mercoledì 4 aprile 2012

CONSIDERAZIONI SU UNA "BREVE STORIA DELLA SICILIA"


A seguito della pubblicazione di un estratto del libro “Breve Storia della Sicilia” di Amelia Crisantino su “Linksicilia”, ecco alcune considerazioni del Presidente di Focus Trinakria, Fabio Cannizzaro alias Trinakrius
Bona littura!
ANTUDU!





Che la Crisantino non fosse particolarmente tenera con il sicilianismo e più ancora con l'indipendentismo l'avevamo capito, seguendo, da lungo tempo, quotidianamente, le colonne dell'edizione di Palermo de “La Repubblica”.
Ora però che “Linksicilia” ha pubblicato questo breve estratto dell'ultima fatica editoriale della Autrice, dal titolo: ‘Breve storia della Sicilia’ ci sentiamo in dovere di rilevare, per quanto letto, alcune “incongruenze” che , dal nostro punto di vista, rendono la lettura meno fluente e convincente di quanto avrebbe potuto essere.
Procediamo con ordine:
La Crisantino scrive testualmente nel piccolo paragrafo anticipato intitolato - Separatismo e Autonomia : […] Il suo manifesto politico può considerarsi un opuscolo scritto nel 1942 da Lucio Tasca col significativo titolo ‘Elogio del latifondo siciliano’. Come tante altre rivolte guidate dall’aristocrazia, anche il separatismo, lasciato a se stesso, si sarebbe concluso con un rigurgito di risentimento per il popolo e accordi più o meno favorevoli per gli agrari.[...].
Intendiamoci , quanto messo nero su bianco dalla Autrice non è nulla di nuovo o inedito appartiene, semmai, ad una “visione” dell'Indipendentismo siciliano di maniera che non rende onore a quel grande movimento politico e popolare di massa che fu appunto l'indipendentismo.
Accussare, infatti, un movimento che arrivò ad avere circa 400.000 iscritti ( fonte delle Autorità di Polizia dell'epoca) di essere completamente in mano agli agrari è una leggerezza logico-storiografica.
In realtà il Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, fu un movimento ampio ed eterogeneo, che ebbe al suo interno anche settori conservatori e/o reazionari ma che non fu, di per se stesso, un movimento conservatore e reazionario. Sarebbe bastato, dunque, che l'Autrice disinforcasse le “lenti colorate” dell'ideologia e che abbandonasse i vecchi, consunti stereotipi sui “separatisti” tutti brutti, sporchi, agrari e cattivi. Prendiamo, invece, atto da questo primo assaggio di lettura, che questa ha preferito, sembra, non abbandonare le vecchie “vulgate
Particolarmente difficile da accettare è quando l'autrice, poche righe dopo, scrive: […] Invano il “Comitato per l’indipendenza” chiede che alla Sicilia venga «risparmiata la sciagura di essere consegnata al cosiddetto governo Badoglio»; a Comiso, Vittoria, Noto e Agrigento scoppiano rivolte, le città rimangono per qualche giorno in mano agli insorti ma il velleitario sogno di politica internazionale – che vedeva nell’isola la 49ª stella della bandiera americana – è svanito.[...].
Non è mai stato dimostrato che la dirigenza separatista sostenesse o nutrisse simili aspirazioni pro USA, tutto è basato su di un volantino, diffuso ad hoc, da qualche singolo soggetto senza responsabilità nell'allora movimento.
Eppure la Crisantino - sic et simpliciter – trasforma la fantasiosa, decontestualizzata opzione della “ 49ª stella” in una sorta di leit motiv fondante dell'azione politica e sociale indipendentista. E' un qualcosa che sia in termini storici che politici ci appare errato ed inaccettabile.
Proseguendo nella lettura del breve “assaggio” poi quando la Crisantino parla di Andrea Finocchiaro Aprile lo “riduce” ad una sorta di retore forsennato dell'anticomunismo.
Non fu così e non è così. Altrimenti come giustificare il successivo, posteriore avvicinamento dello stesso Andrea Finocchiaro Aprile all'area comunista che culminò nel 1953 nella guida , in Sicilia, di una lista d'area denominata ADN ( Alleanza Democratica Nazionale) grazie alla quale fu evitata la celebberrima “Legge Truffa” e che a Palermo raccolse l'1,2% dei voti ?
O ancora quando scrivendo ancora dell'opera di Andrea Finocchiaro Aprile parlando dei suoi “MEMORANDUM” li apostrofa, senza appello, come mere “richieste d'aiuto”. Noi sappiamo che si trattava, invece, di , appunto, memorandum giuridicamente, politicamente ed internazionalmente ben diversi da una supplica.
Per non parlare di quando l'Autrice scrive ,inanelando tutta una serie di imprecisioni incaute, scambiando, confondendo e cercando di accreditare come simili due fenomeni, che ebbero anche momenti di contatto, ma che si mantennero e furono , infatti anche politicamente e giuridicamente considerati e valutati diversamente, separatismo armato e banditismo . Si pensi a come i due fenomeni furono diversamente trattati in occasione della “amnistia Togliatti” quando gli EVISTI vennero amnistiati e i banditi, compreso Giuliano e i suoi accoliti, NO.Forse che si voleva tentare una criminalizzazione anche dell'E.V.I.S.?
Ho trovato poi particolarmente ingeneroso anche il trattamento riservato, in questo estratto pubblicato, alla figura di Antonio Canepa. La Crisantino si prova a descrivere la figura di Canepa come “ [...] promotore e anima del cosiddetto esercito indipendentista nella Sicilia orientale, che rimarrà ucciso in circostanze molto equivoche[...]
Il tentativo è smaccato quanto evidente e cioè si prova ad accreditare, senza costrutto storico e politico, l'idea che esistesse un cosidetto Esercito Indipendentista.
Questo esisteva ed era operante e soprattutto non era né sedicente né limitato alla sola Sicilia Orientale. L'idea forse era quella di affermare, in punta di penna, una sorta di divisione tra l'indipedentismo della Sicilia Occidentale e quello della Sicilia Orientale? Si sappia che le divisioni che insorsero nell'indipendentismo furono non geografiche ma semmai di linea e prospettiva politica. Ridurre a questo lo spessore ideale e politico di una figura come quella del Canepa/Turri è davvero qualcosa che l'autrice poteva e doveva risparmiarci, senza per questo dover sposare le nostre idee.
Resta la residua speranza, adesso, che leggendo per intero il libro si possa essere meno caustici nel giudizio storiografico sull'opera mentre nulla da dire sulla verve intellettuale della stessa che però sul “separatismo” si scontra con un po' troppe approssimazioni ed inesattezze storico-politiche.




Fabio Cannizzaro






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