mercoledì 10 febbraio 2010

I LAVORATORI, I CITTADINI SICILIANI E TERMITANI DEVONO ESIGERE CHE LE COSE CAMBINO UNA VOLTA PER TUTTE



RIFLESSIONE DEL NOSTRO TRINAKRIUS SULLO STATO DELLA CONDIZIONE OPERAIA ALL’INTERNO DELLA QUESTIONE SICILIANA COME FORMA DI ALIENAZIONE NAZIONALE E DIPENDENZA COLONIALE



Oggi tutti sono sodali e solidali con i lavoratori dello stabilimento Sicilfiat di Termini Imerese.
E’ una cosa buona e dovuta che però, proprio nella contezza della lotta e della crisi, deve fare riflettere tutti e prioritariamente i lavoratori dello stabilimento di Termini Imerese e delle aziende dell’indotto.
Torna forte, palese, evidente l’animo qualunquista di certa politica siciliana.
Oggi si rischia concretamente che si pongano spregiudicatamente alla testa dei lavoratori in lotta proprio quelli che fino ad ieri non solo non avevano fatto nulla per loro ma addirittura si rifiutavano di vedere ed interpretare l’evidente realtà palesatasi, non da oggi, a Termini Imerese.
Erano pochi quelli che additavano, per tempo, date le evidenti premesse, ciò che stava per accadere allo stabilimento termitano.
Tra questi “pochi” c’erano proprio gli Indipendentisti Progressisti come Noi de “laquestionesiciliana” che ci riconosciamo nelle posizioni politico-organizzative du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti”.
Fanno fede di ciò, non solo la nostra parola, ma le nostre continue prese di posizione e/o denuncie presenti sul Web anche se sistematicamente censurate e boicottate dai grandi mezzi di comunicazione siciliani e no.
Poi di “improvviso” la crisi è esplosa e tutti, proprio tutti sono corsi al capezzale di quei lavoratori, che fino al momento prima avevano, talvolta, rassicurato in modo assurdo quanto irresponsabile.
Nauseati ma non sorpresi, fermi nella nostra analisi, abbiamo assistito all’assalto condotto da molti, anche cosiddetti sicilianisti e/o pseudo-indipendentisti, contro la carcassa esausta della metallurgia termitana e quindi siciliana.
Tante le iniziative di solidarietà ai lavoratori. Partiti, Sindacati tutti a parole a fianco dei lavoratori, delle lavoratrici dei cittadini di Termini Imerese e del Comprensorio.
Tutti d’improvviso sembrano essersi resi conto che il sistema produttivo del comprensorio rischia di implodere e polverizzarsi.
Adesso, solo adesso si accorgono che uomini e donne rischiano di restare senza lavoro, senza prospettive, senza futuro e che un eguale destino minaccia di travolgere un intero Territorio.
Scioperi, Mobilitazioni, Fiaccole e fiaccolate sono e restano non solo utili ma necessari a questi però occorre affiancare una visione politica d’insieme nuova.
Ed ecco che democraticamente, pacatamente quanto intransigentemente torniamo a proporre la nostra analisi come l’unica concretamente in grado di superare e risolvere quello che si è voluto diventasse il “dramma” di Termini Imerese.
Diversamente, anti teticamente da altri Noi pensiamo e diciamo esplicitamente che ancora oggi in Sicilia è in atto una PRASSI ECONOMICA ED INDUSTRIALE di tipo COLONIALE.
E’ dunque, anche un’oggettiva necessità che si realizzi con la mobilitazione per la difesa dello stabilimento e dei suoi livelli occupazionali una vera “rivoluzione culturale” nelle prassi sindacali e politiche e nelle relazioni di politica industriale che permettano di disvelare, una volta per tutte, questa sottaciuta quanto evidente verità.
Un’analisi dettagliata della condizione operaia in Sicilia e con essa della condizione dei “travagghiaturi” sarebbe utile se si andasse oltre e si volesse prescindere dalle solite letture e vulgate indotte da certo sindacalismo centralizzato, centralista ed istituzionalizzato.
Tuttavia noi non crediamo che ciò riguardi tutte le forze ed energie sindacali, anche se oggettivamente si tratta di un’evidente, presente sorta di autoalienazione che invade e pervade settori consistenti del sindacalismo italiano in Sicilia.
Torniamo a domandare e domandarci: A Termini Imerese si doveva giungere a questo punto? Noi crediamo di NO!

Già da tempo lampantemente, paradigmaticamente ci si poteva rendere conto di ciò che accadeva e del perché accadeva.
Crediamo che una parte della responsabilità sia addebitabile a quei settori politici e/o sindacali siciliani concepiscono, come solo accessorio, all’interesse economico, sociale ed industriale del Nord Italia, il futuro dell’economia siciliana e dei diritti dei lavoratori isolani e che in virtù, di questo assioma, “gestiscono” le vertenze industriali.
Occorre, soprattutto oggi, avere l’onestà intellettuale, il coraggio politico e la lungimiranza di affermare, pacificamente, democraticamente, risolutamente che le soluzioni non possono, non devono essere transitorie ma che si devono trovare forme accettabili e credibili di soluzione per l’”Affaire Termini Imerese”.
Del resto non fare nulla potrebbe favorire lo scatenarsi di rabbia, esasperazione di chi non vede alternative per il sostentamento delle proprie famiglie e per il proprio futuro.
Ecco perché Noi Indipendentisti Progressisti de “laquestionesiciliana” che ci riconosciamo nelle posizioni du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti”, anziché soffiare sul fuoco, abbiamo preferito e preferiamo, anche perdendo l’effimera conquista di qualche consenso sul territorio, riflettere con i travagghiaturi, li travagghiatrici (i lavoratori e le lavoratrici) dello stabilimento termitano e dell’indotto su quali siano gli interessi e le forze concretamente, realmente in campo.
L’intero Popolo Siciliano, anche quelle parti ancora innamorate ed ancorate alla mitopoiesi risorgimentalista stanno, iniziando a prendere coscienza di come la Sicilia è trattata e percepita all’interno della forma-stato Italia.
I Siciliani, concordano sempre più con Noi, quando diciamo: Ci avete imposto di sostenere la vostra economia industriale, pagando per essa il prezzo del sacrificio della nostra economia, ci avete poi imposto, come ad una colonia, le vostre produzioni inquinanti come le mefitiche raffinerie e ora il vostro capitalismo nordista familistico dopo averci sfruttato, inquinato ed aver “dragato” risorse pubbliche, loro concesse, da una classe politica siciliana ascara, vuole abbandonare i siti produttivi e se resta vuole anche pagarci stipendi “ridotti” come prevede la proposta delle “gabbie salariali”.
E’ davvero troppo!
Se Noi Siciliani accettassimo che sul futuro di Termini Imerese si trovi solo qualche soluzione transitoria, qualche “pannicello caldo” allora nulla sarebbe cambiato e in breve, torneremmo al punto di partenza.
Sarebbe solo l’ennesima, “redeclinazione” del solito paradigma del colonialismo interno a tutto evidente vantaggio del capitalismo del centro e soprattutto del Nord padano o no.
Non è questo l’orizzonte degli operai siciliani, non è questa la battaglia per la dignità del nostro Popolo e dei nostri lavoratori!
In questa lotta è e diviene sempre più centrale, poiché paradigmatico, il futuro dello stabilimento di SICILFIAT di Termini Imerese.
I lavoratori, quello che una volta si chiamava il movimento sindacale ed operaio siciliano sono innanzi ad un bivio: o scelgono di percorrere le strade di una mobilitazione nuova, autocentrata sui bisogni sociali, sindacali del territorio e dei lavoratori o accettano pedissequamente le direttive delle loro centrali e della politica centralista volte, concretamente, a rendere sempre più coloniale,
nei fatti, il rapporto tra sud e nord, tra Sicilia e nord, nella forma- stato Italia.
Ostinarsi a non comprendere ciò, negare che non solo il capitalismo nordico ma anche settori, non piccoli, del movimento sindacale ed operaio, del nord remano oggettivamente contro i lavoratori del sud e nello specifico di Termini Imerese indica, a dir poco, scarsa lungimiranza.
Sono questi fenomeni in atto facilmente riscontrabili.
Noi de “laquestionesiciliana” che ci riconosciamo nelle posizioni du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti” diciamo di doverci tutti insieme impegnare perché nessuno, in nessun stabilimento, auto e no, in Sicilia come anche in Padania, abbia a subire danni e a cagionare danni ad altri lavoratori.
Rifiutare la logica dei “capponi manzoniani” è possibile e utile.
Noi diciamo che ora il Sindacato, le forze politiche, il Governo Regionale e con essi tutto il Parlamento Siciliano, devono scendere in campo con il cuore, con la testa e se è possibile anche con altri ammennicoli.
La vertenza industriale, di cui è parte e simbolo quella SICILFIAT, deve essere combattuta a pieno senza retro pensieri né piccoli calcoli di bottega.
Ecco perché Noi de “laquestionesiciliana” che ci riconosciamo nelle posizioni politico-organizzative du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti” poniamo oggi la Questione dei lavoratori, di li Travagghiaturi come centrale per il futuro della NAZIONE e del POPOLO SICILIANO.
Noi diciamo che la mobilitazione di Termini Imerese, il modo in cui il sindacato, i partiti, la politica sapranno o non sapranno affrontare, risolvere o non risolvere la vertenza avrà oggettive ricadute a Palermo come a Catania a Priolo come a Melilli o a Gela.
Noi tutti come lavoratori, anche se non metalmeccanici, ma come a volte anche precari o precarizzati, abbiamo la responsabilità di pensare, per il futuro nostro o dei nostri figli, un nuovo, diverso, migliore modello di relazioni sociali ed economiche che favorisca maggiore equità, umanità e in cui si risolva e definisca anche il ruolo della Nazione siciliana, nazione europea con una sua storia, una sua cultura, una sua lingua e sue finalmente vocate, relazioni sindacali ispirate ai principi dell’equità, giustizia sociale e diritto alla felicità .





Miscellanea di scritti originali di TRINAKRIUS
per il blog
http://laquestionesiciliana.blogspot.com

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