lunedì 31 dicembre 2007

L’ULTIMA INIZIATIVA DI 25 DEPUTATI EGIZIANI NON AIUTA IL GIA' TRABALLANTE PROCESSO DI PACE ISRAELO-PALESTINESE.

Amiamo spesso leggere le notizie pubblicate, in castigliano, dall’edizione on line del Quotidiano di Tel Aviv, Aurora. Oggi, in quest’ultimo squarcio di 2007, ci ha colpito e ci fa riflettere quella notizia secondo cui un gruppo di 25 deputati egiziani vorrebbero proibire l'entrata in Egitto al ministro degli Esteri di Israele, Tzipi Livni .
Fa specie che questo gruppo trasversale di deputati, sia dell’opposizione che del partito di governo, voglia presentare un provvedimento che impedisca l’accesso al massimo e più autorevole rappresentante della diplomazia della democrazia israeliana.
Motivo? Presto detto le accuse mosse da Tzipi Livni all’Egitto, davanti alla Knéset una settimana fa, di non fare abbastanza per contrastare il contrabbando d’armi tra lo stesso Egitto e la Striscia di Gaza.
Persino il presidente egiziano, Hosni Mubarak si è mostrato risentito.
E pur tuttavia il tema sollevato da Livni è e resta comunque una oggettiva priorità. Tanto che ci ricorda “ Aurora” è stato argomento di un recente incontro appunto tra lo stesso Mubarak ed il Ministro della Difesa d’Israele, Ehud Barak.
Noi de “ La Questione Siciliana” da sempre attenti e sensibili alla questione israelo-palestinese nell’ultimo giorno di questo 2007 dobbiamo constatare che il tanto decantato processo di pace, avviatosi dopo gli incontri di Annapolis, sembra trovare mille difficoltà.
Occorre andare oltre e proseguire cercando di dare risposta alle reciproche esigenze di pace. Senza però mai dimenticare, come fa certa parte dell’Opinione pubblica Occidentale, Europea, Italiana e anche Siciliana che un vero processo di pace parte dal riconoscimento reciproco che in concreto significa riconoscere il diritto alla DEMOCRAZIA ISRAELIANA di difendere se stessa e i propri cittadini.
Cosa ne penserebbero i Francesi, gli Italiani se fossero il Belgio o la Slovenia a non impedire,con maggiore attenzione, l’importazione di armi poi usate per ferire e uccidere i propri cittadini?
Occorre andare oltre la retorica per svelare come dietro la polemica antisiraeliana, spesso troppo spesso, anche durante queste feste, si cela, sciente o no, il pregiudizio anti ebraico se non antisemita.
Buon Anno a Tutti In Israele come in Palestina sperando che il 2008 sia l’anno della pace con due Stati sovrani e in pace!

PI' 'U CAPURANNU 2008

DAL GRUPPO DEL BLOG
“ LA QUESTIONE SICILIANA”





BONI FESTI

A VUATRI, A LI VOSTRI FAMIGGHI E A TUTTA ‘A NAZZIUNI SICILIANA


UN BONU 2008!

LA VERITA’ STORICA E’ PER TUTTE LE STAGIONI:IN SICILIA, IN VENETO E OVUNQUE


La questione della commissione che in Veneto dovrebbe fare chiarezza sul Plebiscito del 1866 non è mero dato di cronaca né di polemica locale veneta ma ha anche, per Noi Siciliani, motivi di interesse non solo e non tanto per la specificità della questione quanto più e meglio per il grumo di contraddizioni storiografiche e politiche che evoca e trascina con sé.
E’ questa una riflessione che trascende anche dall’essere più o meno d’accordo o in disaccordo sia con i metodi che con la prassi portata avanti dalla Lega Nord.
Se, infatti, motore di tutto è l’organizzazione padanista è pur vero che la questione sollevata esiste innegata perché innegabile da ben prima che il “carroccio” esistesse e dipanasse la sua azione politica.
Si tratta, liberata alla sua pur importante specificità, di una riflessione sul valore, il senso,l’importanza e il peso della Verità dei fatti e degli accadimenti nella storia della forma-stato Italia a seguito della cosiddetta “unificazione” .
Poste queste necessarie premesse occorre dire che Noi del blog indipendentista “ La Questione Siciliana” siamo, da tempo, impegnati su questo frangente anche se profonda, quanto pur rispettosa, è la nostra diversità dalla Lega e dalle sua visioni e/o prese di posizione talvolta etnicistiche.
Ora, nello specifico, non abbiamo particolari, specifiche o specialistiche, benemerenze nella conoscenza particolareggiata della storia Veneta e Serenissima eppure, ciò malgrado, vorremmo dire la nostra sul dato specifico della “querelle” ripresa e riportata anche dal “ Corriere della Sera” in data 29 dicembre 2007 nell’articolo - “VENETO ANNESSO CON BROGLI” MA GALAN BLOCCA LA LEGA – a firma di Alessandro Trocino.
Diremo subito a scanso di equivoci che non ci interessa, in questa sede, il dato di polemica politica più squisitamente tattico.
Vogliamo invece porre la nostra attenzione su alcune affermazioni di storici e studiosi riportate nel servizio di Trocino.
Ad esempio crediamo sia profondamente sbagliato esorcizzare, nello specifico, una posizione che voglia restituire, la giusta contestualizzazione, al passato, alla memoria collettiva dei Popoli siano essi Veneto o Siciliano.
Nello specifico ci colpisce il fatto, che anche in Veneto, si denoti una montante, persistente volontà di riaffermare e riaccreditare le vecchie, smaccate vulgate risorgimentaliste e centraliste.
Ora noi non conosciamo né lo storico Zorzi né il docente Lanaro ma nelle loro dichiarazioni , riprese dall’articolista de il “ Corriere della Sera”,ritroviamo, elementi, non secondari, della polemica tutt’ora aperta, in Italia, tra storiografia ufficiale risorgimentalista e quindi, per definizione, revisionista e contro-storiografia federalista, autonomista, indipendentista anti-ufficializzata.
Zorzi scrive, come riportato da Trocino - “[…] ma rimettere in discussione la storia non ha senso […] “- .
E’ un’affermazione che in tutta onestà non ci sentiamo di sottoscrivere.
Se, infatti, dovessimo accettare questa logica dovremmo davvero rivedere, al ribasso, tutte le nostre categorie etiche e morali, nel valutare e “giudicare” gli accadimenti storici.
Zorzi, in sostanza, ci chiede di accettare, una visione,in base alla quale, dovremmo chiudere i conti con il passato accettandolo come ce lo hanno presentato,con i suoi travisamenti anche pacchiani, senza giudizi di merito o valore, come se i dati umani potessero essere “neutra materia” ( ma si può prescindere dai giudizi di merito? Egli forse lo fa? ).
Non ci convincono neppure, lo scriviamo con rispetto, le dichiarazioni,sempre riportate da Trocino, del docente dell’Ateneo di Padova, Silvio Lanaro.
Ora non vorremmo sembrare né prevenuti né alteri ma crediamo che fior di ricerche storiche e documentali abbiano abbondantemente testimoniato e comprovato che lo “stile” di governo dei Savoia, in quegli anni, non era né lungimirante né illuminato né tanto meno democratico.
Nel condurre il nostro ragionamento chiameremo, in nostro aiuto, per definire e contornare il quadro, quelli che chiameremo i “precedenti siciliani”.
Il Plebiscito siciliano, ma anche quelli che sancirono la “piemontessizzazione” e quindi la “savoizzazione” degli Stati pre-unitari della penisola italiana testimoniano, abbondantemente, della, come dire, pervicace vocazione sabauda alla “sofisticazione” dei momenti plebiscitari.
Del resto ha ben ragione il leghista Stivan quando adduce ad elemento se non di prova di concreto dubbio, nello specifico del plebiscito del 1866, il dato quantitativo, in termini percentuali, del NO all’annessione che si concretizzò in soli 69 voti contro ben 646.789 sì e tutti, sembra, entusiastici.
Ancora in quest’occasione, come prima in Sicilia,l’arroganza divenne sfacciata e senza limiti. Si volle accreditare, silenziando con la violenza più truce e barbara, chiunque anche solo avesse non dico una posizione contraria ma anche dubbiosa.
E’ il tipico stile che anche, nell’appena passato XX° secolo, ha caratterizzato tutti i Governi anzi i Regimi autoritari e a-democratici.
Il fatto poi che questo elemento di dubbio venga espresso e palesato dall’esponente di una forza politica, spesso discussa e per certi versi anche discutibile, anche dal punto di vista federalista e/o indipendentista ( cosa che noi facciamo spesso senza sconti né deferenze) non sottrae per nulla credibilità e senso all’evidenza logica, storica e politica dell’affermazione.
Fa dunque specie che il Prof. Lanaro mostri tanta sicurezza contando sulla – “assoluta trasparenza “- del Plebiscito del 1866.
E pur tuttavia Egli con la sua schietta onestà intellettuale, aggiunge un chiarimento che, di fatto, porta appunto acqua al mulino dei Venetisti e di tutti coloro che credono, non tanto nella Commissione quanto nell’utilità e nella necessità di far trionfare la verità storica.
Lanaro, riporta l’articolista Trovino, dice riferendosi a quel plebiscito: - “Naturalmente allora non poteva essere concepito come un voto moderno: era una manifestazione di adesione ad una decisione già presa. Logico che votassero solo i favorevoli.”-

Ora eviteremo accuratamente di trarre conclusioni, pur possibili, dalla visione di “realismo storico” qui enunciata che potrebbe avere esiti dirompenti sulla ricerca storica e in prospettiva anche sull’interpretazione della “historia” dei nostri tempi e giorni.
Prenderemo, invece, l’affermazione in questione come ulteriore ( a dire il vero tautologica prova) della concezione che della democrazia, dello Stato di Diritto, e del Diritto in genere, avevano i Savoia e con essi lo Stato Sabaudo che era l’anima dell’allora “Regno d’Italia”.
E pur tuttavia comprendiamo che a seguito di una campagna sistematica, ufficiale, di riscrittura dei dati e contesti storici di quegli anni, durata oltre 145 anni, è per molti difficile abbandonare le vulgate acquisite sull’”Unità” di Italia.
Addurremo, quindi, un altro (anch’esso forse superfluo ma indicativo) dato di riflessione.
L’anno di quel Plebiscito è il 1866.
Un anno che in Sicilia, per i Siciliani, per la Nazione Siciliana vede un accadimento eroico e terribile.
Parlo della “ Rivoluzione del Sette e Mezzo” che vide Palermo dal 16 al 22 settembre di quel 1866 ribellarsi all” illuminato governo Sabaudo”. Rivoluzione sedata solo con la violenza più sfrenata e anche grazie ad un delittuoso bombardamento dal mare di Palermo.
E’ questa la “Visione del Mondo” del neonato Regno d’Italia in quel 1866.
Ora ancor oggi di questa “ Rivoluzione del Sette e Mezzo” si scrive, si parla poco, pochissimo e quando se ne parla non si pone l’accento sull’essere stato una sollevazione Siciliana, Sicilianista, un guizzo eroico di dignità popolare e nazionale ma la si ridimensiona e la si collega, con un trucco vecchio ma sempre utile, a fenomeni o di Jacquerie del proletariato urbano palermitano o collegandola a cause altre in modo da sottrarle il suo vero contesto.
Eppure essa testimonia del “clima” che i Savoia offrivano i loro vecchi e nuovi sudditi.
In questo “clima” appunto si svolge il plebiscito del 1866.
E’ verosimile pensare che questi spietati sovrani, cannonatori e ispiratori di stragi che nulla hanno da invidiare alle ecatombi del XX° secolo, giunti in Veneto, come sulla Via di Damasco, si scoprirono, d’incanto, democratici e politicamente corretti?
E’difficile da dimostrare e ad oggi infatti risulta indimostrato.
Come crediamo sia difficile da comprovare se si esce dal campo consolante della vecchia riscrittura risorgimentalista il dato che vorrebbe la dominazione austriaca, sic et simpliciter, spietata e oltremodo odiata.
Vi sono fortunatamente dati documentali, sopravvissuti al furore storiografico ufficiale, che testimoniano un’altra verità, scevra da ideologizzazioni, nazionalismi biechi e riscritture imbarazzanti.
Concludendo speriamo di avere aggiunto elementi di chiarezza e comunque di riflessione al dibattito.
Vi salutiamo, quindi, con l’antico grido del Popolo Siciliano durante i Vespri che è summa e sintesi del Sentirsi, viversi e percepirsi Nazione del e nel Mondo.
ANTUDU!

giovedì 27 dicembre 2007

OLTRE LE NEBBIE DELLA VECCHIA STORIOGRAFIA RIEMERGE IL PATRIOTTISMO NAZIONALE SICILIANO


ECCO UNA METARECENSIONE ( CIOÈ UNA RECENSIONE DI UNA RECENSIONE) APPARSA SU IL SOLE 24 ORE –DOMENICA RIGUARDO UNO STUDIO
SU SANTORRE DI SANTA ROSA.


Domenica 23 dicembre 2007 sulle colonne del prestigioso inserto culturale domenicale del giornale “ IL SOLE 24 ORE “ è stata pubblicata un interessante recensione a firma Roberto Coaloa dal titolo “ UN CONTE RIVOLUZIONARIO”.
Nell’articolo si presentava il libro di Filippo Ambrosini “ SANTORRE DI SANTA ROSA. LA PASSIONE E IL SACRIFICIO” editato dalle Edizioni del Capricorno di Torino.
L’articolo-recensione è di per sé interessante per chi coltiva attitudine e passione per la storiografia e le biografie dei personaggi storici, ma per Noi Indipendentisti de “La Questione Siciliana “ il “ pezzo ” di Roberto Coaloa ha anche un altro, forse involontario ma non meno evidente, merito.
Quello di offrire, apertis verbis, ai lettori, siciliani ed italiani, l’occasione di riflettere sulla Sicilia, la sua tradizione e le sue aspirazioni che dopo il processo ” risorgimentale ” vennero riscritte, riadattate e conculcate.
Citiamo dunque qui la parte dell’Articolo di recensione che più ci ha colpiti e interessati sperando così di fare cosa gradita sia a Coaloa che all’autore del libro Filippo Ambrosini:
[…] Lo storico nota che il conte, a partire dal gennaio 1801, tenne dei Brouillons Littéraires: annotazioni sulle letture, la lista dei libri dati in prestito agli amici, insieme a produzioni letterarie in prosa e versi. Ambrosini narra la genesi di un’accurata ricerca storica, letteraria e linguistica sulla Sicilia medioevale che Santorre iniziò nel 1817, base di un romanzo epistolare, Lettere Siciliane.
L’isola era per lui un esempio di patriottismo: i suoi abitanti avevano lottato contro gli stranieri per la propria libertà.[…]

Quali sono dunque le nostre valutazioni e deduzioni?
Dal passaggio della recensione di Roberto Coaloa emerge netta, stringente la percezione pre-risorgimentale che l’Italia, il Mondo avevano e veicolavano della Sicilia, una Nazione nota e riconosciuta come noto e riconosciuto era il suo patriottismo e il suo amore per la Libertà.
Oggi dopo tanti anni di indotto “ afflato centralista “ leggere dei giudizi di Santorre di Santa Rosa è l’occasione per Noi di trovare conferma alle nostre analisi e parimenti per informare i tanti detrattori del Sicilianismo che essi sono probabilmente solo dei “ malinformati “ risultante sia pure dotta della prima campagna storiografica revisionista sistematica della Storia, quella avviata dopo l’annessione al Piemonte della Sicilia, che aveva lo scopo ( non raggiunto pienamente) di sostituire a verità storiche costruzioni ideologiche , quelle appunto del vecchio Risorgimentalismo.
E’ dunque un piacere leggere,in una tranquilla domenica pre-natalizia, che sia pure indirettamente ed incidentalmente, si aprano, nella cultura italiana del XXI° secolo, squarci di verità storica sulla Sicilia che oggi, come allora, può tornare, con dignità, a coltivare la piena, legittima consapevolezza di sé , della sua storia e della sua Nazionalità.

martedì 18 dicembre 2007

LA SICILIA ETERNA CENERENTOLA DEI TRASPORTI SI DOMANDA SONO POSSIBILI COLLEGAMENTI AD “ ALTA DIGNITA’ ” ?

MENTRE LA STAMPA CONTINENTALE RIPRENDE LE PROMESSE
DELLE FERROVIE SULL’ALTA VELOCITA’


Un importante quotidiano raccontava, qualche giorno fa, la notizia in bella evidenza che le Ferrovie stanno per rilanciare il progetto dell’Alta Velocità. L’articolista riferiva le dichiarazioni di uno dei più alti dirigenti della holding ferrovie che annunciava entro un anno l’entrata a regime di tratte come la Roma-Milano e la Milano-Bologna oltre che entro la fine del 2009 la definitiva operatività dell’intera Alta Velocità con il completamento della linea Torino-Napoli-Salerno.
Ora più che evidenziare la ovvia illogicità di una Alta Velocità che bypassa ed esclude ampi settori di territorio come la Sicilia dato evidente quanto incontrovertibile vorrei qui appuntare la mia e la vostra attenzione sul fattoanche esso evidente e comunque a ciò collegato, che non solo o tanto la Sicilia è esclusa dalla Alta Velocità quanto anche da ogni serio processo di rinnovamento e rilancio di tutte le forme di trasporto e/o collegamento.
Se per notare lo stato di complessivo disfacimento della struttura ferroviaria isolana basta essere utente o anche solo sporadico viaggiatore a ciò si unisca pure una politica dei trasporti, fatta dal Governo Centrale ed avvallata dall’immobilismo del Governo Regionale, che di fatto isola la Sicilia e i Siciliani.

Sappiamo perché lo constatiamo giornalmente che il Governo Centrale non solo non ha intenzione di meglio collegare la Sicilia al Mondo e al resto dell’Italia geograficamente intesa ma anzi sembra, con i fatti, intenzionato a sancirne l’isolamento. Spiego perché.
Se già abbiamo analizzato la situazione del trasporto su binari a questa evidente determinazione dobbiamo aggiungere, per meglio contornare la situazione, il fatto che il Governo Romano sembra intenzionato a “riclassificare “ anche gli aeroporti siciliani. La notizia è di qualche mese fa. In questa ipotesi, che non sappiamo se già praticata o abbandonata, ci troveremmo innanzi ad un’ulteriore colpo inflitto alla mobilità per e dalla Sicilia.
Mi spiego, se la riclassificazione dovesse avere luogo, nei modi descritti dalla stampa, assisteremmo alla sottrazione agli e dagli aeroscali siciliani dei voli low cost. Il provvedimento quando fu pensato aveva, con tutta evidenza, lo scopo di favorire l’Alitalia. Ora che siamo prossimi alla vendita di questa sorge il dubbio, che questo escamotage, potrebbe essere parte delle condizioni pattuite, garantendo di fatto ad Alitalia come anche al suo acquirente il controllo pressoché monopolistico delle tratte da e per il nostro Arcipelago.
Ora è di tutta evidenza che se a ciò si aggiunge una rete stradale ancora incompleta dove nei tratti autostradali già esistenti, costruiti con denaro pubblico, si pensa alla “ gestione privatistica” e ciò ad una incontestata , nei fatti, “privatizzazione”. Per non parlare poi dei collegamenti marittimi, cioè delle tanto strombazzate “ autostrade del mare “.Sull’argomento si è fatta, tanta troppa propaganda e come al solito concretamente poco anzi pochissimo. Ne volete una prova?
Pensate allo stato indecoroso in cui versano i collegamenti da e per le cosiddette “isole minori” che invece sono parte vitale dell’Arcipelago Siciliano.
Queste Isole in realtà di “minore” hanno solo l’attenzione dei Governi regionale e centrale.
Emerge, dunque, a ben vedere un quadro dei trasporti, della mobilità siciliana che definire gravemente deficitario è poco.
Eppure basta ascoltare i media italiani e siciliani per assistere a continui richiami alla ritrovata centralità della Sicilia nel Mediterraneo.
Domandiamoci quindi come si può asserire una cosa e poi negarla affermando, con atti e prassi operative l’esatto contrario. Si può e l’Italia lo sta facendo riguardo alla Sicilia affermandone la centralità Mediterranea, mondiale a livello geopolitica e strategico e poi condannando la stessa e i suoi abitanti e cittadini ad un isolamento reale. Perché?
Avanziamo un ipotesi forse parziale quanto sicuramente partigiana.
La nostra interpretazione di questo fatto evidente, oggettivo è che la ritrovata centralità siciliana nel Mondo e nel Mediterraneo trova impreparati politicamente e culturalmente una classe politico-burocratica centralista, legata a vecchi cliche ed essenzialmente Nord-centrica.
Ciò significa che restituire centralità alla Sicilia, permettere ad essa non dico di interagire liberamente nel mondo e con il mondo ma anche solo di conquistare, da sé, una sua dimensione minaccia gli equilibri di potere e nel potere della Forma-Stato Italia.
Dei Siciliani che viaggiano facilmente, che si spostano senza l’enormi difficoltà di sempre e che fanno tutto ciò senza evocare feticci costosissimi come il Moloch Ponte sullo Stretto minacciano gli equilibri non solo del Potere ma anche quelli Economici. Una Sicilia capace di recuperare, infatti, il suo ruolo, il suo posto nel Mediterraneo è una terra che può decidere da sé, per sé il suo futuro. E’ una Isola Mediterranea nel centro del Mediterraneo che non accetta più di vedere rappresentato da una Toscana o da una Lombardia una idea di mediterraneo del e nel XXI° secolo.
Essa parla, si sposta, si confronta facendo a meno di mediazioni di potere tradizionali che spesso, sappiamo anche da evidenze processuali, sono passate anche della malavita organizzata o Mafia che dir si voglia.
E invece cosa accade? Il Governo Romano presieduto da Romano, da Prodi sembra intenzionato, diremmo pervicacemente intenzionato ad isolare, nella mobilità e nei trasporti i Siciliani e quindi l’intero Arcipelago.
Tutto ciò non vede se non nominalisticamente contrapposto il Governo Regionale che fa dell’opposizione a una simile, sconvolgente prassi solo una tuttosommato manieristica questione di polemica politica e di schieramento.
Ma chiediamoci ad un Siciliano che vive a Mazzarino o Villarosa o ancora a Tortorici solo per citare alcune cittadine anziché altre cosa importa se a Governare è Romano o Totò , quando Totò o Romano , nella prassi, scevra dalla retorica politica manierata, sono ambedue espressioni della medesima visone del mondo orientata da partiti con la testa, il cuore e ciò che resta orientato a Roma o Milano? Nulla!
E infatti se si espungono mere denuncie di facciata, talvolta anche dalla stinta coloritura sicilianista o presunta tale, in concreto poi la Sicilia ASSUPPA ‘IE AGGHIUTTI o meglio questi politici centralisti ‘NI FANNU ASSUPPARI ‘IE AGGHIUTTIRI ‘STI BUCCUNA AMARI, perché i loro partiti, le loro holding politiche hanno interesse a sostenere i soliti, immarcescibili poteri economici forti.
L’unica occasione in cui costoro si svegliano dal loro letargo è quando avvertono, d’istinto, la possibilità di reintrodurre dalla finestra, ciò che è uscito dalla porta. Nello specifico il grande, lauto affare del PONTE SULLO STRETTO di Messina.
Poco importa a costoro che sia stato dimostrato economicamente, ingegneristicamente e in termini di politiche per e dei trasporti che esso è inutile, controproducente.
Esso resta una appetitosa occasione economica per molti, troppi di coloro che, non proprio disinteressatamente, ne perorano ,a vari livelli, la costruzione.
Una parte di colpa l’ha, poi, lo stesso Governo in carica, che sul tema sembra avere posizioni a cipolla, cioè sovrapposte e stratificate. D’un canto v’è il Ministro Bianchi decisamente per il No dall’altro il Ministro Di Pietro che nicchia con un sornione NI.
In Questo clima di generale indiscriminata confusione, forse tra i pochi ad avere una viosine coerente e chiara della Questione della Mobilità da e per la Sicilia sono proprio i settori democratici e progressisti dell’Indipendentismo Siciliano che sono rappresentati da ‘u du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti ( Fronte Nazionale Siciliano – Sicilia Indipendente ).
L’F.N.S. pur difendendo le ragioni sociali, politiche , culturali e anche economiche nonché nazionali che spingono a tutelare e vivificare, come risorsa e “valore aggiunto” l’INSULARITA’ unica e peculiare della Sicilia pensa sia possibile un modello di collegamenti che non offenda, isoli e penalizzi i Siciliani, la Nazione Siciliana nei rapporti con il Mondo, l’U.E. e lo stessa Penisola continentale.
Ciò è possibile senza la pioggia di miliardi del Ponte sullo Stretto richiamando invece i Governi, quello centrale e quello Siciliano, a politiche dei trasporti serie e socio sostenibili.
La centralità nel Mediterraneo sottrae spazi alla Continentalità di certo Capitalismo familiare o familistico, a certa finanza allegra e quartierinizzata. Poco male la Sicilia ha già pagato prezzi altissimi all’Imperialismo interno Italiano. Ora esige il suo spazio nel Mondo, per potere da sé rialzarsi, dopo l’umiliazione dettata da certo centralismo, da certa politica, da certo malaffare mafioso.

E’ il momento di dire ANTUDU! E di farlo eccheggiare, pacificamente, democraticamente ed apertamente nel Mediterraneo e nel Mondo.

martedì 11 dicembre 2007

LETTERA APERTA ALL'ASSESSORE LEANZA

FOCUS TRINAKRIA RILANCIA LA MOBILITAZIONE
PER UNA SCUOLA PER E DEI SICILIANI.
Alla cortese attenzione dell’Assessore BB.CC., Ambientali e P.I
Della Regione Siciliana
On. Leanza



Signor Assessore,
la lettera aperta con la quale ci rivolgiamo a Lei vuole rappresentare un percepito disagio sul senso, le prospettive ed il futuro della scuola siciliana.

Da tempo Noi di FOCUS TRINAKRIA, think tank indipendentista democratico, progressista e "travagghista" crediamo e ci adoperiamo per dare senso, prospettiva e visibilità ad una campagna in favore di una scuola per e dei siciliani.

E' nostra convinzione, infatti, che solo una scuola siciliana e per i siciliani possa rappresentare ed intercettare i bisogni, le speranze e i desideri della nostra Gente.

Del resto è sotto gli occhi di tutti, anche dei più distratti, che l'attuale sistema scolastico centralista non assicura più una istruzione qualificata. Che fare?

A nostro avviso è giunto il momento di adoperarsi e proporre, scelte e soluzioni, coraggiose e adatte alla situazione.

E' giunto il tempo che finalmente si invochi ed avochi nel e al Governo Regionale l'effettiva gestione e pianificazione dell'Istruzione, di ogni ordine e grado, della Sicilia.

Lei, Assessore, ad oggi ha avuto l’onere non facile e delicato di governare l'esistente.

Ma ora è giunto il momento On. Leanza, nella sua qualità di Assessore regionale ai Beni Culturali, Ambientali e alla Pubblica Istruzione della Regione Siciliana di assumere la responsabilità istituzionale e politica di condurre la nostra Scuola.

A ciò si unisca poi, cosa non accessoria né secondaria il fatto che Lei ricopre questa prestigiosa carica in virtù del fatto che è espressione di un gruppo parlamentare all'ARS e di un partito Autonomista.

Un assessore autonomista non può, non deve incorrere nella medesima ignavia dei suoi predecessori ma deve semmai caratterizzarsi e caratterizzare il suo mandato in chiave di difesa e consolidamento della Scuola, delle sua funzione nella realtà siciliana e nella tutela dei valori dell’Identità Siciliana.

Ella comprenderà dunque quante delusioni e quante speranze di cambiamento animano questa nostra Lettera Aperta e come queste e le successive nostre osservazioni critiche siano motivate non da pregiudizi preconcetti quanto da un sicero amore per la nostra Terra

Crediamo ancora che non sia troppo tardi Ella può ancora farsi campione attivo e vitale nell'utile e necessaria opera di rilancio dell'Identità, della Memoria e anche della Lingua e Cultura Siciliana.

E' giunto il momento di un SUSSULTO di coerenza. Ella può e deve, a nostro avviso, avviare una nuova, ulteriore fase di riflessione e di lotta in difesa dei diritti culturali del Popolo Siciliano.

Ad un uomo intelligente, quale indubitabilmente Ella è, non sfugge di sicuro che solo una scuola al servizio del Popolo Siciliano potrà garantire un futuro di libertà e democrazia alla nostra società.

Occorre avere, ora e adesso, il coraggio , di opporsi, a Palermo, da Palermo, in i modo aperto e democratico, alla neo-centralizzazione e omologazione dell'Istruzione e della Scuola Siciliana.

Noi di FOCUS TRINAKRIA ci contrapponiamo ad una simile prospettiva e speriamo così di salvare e rilanciare la scuola siciliana .

La nostra idea di SCUOLA SICILIANA non esclude anzi fortifica ancora di più la scuola ad una prospettiva pluralista.

Una scuola della Comunità Siciliana che sia risorsa Comunitaria.

Una scuola che si renda garante della libertà di insegnamento e si autogoverni democraticamente con l'apporto di tutte le sue componenti ( insegnanti, genitori, studenti).

Una scuola che sia di tutti, per tutti che cooperi a recuperare e/o affrontare sia i ritardi che gli svantaggi.

Una scuola che garantisca a ciascuno un'istruzione qualificata tenendo anche conto delle richieste del mercato.

Ecco l'idea di scuola siciliana che Noi Le proponiamo di sposare, abbracciare e legare a Lei e al suo mandato.

A Lei proponiamo, da Siciliano, in Sicilia ed in nome del Governo Siciliano di affrontare e risolvere i bisogni, i tanti bisogni, del personale della Scuola, docente e no.

Le chiediamo di impegnarsi per una scuola siciliana per la quale siano rese disponibili, più e meglio, risorse per realizzare la propria finalità e tali da adeguare la spesa e il livello dell'istruzione a quella degli altri Paesi europei ed occidentali.

Secondo questa visione Le chiediamo di recuperare, sposare e far propria applicandola concretamente la ben nota proposta du Frunti Nazziunali Sicilianu - " Sicilia Indipinnenti " ( Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia Indipendente ) di operare una PIENA, CONDIVISA “REGIONALIZZAZIONE” della SCUOLA SICILIANA.


Certo comprendiamo che anche se Ella si schierasse, secondo senso e buon senso, con Noi nel sostenere la bontà di un simile progetto occorrerà tempo e determinazione e pur tuttavia crediamo che questi temi, Assessore, vadano esattamente nel senso stesso del nostro Statuto d'Autonomia, che non dimentichiamolo è parte della Costituzione italiana.

Inoltre cosa non secondaria( e per altro condizione indispensabile) una simile prospettiva non solo non agevolerebbe le possibilità di progresso della Sicilia, ma restituirebbe piena coscienza a tanti siciliani i quali più e meglio comprenderebbero che la nostra battaglia per la scuola siciliana è una battaglia fondamentale per il futuro della democrazia e della libertà in Sicilia, In Italia ed in Europa.

E' dunque in virtù di questo ragionamento che ci rivolgiamo a Lei chiedendole, se condivide le nostre ragioni, di farsi parte attiva di questo processo, anche per la parte politica che Ella ha l'onore di rappresentare.

Certi dell'attenzione che Ella saprà e vorrà porre nell'ascoltare le nostre ragioni che sono, poi, le ragioni dell'intero Popolo e della Nazione Siciliana, restiamo fiduciosi di un Suo riscontro e ci ritenga a Sua disposizione per ogni ulteriore, utile chiarimento o occasione di informazione e confronto.


Palermu, 11 DICIMMARU 2007.
Palermo, 11 DICEMBRE 2007


IL PRESIDENTE di
FOCUS TRINAKRIA

( Prof. Fabio CANNIZZARO )



FOCUS TRINAKRIA
pri la kultura siciliana ‘nto munnu

Via Brunetto Latini, 26 - 90141 Palermo
Tel 091329456 - fax 091329456
e-mail: focustrinakria@yahoo.it
focustrinakria@gmail.com

lunedì 10 dicembre 2007

BASTEREBBE CHE GLI AUTONOMISTI FACESSERO QUALCOSA DI AUTONOMISTA!

RESTITUIRE AL POPOLO SICILIANO LA PROPRIETA’
DEI SUOI IDROCARBURI E’ POSSIBILE?
Temi come quelli della defiscalizzazione del prezzo della benzina e dei vari derivati degli idrocarburi sono tra le poche campagne politiche di mobilitazione in Sicilia veramente avvertite e popolari.
Sono questi temi che, da sempre, connotano ed identificano l’azione, l’impegno e la prassi del partito indipendentista progressista e democratico: ‘u Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti ( Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia Indipendente ).
Sin dagli anni’60, del secolo scorso, l’F.N.S. si batte coraggiosamente, senza rete, spesso solo, ma socialmente non isolato, per restituire al Popolo Siciliano, alla nostra Collettività tutta il possesso e la disponibilità di questa sua importante risorsa.
Nessuno dei partiti centralisti, legati alle centrali “romane” , qualunque sia la loro idealità o ideologia proclamata, ha mai minimamente tentato di dare voce al Popolo Siciliano e di realizzarne questa conclamata aspirazione al rispetto dei loro diritti e della loro volontà.
Perché? Presto detto. Restituire al nostro Popolo il possesso, la disponibilità dei suoi beni, nello specifico delle sue risorse petrolifere avrebbe significato, inevitabilmente, aggredire gli interessi concreti, miliardari ( in lire, ieri,in euro oggi ) delle elitè politiche e di potere del centro-nord che governano il futuro di noi tutti.
Poco importa a costoro, ai loro ascari, se i Siciliani hanno pagato, a questo loro malsano modello di sviluppo antieconomico, protezionista e colonialista, prezzi umani, ecologici e sociali altissimi.
Come infatti dimenticare che in Sicilia, grazie a Siciliani, nemici della Sicilia, Noi tutti siamo stati sacrificati e svenduti per favorire la floridezza e lo sviluppo del Nord continentale e dei poteri forti.
Ci viene quotidianamente sottratto il Bene petrolio che viene utilizzato per favorire l’evoluzione, lo sviluppo dell’Industria protezionista del Nord continentale.
Come dimenticare che dopo averci sottratto il nostro bene-petrolio ci sono state imposte, dietro il ricatto occupazionale, anche mefitiche raffinerie con le quali si è inquinata e deturpata la nostra Terra contribuendo così (verità riconosciuta e conclamata) anche alla nascita di tanti, troppi bambini e bambine malformate.
Non possiamo, non vogliamo, Noi di “laquestionesiciliana” dimenticare che quando già negli anni ’70 del secolo scorso soli gli Indipendentisti du F.N.S. (Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti - Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia Indipendente ) denunciavano pubblicamente questi danni furono isolati, silenziati e derisi da partiti, media, sindacati.
Gli stessi soggetti politici, sociali e dell’informazione che oggi, sfacciatamente e qualunquisticamente, si stracciano le vesti denunciando ed additando ciò che, fino a qualche anno fa, fingevano di non vedere.
Noi, gli Indipendentisti du F.N.S., I Siciliani tutti avremmo preferito si fosse fatto qualcosa già 30 anni fa.
Se così fosse stato, se non ci si fosse piegati, prostrati alla vecchia, perdurante logica NEOCOLONIALE quando si tratta di Sicilia e con la Sicilia, quante sofferenze, quanto dolore, quanti scempi ecologici ed economici avremmo risparmiato a Noi stessi, al nostro Popolo.
Quante risorse sottratteci avremmo potuto reinvestire in Sicilia, per la Sicilia!
Così non è stato. Ad ognuno le sue responsabilità personali e politiche. Detto ciò vorrei guardare all’oggi e soprattutto al domani della Sicilia e del suo Popolo.
Oggi che nominalisticamente tanti, molti si autodefiniscono AUTONOMISTI e si propongono e prospettano come difensori della Sicilia e della Sicilianità, ebbene oggi siamo ancora qui ad ascoltare promesse elettorali e poco più.
Sul tema specifico della proprietà collettiva degli Idrocarburi per il Popolo siciliano nulla è stato fatto.
Dove sono i vostri Deputati di Monte Citorio e i vostri Senatori di Palazzo Madama e ancora che fanno i vostri Deputati all’ A.R.S. e gli Assessori Autonomisti del Governo Regionale?
Dove siete, cosa fate Autonomisti presenti nelle Istituzioni rappresentative e talvolta anche in quelle governative?
Avete mezzi, modi, numeri per proporre ed imporre la DEFISCALIZZAZIONE, e invece?
Sorge il dubbio, lo diciamo con rispetto, che non siate interessati o capaci a rappresentare i diritti collettivi del Popolo Siciliano e vi perdiate solo in una rappresentanza esclusiva dei vostri gruppi e dei vostri grandi elettori.
E’ un’occasione perduta che delude specialmente i Siciliani e soprattutto color che in buona fede vi avevano creduto.
Siete allora, come dicevano, in modo avveduto, gli Indipendentisti democratici du F.N.S., una mera operazione interna al vecchio ceto politico e poco più.
Ne prendiamo atto, ogni giorno, quando andiamo a fare il pieno di benzina!
Permetteteci di dire: Che delusione!
Infine vorremmo ribadire che l’impegno degli indipendentisti moderni non è tanto o solo quello di sostituirsi nella effettiva disponibilità di questi beni alle attuali elite usufruttuarie quanto quello di giungere ad una gestione di esse socialmente ed ecologicamente sostenibile nell’interesse supremo del Popolo Siciliano.

domenica 9 dicembre 2007

AUGURI DI BUON LAVORO AL NUOVO PARTITO DELLA SINISTRA- ARCOBALENO,SPERANDO SAPPIA RICONOSCERE NELLA QUESTIONE SICILIANA UNA QUESTIONE NAZIONALE

RICEVIAMO E VOLENTIERI
PUBBLICHIAMO


In queste ore che si va concretizzando la nascita ufficiale di quella che certo giornalismo definisce la “ COSA ROSSA”.
Noi Indipendentisti siciliani che ci riconosciamo nella tendenza progressista, democratica e “ travagghista” ( cioè laburista, socialista) spereremmo che la nuova esperienza organizzativa e politica della Sinistra-Arcobaleno, ex ds, post-comunisti e ambientalisti, sappia e voglia guardare, con attenzione, rispetto e curiosità, alla Questione Siciliana quale Questione Nazionale.
Questione Nazionale espressione di un Popolo quello Siciliano che è parte dell’Europa, di quell’Europa dei Popoli che vuole cambiare l’esistente e i suoi equilibri sociali, politici e/o istituzionali.
Noi che siamo Indipendentisti, Travagghisti, ANTIMAFIOSI, e sinnakalizzati salutiamo il nuovo Partito che dite si preannuncia plurale e federato.
Chissà se saprete, chissà se vorrete riconoscere la soggettività politica e culturale del Popolo Siciliano.

Saluti e Buon Lavoro!


Palermu, 09 DICIMMARU 2007.
Palermo, 09 DICEMBRE 2007





Si ringrazia per la cortese attenzione.
L'Addetto alla Comunicazione e alle P.R. di Focus Trinakria
(G. Basile)



FOCUS TRINAKRIA
pri la kultura siciliana ‘nto munnu


Via Brunetto Latini, 26 - 90141 Palermo
Tel 091329456 - fax 091329456
e-mail: focustrinakria@yahoo.it
Internet: http://indipendenzasicilia-fns.ilcannocchiale.it

martedì 4 dicembre 2007

LA SICILIA : VIDDICU DI LU MUNNU

Presentato a Toronto, in Canada,uno dei luoghi della “Diaspora Siciliana”,
l’interessante libro di Paolo Fiorentino.
Accade talvolta di venire a conoscenza di meritorie iniziative che seppure lontane geograficamente hanno il pregio di essere vicine in termini di sentire culturale.
E’ questo il caso del lavoro sulla Sicilia di un artista come Paolo Fiorentino.
Egli ha di recente a Toronto, in Canada, una sua opera letteraria dall’esemplificativo titolo: “Sicily through symbolism and myth: gates to heaven and the underworld”.
Nel libro come già si evince dal titolo si tratta della della Sicilia tra simboli e miti.
Nell’opera viene studiata la Sicilia come isola, al centro del mediterraneo.
La Sicilia è intesa dall’autore come luogo di sviluppo della cultura e della intera civiltà europea.
La Sicilia come luogo e parimenti sintesi di popoli e di conoscenze.
Un viaggio nella Sicilia che è percorso attraverso le sue ineguagliabili città.
Nel testo l’arguto Fiorentino parla del mito quale veicolo di significati che spesso si nascondono e si confondono tra le pieghe della favola e di quel sapere che ancora ci si ostina a chiamare riduttivamente folklore.
Egli ci dice che questo è un aspetto in Sicilia assume una rilevanza enorme.
Infatti il simbolismo dei miti siciliani valica il confine del Mediterraneo per collegarsi alle grandi tradizioni culturali mondiali.
A tal proposito indicativa è la riflessione del simbolo della Trinacria, che racchiude, in sè, un valore universale.
Si tratta infatti di un simbolo ancestrale di origine indoeuropea che la Sicilia ha fatto suo rielaborandolo e riadattandolo alla propria tradizione culturale ( N.d.R. ...e nazionale aggiungiamo Noi ).
Un altro capitolo è dedicato a miti come quelli dell’acqua e del fuoco, che in Sicilia hanno profonde valenze.Interessante anche l’analisi del mito dei ciclopi.
Noi de " La Questione Siciliana" speriamo di poter leggere, in tempi brevi, anche qui nella Terra di Trinakria, nostra Patria Ancestrale e molto amata, il libro di Fiorentino.

sabato 1 dicembre 2007

KOSOVO & SICILIA

Pubblichiamo con piacere l'intervento del Presidente di Focus Trinakria, Fabio Cannizzaro, dopo la stampa di un articolo su “IL VENERDI di Repubblica’”sul Kosovo di questa settimana che chiamava in causa la Sicilia.

Riteniamo utile e benemerita la decisione del bel settimanale “ La Repubblica del Venerdì” di interessarsi alla questione spinosa ed a oggi irrisolta del Kosovo.
Ci ha convinto un po’ meno la decisione giornalistica, lecita ma appunto per questo discutibile, fatta all’interno della riflessione sul Kosovo quando ospitando le posizioni sia dell’intellighenzjia albanese che di quella serba, nello specifico del politologo serbo, Ivan Vejvoda, qualcuno mutuando una improvvida, poiché storicamente, erronea ed errata, affermazione sulla Sicilia, del giornalista-intervistatore Marco Cicala che testualmente, in fase di domanda, recitava così:
" Professore, in questi giorni si decidono lo status ed il futuro del Kosovo. Le elezioni di metà novembre sono state disertate dai serbi ma anche l’affluenza degli albanesi è stata assai timida. L’hanno spuntata i duri, gli indipendentisti. In serbia come verrebbe recepita la perdita della regione? Un po’ come se la Sicilia lasciasse l’Italia? "
decideva di trasformarla addirittura da frase espressa da Cicala e rivolta a Vejvoda in titolo dell’intervista. Quasi a farne una esemplificazione, crediamo non ben riuscita, del filo del ragionamento espresso dal politologo serbo presidente della Fondazione balcanica per la democrazia.
Siamo persuasi che nella voglia di semplificare ed esprimere, a suo avviso, un paradosso il giornalista, inconsciamente quanto incontrovertibilmente, abbia fatto una gaffe sulla quale però sarebbe bene e fors’anche utile fermarsi a discutere.
Devo confessare che Noi di FOCUS TRINAKRIA siamo sorpresi dal filo del ragionamento sviluppato da Cicala .
Come può non ricordare un così preparato giornalista che citare la Sicilia rispetto alla situazione del Kosovo non significa per nulla portare acqua al mulino del No all’Indipendenza ma semmai verso le ragioni del Popolo Kosovaro e della loro aspirazione all’Autodeterminazione?
Vengo e mi spiego.
Non si comprende perché mai e in base a quali dati storici, politici, culturali e/o sociali Cicala, la Redazione o chi per Loro desumano la intrinseca, innegabile, scontata italianità della Sicilia ponendola come opzione paradossale di confronto per esemplificare l’illogicità di un Kosovo separato dalla Serbia. Non è così.
Ora vorrei chiarire che la storia, la parabola politica e istituzionale della Sicilia, da sempre e incontrovertibilmente, testimoniano della presenza, dell’azione ideale e politica “ indipendentista “ in Sicilia.
Devo inoltre poi aggiungere che se si va oltre e ben attentamente si legge l’intervista a Vejvoda emergono diversi elementi di lucida analisi interessanti e sottoscrivibili sulla ingarbugliata situazione del Kosovo.
Riprendendo poi il poco accorto accostamento con la Sicilia crediamo che pur stigmatizzando l’errore non se ne debba fare una colpa a Cicala.
Diremo allora chiosando le sue stesse parole che Egli è rimasto vittima d’ una “ mitologia fondatrice” quella italianista, neo-risorgimentalista e storiograficamente ed ideologicamente madre di tutti i moderni revisionismi storici.
Chiediamo dunque a Cicala, perché appunto non ripartire da questo “ paradosso ” che si è svelato “ errore”?
E’ davvero ciò così astruso, impensabile,enorme?
Eppure basta abbandonare certa storiografia, ufficiale e agiografica, per rendersi conto, senza troppe difficoltà, che la Sicilia espresse ed esprime ancor oggi una sua Nazionalità, un suo patriottismo politico, istituzionale, linguistico e culturale tutt’altro che risibile e/o trascurabile.
Dico di più. Direi che l' acclarata gaffe potrebbe, suo malgrado, essere foriera di ispirazione.
Se infatti si condividono talune delle preoccupazioni espresse da Ivan Vejvoda, beh allora forse si potrebbe e dovrebbe pensare ad una “ soluzione siciliana ” per il Kosovo.
Pensare ad una forte autonomia speciale per il Kosovo sul modello di quella Siciliana, che fu conquistata, nel 1946, allora dagli Indipendentisti sottraendo il Paese ad una guerra civile, avrebbe più d’un motivo d’essere e paragone tra la situazione siciliana , pur diversa,del secolo scorso e l’attuale, anche se più incancrenita, situazione del Kosovo.
Sarebbe una situazione di compromesso certo ma con garanzie reciproche e che esorcizzerebbe quel clima di violenza e guerra che sembra pervadere le due opposte fazioni.
Grazie anche suo malgrado, a Marco Cicala, speriamo si possa aprire un doppio, parallelo, dibattito d’un lato su una soluzione di forte autonomia (N.d.A. una quasi indipendenza definìl’autonomia siciliana Einaudi) per il Kosovo e sul reale ruolo e spazio storico-politico e geo-culturale della Sicilia in Europa e nel Mondo.

Fabio Cannizzaro
Presidente di FOCUS TRINAKRIA



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