Riceviamo e al solito ben volentieri pubblichiamoIL PUNTO DI VISTA DEL PRESIDENTE DI FOCUS TRINAKRIA A MARGINE DEL RECENTE ARTICOLO DI RICCARDO PARADISI SUL NUOVO QUOTIDIANO “ cronache di LIBERAL “ SU GARIBALDI E SUL RECENTE SAGGIO DI ALDO RICCI SUL NIZZARDO.
Paradisi esordisce usando termini e concetti largamente condivisibili.
Egli, infatti, ravvisa l’importanza che va riconosciuta a determinati processi di cosiddetta “revisione” storica. Cita, infatti, a mo΄ d’esempio l’importante percorso compiuto “ sull’altro volto del Novecento”.
È sempre Paradisi poi che testualmente afferma:” Senza revisionismo ci saremmo dovuti sorbire la storia ufficiale, una lunga teoria di agiografie, di verità preconfezionate “.
Fin qui tutto bene poi però ad un certo punto tono e senso del ragionamento cambiano e ciò avviene segnatamente quando l’Autore abbandona la riflessione generale, teorica e pone la sua attenzione sul cosiddetto “risorgimento”.
Paradisi, fine intellettuale, non nega ( del resto come farlo?) i pregi storiografici della riflessione storica in merito al processo risorgimentale ma sembra divenire ostaggio di quella peculiare sintomatologia che gli anglosassoni chiamano “sindrome di Nimby”(acronimo in lingua inglese delle parole: non nel mio giardino ) secondo la quale aperture culturali, intellettuali e quanto altro spesso valgono solo con riferimento a situazioni generali, ipotetiche e in ogni modo lontane dal proprio “giardino” o vissuto. Sembra proprio questo il caso.
Se ci soffermiamo a leggere quanto scritto da Paradisi non posso, infatti, non notare che l’uomo, l’intellettuale comprende a pieno, ed in profondità, il senso del lavorio storico e culturale di una storiografia contemporanea, aggiungo Io finalmente libera da condizionamenti politici di marca retorica e patriottarda ma non sa o non vuole applicare, fino in fondo, questa sua riflessione al dato risorgimentale depurandolo dall’ideologismo risorgimentalista.
Sia che si tratti di un residuo culturale che di una sciente scelta resta comunque evidente una profonda distonia tra quanto enunciato in termini generali e quanto poi affermato riguardo Garibaldi pietra miliare di certo unitarismo risorgimentalista.
Proseguendo ulteriormente nella sua analisi Paradisi poi lascia cadere, quasi incidentalmente, una riflessione che può e deve indurre un breve, necessario inciso.
Egli, precisamente, scrive:[…] “ Da questo filone benemerito che è il revisionismo abbiamo anche conosciuto gli errori e gli orrori del nostro Risorgimento, le repressioni spietate, i lager dei Savoia addirittura. Abbiamo scoperto che anche questa (una volta) celebratissima pagina di storia patria, è cosparsa di lacrime e sangue ( ma va?). “
L’Autore sembra provi ad applicare qui per contrastare la “voce degli occhi” una sia pur compassata ironia cercando di accreditare che seppure i tanti orrori a lungo celati e misconosciuti perpetrati dalla dinastia savoiarda e dal suo “Grande Piemonte”sono stati commessi essi sono l’ennesima, seppur localizzata espressione dell’ “homo homini lupus” di Thomas Hobbes.
È questo un genere di conclusione che a prescindere, ammesso anche che potessi lasciar da parte il dato specifico, non voglio e non posso sottoscrivere.
Se accettassi questa punto di vista, ogni dato storico anche il più bieco, aberrato ed aberrante, ogni cosa dal Nazismo alla follia staliniana, tutto e ogni cosa troverebbe se non ragione sicuramente una sorta, sia pur involontaria, di giustificazione.
Invito Paradisi a riflettere sul fatto che è questa, anche se involontariamente, la stessa “ratio” che ha ispirato i peggior prodromi del vecchio comunismo kominternista quando è stato chiamato a fare i conti con la storia e con la rivolta morale dei suoi oppositori!
È questo dunque un ulteriore elemento di riflessione.
Procediamo poi oltre e analizziamo il fatto che, sempre secondo Paradisi, sarebbe in atto una sorta di pasticcio per cui, scrive: “[…]Però come la mettiamo se il revisionismo diventa a sua volta vulgata? Conformismo? […] “.
A prova di ciò, introducendo la figura di Garibaldi, Paradisi cita il fatto che: “non si trova in giro più quasi nessuno disposto a dirne bene”. Sfugge forse all’Autore un’altra possibile chiave di lettura di questo quasi “assordante unanimismo” riguardo alla oggettivamente controversa figura di Garibaldi, in altre parole il fatto che ora che la Democrazia Repubblicana ha reso meno asfittico, e poliziesco, l’apparato di protezione sulla e dell’agiografia risorgimentalista sui “padri della patria”, oggi è possibile, studiare, ricercare e dire quelle verità che solo fino agli anni ’40 del secolo scorso avrebbero avuto anche conseguenze penali.
Rifletta su ciò Paradisi e ci faccia sapere la sua opinione.
Quanto poi alla sua delusione in merito al presunto tono dimesso delle celebrazioni del e sul bicentenario garibaldino. Il tema certo si collega alla riflessione storiografica ma ha anche innegabili, evidenti strascichi politici.
A nessuno sfugge,infatti, che il vecchio “verbo risorgimentalista” è stato, strumentalmente cavalcato, nel caso specifico, dall’uscente centrosinistra che ha avuto modo di fare del suddetto bicentenario, secondo quanto sagacemente riportava il quotidiano “LIBERO”, un’occasione di spesa corposa e a dir poco inopportuna.
Detto ciò e superato che non di “ vulgata “ antiunitaria si tratta ma di diffusa, condivisa PRESA D’ATTO STORICA.
Riporto ora volentieri anche quella parte dell’articolo in cui Paradisi parla del libro di Aldo Ricci, pubblicato per i tipi della Palombi editori.
È un libro che può essere ascritto, senza scandalo, alla linea della più tradizionale e consolidata storiografia risorgimentalista.
Non alzo barricate ma la ascrivo, aggiungo, FINALMENTE ad una civile dialettica storiografica, per troppo tempo assente in Italia.
L’opera di Ricci và in ogni caso letta anche se credo non aggiunga né tanto meno sottrae nulla alla nuova, maturata consapevolezza sul ruolo, la figura e l’azione del Marinaio errabondo.
Non entrerò, al pari di Paradisi, qui nel merito specifico di fatti e atti della vita di Garibaldi, ma sin da ora non mi sottraggo al confronto se se ne ravvisasse necessità o utilità né taccio delle tante battaglie “taroccate” e “vinte” dal “Generale”.
Concludendo potrei chiosare scrivendo che il persistere di posizioni storico-politiche arroccate sul valore mitico di Giuseppe Garibaldi sono espressione di “una vulgata antistorica ed ufficiale”. Invece non lo farò.
E non perché sarebbe falso, ma perché se accettassi questa logica contribuirei ad arretrare, e di molto, il dibattito storico-culturale.
Garibaldi è e resta oggi, da ultimo, l’uomo che realmente fu con i suoi pregi, i suoi tanti difetti, le sue ubiquità. Uomo discutibile e oggi finalmente anche discusso. Crediamo sia questo un favore fatto alla Verità Storica ma anche all’ ” uomo “ Giuseppe Garibaldi da Nizza.
26 Jnnaru ( Gennaio )2008
IL PRESIDENTE
( Prof. Fabio Cannizzaro )
FOCUS TRINAKRIA
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