martedì 4 marzo 2008

VECCHI ERRORI E NUOVI PARTITI...

DALLA SVOLTA “SLOVENISTA” DEL PD IN F.V.G. FINO ALL’ CONTINUISMO CENTRALISTA DEL PD SICILIANO, UNA RIFLESSIONE NON NECESSARIA… MA CERTO UTILE
La notizia è stata ufficializzata qualche giorno fa.
La Slovenska Skupnost (Unione Slovena) correrà a fianco del Partito Democratico alle prossime elezioni regionali in Friuli Venezia Giulia.
L’accordo è il punto d’arrivo di un processo, durato a lungo, che ha visto l’Unione Slovena, oggi guidata da Damijan Terpin, riallocare le sue alleanze dopo l’implosione della Democrazia Cristiana, referente storico della Slovenska Skupnost, da sempre orientata verso il centro politico.
Se fin prima della nascita del PD il referente dell’era post-DC era divenuta La Margherita, ora che la formazione si è diluita nel nuovo soggetto detta rappresentanza è passata al nuovo partito.
In base agli accordi firmati da Terpin con il segretario del Pd, Bruno Zvech gli sloveni si sarebbero impegnati ad entrare, a pieno titolo, con i loro eletti nel gruppo del PD.
Terpin dopo aver annunciato la scelta di “affiancarsi“ al PD ne ha spiegato il senso e il tenore dichiarando che l’accordo siglato permette alla Slovenska Skupnost, mantenendo la sua specificità politica, di presentare liste con il proprio simbolo, dopo 15 anni, ad un’elezione regionale.
Un’opportunità lascia intendere Terpin che non ci si poteva certo fare sfuggire.
Parlando poi della composizione delle liste a Trieste, Gorizia e Udine ha detto che queste saranno aperte alla Società Civile e tra i nomi di spicco in esse presenti ha citato quello dello scrittore ultranovantenne, Boris Pahor.

CHE DIRE?

La diversità storica, sociale e politica non permette giudizi affrettati né comparazioni né tanto meno sovrapposizioni tra realtà Siciliana e realtà del FVG e pur tuttavia occorre riflettere su quanto indietro sia la riflessione nel PD e nella sua classe politica dirigente in Sicilia riguardo a temi come il Sicilianismo, l’Autonomismo o il processo federale.
Pensare, infatti, anche solo per un momento, che il partito democratico siciliano possa non diciamo assumere posizioni sicilianiste né tanto meno indipendentiste ma anche solo genuinamente autonomiste potrebbe fare sorridere più d’un analista politico.
Va detto, infatti, che oggi in Sicilia a fronte dello Statuto Speciale d’Autonomia più avanzato e lungimirante, della forma-Stato Italia, siamo di fronte ad una classe politica, di centrosinistra ( ma eguale e speculare discorso si potrebbe fare, se scendiamo nel concreto, nel centrodestra ) incapace di pensarsi quale espressione Territoriale se non Nazionale dei bisogni e delle speranze del Popolo Siciliano e che anzi sta tentando, in assoluta controtendenza, di ridurlo e vanificarlo.
L’accordo tra Slovenska Skupnost ( Unione Slovena) e PD del FVG è quindi un indiretto, quanto nei fatti, inoppugnabile, j’accuse verso una logica, una prassi ed un sentire centralista che se ieri pervadeva i vecchi partiti italiani in Sicilia, come DS e Margherita, sembra oggi sia stato, travasato tale e quale, nel nuovo PD isolano.
Pare che il seme autonomista, federalista e/o sicilianista non abbia trovato né spazio né possibilità, almeno a livello dirigenziale, nel nuovo partito in Sicilia.
E’ dunque un dato di fatto che con le prossime elezioni regionali, del 13 e 14 aprile, si è persa forse l’occasione per tentare di affermare, il senso reale, percepito di una originale proposta democratica autocentrata, scevra da vecchie visioni e canoni partitocratici.
Una visione "fresca" che poteva contribuire a creare un NUOVO, VASTO SCHIERAMENTO SOCIALE E POLITICO.
Schieramento in cui un ruolo centrale potevano avere quelle forze democratiche del Sicilianismo e/o dell’Indipendentismo che su temi come:

- L’ANTIMAFIA;
- LA GIUSTIZIA SOCIALE;
- IL NO AL PONTE SULLO STRETTO;
- I DIRITTI CULTURALI della NAZIONE SICILIANA;
- I DIRITTI ISTITUZIONALI e SOCIALI del POPOLO SICILIANO;
- LO SVILUPPO ECONOMICO REALE E NON ASSISTITO


sono da sempre, a viso aperto, in prima linea. Così non è stato.
Comunque, al di là e oltre l’analisi politica calata nella temperie dell’oggi, resta in Noi forte la consapevolezza che pensare e cercare di risolvere i tanti problemi della Sicilia prescindendo dal riconoscimento della Questione Siciliana, come questione complessa, peculiare e nazionale, è davvero un azzardo per chiunque e ancor più per il PD che corre il rischio di pagare questo “ritardo politico e culturale” dei suoi “brain trusts”, romano e siciliano, in termini sociali ma anche elettorali e percentuali, così come del resto, nel passato recente, è accaduto alle “armate” uliviste.

C’è di che riflettere, vero?


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