martedì 18 dicembre 2007

LA SICILIA ETERNA CENERENTOLA DEI TRASPORTI SI DOMANDA SONO POSSIBILI COLLEGAMENTI AD “ ALTA DIGNITA’ ” ?

MENTRE LA STAMPA CONTINENTALE RIPRENDE LE PROMESSE
DELLE FERROVIE SULL’ALTA VELOCITA’


Un importante quotidiano raccontava, qualche giorno fa, la notizia in bella evidenza che le Ferrovie stanno per rilanciare il progetto dell’Alta Velocità. L’articolista riferiva le dichiarazioni di uno dei più alti dirigenti della holding ferrovie che annunciava entro un anno l’entrata a regime di tratte come la Roma-Milano e la Milano-Bologna oltre che entro la fine del 2009 la definitiva operatività dell’intera Alta Velocità con il completamento della linea Torino-Napoli-Salerno.
Ora più che evidenziare la ovvia illogicità di una Alta Velocità che bypassa ed esclude ampi settori di territorio come la Sicilia dato evidente quanto incontrovertibile vorrei qui appuntare la mia e la vostra attenzione sul fattoanche esso evidente e comunque a ciò collegato, che non solo o tanto la Sicilia è esclusa dalla Alta Velocità quanto anche da ogni serio processo di rinnovamento e rilancio di tutte le forme di trasporto e/o collegamento.
Se per notare lo stato di complessivo disfacimento della struttura ferroviaria isolana basta essere utente o anche solo sporadico viaggiatore a ciò si unisca pure una politica dei trasporti, fatta dal Governo Centrale ed avvallata dall’immobilismo del Governo Regionale, che di fatto isola la Sicilia e i Siciliani.

Sappiamo perché lo constatiamo giornalmente che il Governo Centrale non solo non ha intenzione di meglio collegare la Sicilia al Mondo e al resto dell’Italia geograficamente intesa ma anzi sembra, con i fatti, intenzionato a sancirne l’isolamento. Spiego perché.
Se già abbiamo analizzato la situazione del trasporto su binari a questa evidente determinazione dobbiamo aggiungere, per meglio contornare la situazione, il fatto che il Governo Romano sembra intenzionato a “riclassificare “ anche gli aeroporti siciliani. La notizia è di qualche mese fa. In questa ipotesi, che non sappiamo se già praticata o abbandonata, ci troveremmo innanzi ad un’ulteriore colpo inflitto alla mobilità per e dalla Sicilia.
Mi spiego, se la riclassificazione dovesse avere luogo, nei modi descritti dalla stampa, assisteremmo alla sottrazione agli e dagli aeroscali siciliani dei voli low cost. Il provvedimento quando fu pensato aveva, con tutta evidenza, lo scopo di favorire l’Alitalia. Ora che siamo prossimi alla vendita di questa sorge il dubbio, che questo escamotage, potrebbe essere parte delle condizioni pattuite, garantendo di fatto ad Alitalia come anche al suo acquirente il controllo pressoché monopolistico delle tratte da e per il nostro Arcipelago.
Ora è di tutta evidenza che se a ciò si aggiunge una rete stradale ancora incompleta dove nei tratti autostradali già esistenti, costruiti con denaro pubblico, si pensa alla “ gestione privatistica” e ciò ad una incontestata , nei fatti, “privatizzazione”. Per non parlare poi dei collegamenti marittimi, cioè delle tanto strombazzate “ autostrade del mare “.Sull’argomento si è fatta, tanta troppa propaganda e come al solito concretamente poco anzi pochissimo. Ne volete una prova?
Pensate allo stato indecoroso in cui versano i collegamenti da e per le cosiddette “isole minori” che invece sono parte vitale dell’Arcipelago Siciliano.
Queste Isole in realtà di “minore” hanno solo l’attenzione dei Governi regionale e centrale.
Emerge, dunque, a ben vedere un quadro dei trasporti, della mobilità siciliana che definire gravemente deficitario è poco.
Eppure basta ascoltare i media italiani e siciliani per assistere a continui richiami alla ritrovata centralità della Sicilia nel Mediterraneo.
Domandiamoci quindi come si può asserire una cosa e poi negarla affermando, con atti e prassi operative l’esatto contrario. Si può e l’Italia lo sta facendo riguardo alla Sicilia affermandone la centralità Mediterranea, mondiale a livello geopolitica e strategico e poi condannando la stessa e i suoi abitanti e cittadini ad un isolamento reale. Perché?
Avanziamo un ipotesi forse parziale quanto sicuramente partigiana.
La nostra interpretazione di questo fatto evidente, oggettivo è che la ritrovata centralità siciliana nel Mondo e nel Mediterraneo trova impreparati politicamente e culturalmente una classe politico-burocratica centralista, legata a vecchi cliche ed essenzialmente Nord-centrica.
Ciò significa che restituire centralità alla Sicilia, permettere ad essa non dico di interagire liberamente nel mondo e con il mondo ma anche solo di conquistare, da sé, una sua dimensione minaccia gli equilibri di potere e nel potere della Forma-Stato Italia.
Dei Siciliani che viaggiano facilmente, che si spostano senza l’enormi difficoltà di sempre e che fanno tutto ciò senza evocare feticci costosissimi come il Moloch Ponte sullo Stretto minacciano gli equilibri non solo del Potere ma anche quelli Economici. Una Sicilia capace di recuperare, infatti, il suo ruolo, il suo posto nel Mediterraneo è una terra che può decidere da sé, per sé il suo futuro. E’ una Isola Mediterranea nel centro del Mediterraneo che non accetta più di vedere rappresentato da una Toscana o da una Lombardia una idea di mediterraneo del e nel XXI° secolo.
Essa parla, si sposta, si confronta facendo a meno di mediazioni di potere tradizionali che spesso, sappiamo anche da evidenze processuali, sono passate anche della malavita organizzata o Mafia che dir si voglia.
E invece cosa accade? Il Governo Romano presieduto da Romano, da Prodi sembra intenzionato, diremmo pervicacemente intenzionato ad isolare, nella mobilità e nei trasporti i Siciliani e quindi l’intero Arcipelago.
Tutto ciò non vede se non nominalisticamente contrapposto il Governo Regionale che fa dell’opposizione a una simile, sconvolgente prassi solo una tuttosommato manieristica questione di polemica politica e di schieramento.
Ma chiediamoci ad un Siciliano che vive a Mazzarino o Villarosa o ancora a Tortorici solo per citare alcune cittadine anziché altre cosa importa se a Governare è Romano o Totò , quando Totò o Romano , nella prassi, scevra dalla retorica politica manierata, sono ambedue espressioni della medesima visone del mondo orientata da partiti con la testa, il cuore e ciò che resta orientato a Roma o Milano? Nulla!
E infatti se si espungono mere denuncie di facciata, talvolta anche dalla stinta coloritura sicilianista o presunta tale, in concreto poi la Sicilia ASSUPPA ‘IE AGGHIUTTI o meglio questi politici centralisti ‘NI FANNU ASSUPPARI ‘IE AGGHIUTTIRI ‘STI BUCCUNA AMARI, perché i loro partiti, le loro holding politiche hanno interesse a sostenere i soliti, immarcescibili poteri economici forti.
L’unica occasione in cui costoro si svegliano dal loro letargo è quando avvertono, d’istinto, la possibilità di reintrodurre dalla finestra, ciò che è uscito dalla porta. Nello specifico il grande, lauto affare del PONTE SULLO STRETTO di Messina.
Poco importa a costoro che sia stato dimostrato economicamente, ingegneristicamente e in termini di politiche per e dei trasporti che esso è inutile, controproducente.
Esso resta una appetitosa occasione economica per molti, troppi di coloro che, non proprio disinteressatamente, ne perorano ,a vari livelli, la costruzione.
Una parte di colpa l’ha, poi, lo stesso Governo in carica, che sul tema sembra avere posizioni a cipolla, cioè sovrapposte e stratificate. D’un canto v’è il Ministro Bianchi decisamente per il No dall’altro il Ministro Di Pietro che nicchia con un sornione NI.
In Questo clima di generale indiscriminata confusione, forse tra i pochi ad avere una viosine coerente e chiara della Questione della Mobilità da e per la Sicilia sono proprio i settori democratici e progressisti dell’Indipendentismo Siciliano che sono rappresentati da ‘u du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti ( Fronte Nazionale Siciliano – Sicilia Indipendente ).
L’F.N.S. pur difendendo le ragioni sociali, politiche , culturali e anche economiche nonché nazionali che spingono a tutelare e vivificare, come risorsa e “valore aggiunto” l’INSULARITA’ unica e peculiare della Sicilia pensa sia possibile un modello di collegamenti che non offenda, isoli e penalizzi i Siciliani, la Nazione Siciliana nei rapporti con il Mondo, l’U.E. e lo stessa Penisola continentale.
Ciò è possibile senza la pioggia di miliardi del Ponte sullo Stretto richiamando invece i Governi, quello centrale e quello Siciliano, a politiche dei trasporti serie e socio sostenibili.
La centralità nel Mediterraneo sottrae spazi alla Continentalità di certo Capitalismo familiare o familistico, a certa finanza allegra e quartierinizzata. Poco male la Sicilia ha già pagato prezzi altissimi all’Imperialismo interno Italiano. Ora esige il suo spazio nel Mondo, per potere da sé rialzarsi, dopo l’umiliazione dettata da certo centralismo, da certa politica, da certo malaffare mafioso.

E’ il momento di dire ANTUDU! E di farlo eccheggiare, pacificamente, democraticamente ed apertamente nel Mediterraneo e nel Mondo.

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