In questi giorni sulla stampa e nell’opinione pubblica e sui media, baschi e più in generale della forma-stato Spagna, si è dipanata una riflessione sul ruolo e sul senso della posizione politica assunta dal Partito Nazionale Basco in merito all’ETA e ancor più in particolare sul ruolo e le scelte delle “parole d’ordine” fatte e condotte dal Presidente dell’Esecutivo Autonomo, Juan José Ibarretxe.
Recentemente c’è stato un interessante intervento a firma del Segretario del Gruppo Parlamentare PSOE, Ramón Jáuregui Atondo sulle colonne de “El Pais” che conduceva un duro attacco contro la linea e la filosofia politica sostenuta e perorata da Ibarretxe e dal suo Partito.
Una linea ricordiamolo contro l’azione e la violenza terrorista dell’ETA ma che sostiene comunque le ragioni democratiche della Nazione Basca.
Essenzialmente, sintetizzando al massimo, l’esponente socialista accusava il Capo del Governo Autonomo dei Paesi Baschi di essere sia pure involontariamente “vittima” del suo stesso programma.
Definirei interessante il ragionamento anche se non è da escludere che sul giudizio ingeneroso sull’azione del lehendakari, Juan José Ibarretxe, pesi anche il progressivo allontanamento tra PNV e PSOE.
Allontanamento che ha e sempre più avrà effetti nelle Cortes di Madrid.
Del resto detto distacco è un dato di fatto con cui la politica spagnola dovrà fare i conti.
Senza possedere particolari, peculiari strumenti di analisi o di lettura della, mi rendo conto, complessa realtà socio-politica dei Paesi Baschi, tuttavia sento di poter solidarizzare con Juan José Ibarretxe e il PNV , senza che a questo o al suo partito mi leghino vincoli di sorta.
Inoltre, dal mio punto di vista di Siciliano, l’occasione della “querelle” tra PSOE e PNV mi permette, in libertà ma con attenzione, di riflettere su quale debba e possa essere in una realtà politica e sociale quale quella siciliana il ruolo e l’atteggiamento di un Presidente di un Governo Siciliano che si dice autonomista.
Comprendo certo che le situazioni Basca e Siciliana non possono e non devono, per il bene di ambedue le “Nazioni”, essere paragonate o confrontate, ma è pur vero che esistono motivazioni ideali, valoriali e prassi di governo che dovrebbero accomunare l’ispirazione dei Presidenti dei Governi Autonomi delle Nazioni Abrogate della e nell’Unione Europea.
Alla luce di questa lunga quanto necessaria premessa forse si può dire che la figura di un Juan José Ibarretxe appare molto più coerente di quella dell’attuale Presidente della Regione Siciliana?
Sarebbe interessante sapere qual è l’idea in proposito dei Siciliani e dei Sicilianisti.
In attesa di queste risposte non credo di enunciare cosa sconveniente né avulsa dalla realtà se dico che la Sicilia, la Nazione Siciliana meriterebbero più che un “Governatore” un vero “Statista- Presidente”.
Scrivendo ciò so di porre l’esercizio delle forme e delle azioni di Governo del Presidente Siciliano, dell’Esecutivo che da Lui dipende e della maggioranza parlamentare che lo sostiene dinnanzi ad alcune palesi quanto lampanti contraddizioni.
Anzitutto il fatto evidente che gli autonomisti di questa maggioranza non hanno minimamente la cultura politica del PNV né di un qualsivoglia agguerrito e credibile partito Autonomista e/o Sicilianista.
Questo è una lampante quanto evidente differenza politica .
E tutto ciò, è ovvio, provoca conseguenze non da poco.
Dato che il modello politico, ideale e di relazioni tra Palermo, la Sicilia e Il Governo Italiano a Roma non è legato a relazioni politiche “mediate” e/o “conflittuali” ma semmai esattamente l’opposto essendo queste le stesse, medesime forze centraliste di destra che governano a Roma come in Sicilia.
Tutto ciò evidentemente non si è scoperto o saputo oggi.
Anzi è ben noto al punto che queste “contraddizioni” sono da tempo indicate ed additate dagli Indipendentisti du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti.
Eppure malgrado ciò in certuni ambienti del cosiddetto “Sicilianismo”, specie su Internet, particolarmente dopo la vittoria elettorale della coalizione di centrodestra, si è coltivata e diffusa l’idea e fors’anche la speranza che il nuovo Esecutivo, la sua maggioranza di cui è espressione e sintesi l’attuale Presidente della Regione Siciliana potesse guidare la riscossa e la rinascita del Popolo e della Nazione Siciliana.
Mai Io, glia amici de “laquestionesiciliana”, al pari du F.N.S., non ci siamo mai lasciati blandire o sedurre da un simile ragionamento..
Infatti ben ricordiamo e conosciamo i motivi che hanno determinato la vittoria e l’orizzonte ideale di questo schieramento.
Ora non credo di dire cosa enorme o sconveniente se affermo che non è neppure ipotizzabile un’azione politica e/o di Governo dell’attuale Presidente della Regione Siciliana, stanti così le cose, che metta al centro della battaglia politica prioritariamente e solo la SICILIA e i suoi bisogni.
Questa maggioranza “italiana” non potrebbe, anzi non saprebbe e forse neppure vorrebbe mai assumere posizioni anche solo paragonabili, con tutti i dovuti distinguo, a quelle assunte dal Lehendakari basco, Ibarretxe.
Manca loro non solo la visione “nazionale” ma anche solo la semplice condivisione dell’idea di “bene comune siciliano”.
Per questo motivo, ripetuti e fatti salvi i mille ed uno distinguo, tra le due realtà, verrebbe voglia di avere un Presidente della Regione Siciliana, un po’ meno “Governatore”, un po’ più innamorato della sua Terra, della sua Nazione. Un Presidente un po’ più “Lehendakari”.
Recentemente c’è stato un interessante intervento a firma del Segretario del Gruppo Parlamentare PSOE, Ramón Jáuregui Atondo sulle colonne de “El Pais” che conduceva un duro attacco contro la linea e la filosofia politica sostenuta e perorata da Ibarretxe e dal suo Partito.
Una linea ricordiamolo contro l’azione e la violenza terrorista dell’ETA ma che sostiene comunque le ragioni democratiche della Nazione Basca.
Essenzialmente, sintetizzando al massimo, l’esponente socialista accusava il Capo del Governo Autonomo dei Paesi Baschi di essere sia pure involontariamente “vittima” del suo stesso programma.
Definirei interessante il ragionamento anche se non è da escludere che sul giudizio ingeneroso sull’azione del lehendakari, Juan José Ibarretxe, pesi anche il progressivo allontanamento tra PNV e PSOE.
Allontanamento che ha e sempre più avrà effetti nelle Cortes di Madrid.
Del resto detto distacco è un dato di fatto con cui la politica spagnola dovrà fare i conti.
Senza possedere particolari, peculiari strumenti di analisi o di lettura della, mi rendo conto, complessa realtà socio-politica dei Paesi Baschi, tuttavia sento di poter solidarizzare con Juan José Ibarretxe e il PNV , senza che a questo o al suo partito mi leghino vincoli di sorta.
Inoltre, dal mio punto di vista di Siciliano, l’occasione della “querelle” tra PSOE e PNV mi permette, in libertà ma con attenzione, di riflettere su quale debba e possa essere in una realtà politica e sociale quale quella siciliana il ruolo e l’atteggiamento di un Presidente di un Governo Siciliano che si dice autonomista.
Comprendo certo che le situazioni Basca e Siciliana non possono e non devono, per il bene di ambedue le “Nazioni”, essere paragonate o confrontate, ma è pur vero che esistono motivazioni ideali, valoriali e prassi di governo che dovrebbero accomunare l’ispirazione dei Presidenti dei Governi Autonomi delle Nazioni Abrogate della e nell’Unione Europea.
Alla luce di questa lunga quanto necessaria premessa forse si può dire che la figura di un Juan José Ibarretxe appare molto più coerente di quella dell’attuale Presidente della Regione Siciliana?
Sarebbe interessante sapere qual è l’idea in proposito dei Siciliani e dei Sicilianisti.
In attesa di queste risposte non credo di enunciare cosa sconveniente né avulsa dalla realtà se dico che la Sicilia, la Nazione Siciliana meriterebbero più che un “Governatore” un vero “Statista- Presidente”.
Scrivendo ciò so di porre l’esercizio delle forme e delle azioni di Governo del Presidente Siciliano, dell’Esecutivo che da Lui dipende e della maggioranza parlamentare che lo sostiene dinnanzi ad alcune palesi quanto lampanti contraddizioni.
Anzitutto il fatto evidente che gli autonomisti di questa maggioranza non hanno minimamente la cultura politica del PNV né di un qualsivoglia agguerrito e credibile partito Autonomista e/o Sicilianista.
Questo è una lampante quanto evidente differenza politica .
E tutto ciò, è ovvio, provoca conseguenze non da poco.
Dato che il modello politico, ideale e di relazioni tra Palermo, la Sicilia e Il Governo Italiano a Roma non è legato a relazioni politiche “mediate” e/o “conflittuali” ma semmai esattamente l’opposto essendo queste le stesse, medesime forze centraliste di destra che governano a Roma come in Sicilia.
Tutto ciò evidentemente non si è scoperto o saputo oggi.
Anzi è ben noto al punto che queste “contraddizioni” sono da tempo indicate ed additate dagli Indipendentisti du Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti.
Eppure malgrado ciò in certuni ambienti del cosiddetto “Sicilianismo”, specie su Internet, particolarmente dopo la vittoria elettorale della coalizione di centrodestra, si è coltivata e diffusa l’idea e fors’anche la speranza che il nuovo Esecutivo, la sua maggioranza di cui è espressione e sintesi l’attuale Presidente della Regione Siciliana potesse guidare la riscossa e la rinascita del Popolo e della Nazione Siciliana.
Mai Io, glia amici de “laquestionesiciliana”, al pari du F.N.S., non ci siamo mai lasciati blandire o sedurre da un simile ragionamento..
Infatti ben ricordiamo e conosciamo i motivi che hanno determinato la vittoria e l’orizzonte ideale di questo schieramento.
Ora non credo di dire cosa enorme o sconveniente se affermo che non è neppure ipotizzabile un’azione politica e/o di Governo dell’attuale Presidente della Regione Siciliana, stanti così le cose, che metta al centro della battaglia politica prioritariamente e solo la SICILIA e i suoi bisogni.
Questa maggioranza “italiana” non potrebbe, anzi non saprebbe e forse neppure vorrebbe mai assumere posizioni anche solo paragonabili, con tutti i dovuti distinguo, a quelle assunte dal Lehendakari basco, Ibarretxe.
Manca loro non solo la visione “nazionale” ma anche solo la semplice condivisione dell’idea di “bene comune siciliano”.
Per questo motivo, ripetuti e fatti salvi i mille ed uno distinguo, tra le due realtà, verrebbe voglia di avere un Presidente della Regione Siciliana, un po’ meno “Governatore”, un po’ più innamorato della sua Terra, della sua Nazione. Un Presidente un po’ più “Lehendakari”.
Chiedo forse troppo ?
TRINAKRIUS
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