né tanto meno meramente sciovinisti.
Noi siamo Indipendentisti e Patrioti siciliani.
Ed in virtù di ciò pacifici, antimafiosi e apertamente democratici e tutt’altro che passatisti.
E’ questa la connotazione che delinea e determina quotidianamente l’azione di lu FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU – SICILIA INDIPINNENTI ( F.N.S. ),partito-movimento politico Indipendentista democratico, progressivo e pacifista e FOCUS TRINAKRIA , think tank e sodalizio culturale di matrice più distintamente TRAVAGGHISTA ( cioè Socialista).
L’Articolista prosegue e scrive immediatamente dopo: “[…]Intanto un altro sindaco della stessa sventurata terra, a Comiso, ha deciso che intitolare l'aeroporto al comunista Pio Latorre, ucciso dalla mafia (a proposito, stiamo tranquilli: nell'800 la mafia c'era già) è un'offesa all'identità patriottica, e restaura il nome assegnatogli ai bei tempi fascisti del 1937, quello di un generale d'aviazione morto in Etiopia - non senza, speriamo, avere debitamente irrorato quel primitivo paese africano con civilizzatori gas e bombe a frammentazione.In fondo, il sindaco di Capo d'Orlando è al passo coi tempi […]”
Crediamo ciò sia non corretto e fuorviante visto che offre ai lettori de “Il Manifesto” un quadro in cui si associa la querelle di Capo d’Orlando con un altro evento, diversissimo (davvero per nulla accomunabile) come è quello legato alla succitata discutibilissima decisione presa dal Sindaco di Comiso, altra città siciliana.
Vorremmo, inoltre, ricordare al Manifesto che Noi du F.N.S. fummo tra i primi ad essere ed a manifestare a Comiso, seppure su una nostra piattaforma, indipendente e indipendentista, ( meno “intersecata” con gli equilibri geopolitici e ideologici di allora) ma pur sempre accanto a Pio LaTorre, contro i Missili,schierati ( sopra e oltre la volontà dei Siciliani) nella Terra di Sicilia.
Detto ciò poi troviamo davvero paradigmatico il tentativo di accreditare questa sorta di “liason” tutt’altro che lineare secondo una banale logica sillogistica.
Poco male! Ed ecco infine il “coup de Theatre “ che vorrebbe essere tra l’ironico e il salacemente sardonico.
Così attraverso questo successivo passaggio l’Autore ci informa delle sue ascendenze toscane, e, bontà sua , spara questa bordata e scrive: “[…]In fondo, il sindaco di Capo d'Orlando è al passo coi tempi: la cosa ottocentesca su cui stiamo tutti lavorando alacremente è la restaurazione dell'Italia pre-1860, pluralità di staterelli di dimensione regionale e comunale, con al centro il potere temporale dei papi tanto rimpianto da Bagnasco […]”
Ecco , dunque, dopo avere evocato, come convitato di pietra, il Vaticano, richiamando ipotesi neogiobertiane ecco ulteriormente, secondo un ragionamento ironicamente stereotipato, proporre di non limitare all’ ‘800 il processo di studio e riappropriazione storica della Memoria: “[…]Saltiamo a pié pari i blasfemi lumi del '700, soffermiamoci un momento sui bei tempi della controriforma seicentesca, e visto che ci siamo arriviamo felicemente a quel «Medioevo prossimo venturo» di cui da tanto si favoleggia. E che tanto piace alla Lega e Alberto di Giussano. […]”
Il giornalista prova secondo un copione noto a banalizzare e così disarticolare il senso della questione e così facendo non coglie che se oggi tanto si scrive e discute di “Risorgimento” ciò dipende forse dal clima di censura e intimidazione che per decenni avvolse coloro che coraggiosamente affermavano una vera “controstoria” della Sicilia e delle sua Masse Popolari.
E così chi rifletteva criticamente sul cosiddetto “periodo risorgimentale” finiva per pagare prezzi personali e politici enormi.
Oggi che invece finalmente si può analizzare quel periodo storico senza la pesante ( e spesso a-pensante) ipoteca del revisionismo apocrifo del “Risorgimento “ patriottardo e questo sì nazionalista, emergono le Verità celate troppo a lungo.
Portelli legga e si informi e se poi vuole rilegga, e rileggano con lui i compagni de “Il Manifesto” anche le illuminanti pagine scritte da tale Antonio Gramsci, intellettuale sardo e comunista” sul Separatismo siciliano quando nella Italia Nazione dominava il FASCISMO, e poi pubblicate sul "Risorgimento" (Torino 1949), 12 anni dopo la sua morte.
Ve ne riproponiamo , convinti che non sia inutile o retorico, un breve, indicativo, passo:“ Ciò che è interessante, in questa letteratura siciliana, giornalistica e libresca, è il tono fortemente polemico e irritato (unitarismo ossessionato). La questione invece dovrebbe essere molto semplice, dal punto di vista storico: il separatismo o c'è stato o non c'è stato o è stato solo tendenziale in una misura da determinarsi secondo un metodo storico obiettivo, astraendo da ogni valutazione attuale di polemica di partito, di corrente o di ideologia; la ricostruzione delle difficoltà incontrate in Sicilia dal moto unitario potrebbero non essere maggiori o diverse da quelle incontrate in altre regioni, a cominciare dal Piemonte. Se in Sicilia il Separatismo ci fosse stato, ciò non dovrebbe essere storicamente considerato nè riprovevole, nè immorale, nè antipatriottico, ma solo considerato come un nesso storico da giustificare storicamente e che in ogni modo dovrebbe servire ad esaltare di più l'energia politica degli unitari che ne trionfarono. Il fatto che la polemica continui accanita ed aspra significa dunque che sono in gioco "interessi attuali" e non interessi storici, significa in fondo che queste pubblicazioni tipo Natoli dimostrano esse stesse proprio ciò che vorrebbero negare, cioè il fatto che lo strato sociale unitario in Sicilia è molto sottile e che esso padroneggia a stento forze latenti "demoniache" che potrebbero anche essere separatiste, se in questa soluzione, in determinate occasioni, si presentasse come utile per certi interessi. Il Natoli non parla del moto del '66, e tanto meno di certe manifestazioni del dopoguerra, che hanno pure un valore di sintomo per rivelare l'esistenza di correnti sotterranee. che mostrano un certo distacco tra le masse popolari e lo Stato unitaro, su cui speculavano certi gruppi dirigenti. “

Chiarito e contornato ciò davvero troviamo che anche, soprattutto, a sinistra, manchi il senso del rapporto inestricabile tra storia, presente e futuro che proprio in questo rapporto logico si possono trovare ragioni di senso per un futuro diverso per la Sicilia e i Siciliani.
Un futuro che non veda più l’Arcipelago siciliano come mercato di assorbimento e colonia del capitalismo familistico del Nord Italia e dei suoi ascari siciliani e dei vari manutengoli mafiosi o para tali .
Ed è davvero l’atteggiamento insito nell’articolo de “il Manifesto“ un esempio da manuale che segnala, cosa non nuova nella storia del movimento operaio, l’essere operante, nei confronti della Sicilia,dei Siciliani di una vera e propria sindrome di NIMBY ( acronimo per Not in my Backyard – Non nel mio giardino).
Dobbiamo constatare, dunque, non senza malinconia, che il quotidiano dell’area comunista fa, a priori, riguardo a temi come: l’Autodeterminazione, le Lotte Nazionali l’impegno per la Verità Storica e il diritto all’esistenza delle Nazioni senza Stato valutazioni ideologiche,politiche di merito ed è lecito pensare anche legate a ragioni di “congruità nazionali e nazionaliste italiane” alla faccia di internazionalismo e/o cosmopolitismo.
Sembra davvero di assistere a un “refrain” del comportamento messo in atto , in anni lontani del XX° secolo, dal PCF d’oltralpe riguardo la questione indocinese.
Detto ciò sappiano i compagni del Manifesto che la Causa dell’Autodeterminazione della Sicilia e della libertà e prosperità della Sicilia e dei Siciliani, dei suoi travagghiaturi ( intesi come lavoratori ma anche come disoccupati,precari, giovani e donne) passa anche per il superamento dei vecchi pregiudizi quelli sì revisionisti e anti-siciliani legati talvolta anche a indotti e introiettati concetti neo-lombrosiani diffusi anche nel movimento operaio del Centro Italia e del Nord continentale .
Nella nostra lotta noi ci rifacciamo direttamente alla tradizione democratica siciliana e sicilianista dei Fasci Siciliani dei Lavoratori e del migliore Indipendentismo siciliano.
Ambiamo, inoltre, a determinare pacificamente una Sicilia senza mafia e per dirla con Antonio Canepa appunto “ senza sfruttati né sfruttatori”.
E ciò sia con il plauso del vostro quotidiano che no, esso è, infatti, questo sia chiaro un dato meramente quanto palesemente “sovrastrutturale”.




TRINAKRIUS