IL NOSTRO PUNTO DI VISTA SU UN FATTO NE' SECONDARIO NE' ACCESSORIO
L’ultimo, recente appello di Simona Mafai che chiede che, il seggio ed il ruolo di capo dell’opposizione parlamentare al Parlamento Siciliano “abbandonato “ dall’ex candidata alla Presidenza della Regione, Anna Finocchiaro, sia “ lasciato ” a Rita Borsellino ha il pregio, voluto o no poco importa, di restituire visibilità ad una “ ferita “ ancora aperta e che taluni troppo frettolosamente vorrebbero già cauterizzata.
È nostra convinzione che la decisione assunta dalla riconfermata Senatrice Finocchiaro di “ restare”, dopo la sconfitta, a Roma, al Senato sia la rappresentazione esemplare ed esemplificativa di un modo di intendere le cose siciliane largamente condiviso dal “ mondo “ della politica centralista.
Qui la scelta della Senatrice non va valutata come mera, quanto lecita, scelta personale ma più e meglio come risultante politica di un punto di vista collettivo da Ella, in questo frangente, incarnato e rappresentato, in nome della sua “parte “ politica.
La Finocchiaro “ abbandonando “ il Parlamento Siciliano ha riconfermato l’utilizzo di un modello di politica legato ad una visione, un’idea di Sicilia che è persino eufemistico definire centralista oltre che datata e sorpassata.
Certo Simona Mafai, dal suo angolo visuale, riduce, contiene l’ Affaire Finocchiaro ad una questione di genere e/o di equilibri interni alla “ imbronciata macchina da guerra “del centro e delle sinistre italiane in Sicilia.
Va però detto, ricordato che in ballo c’è molto di più.
Appare evidente che la “ mossa “dell’ex candidata alla Presidenza Siciliana avrebbe dovuto aprire, quasi necessariamente, un dibattito, avviare una riflessione sul rapporto tra quell’area politica e la Sicilia e i Siciliani.
Nulla di tutto ciò è avvenuto. Anzi, molti, troppi si sono guardati bene dal dire, scrivere o gridare che una simile “ scelta “, ovviamente tutt’altro che personale, è in qualsiasi modo assolutamente inammissibile, inaccettabile oltre che offensiva soprattutto, ma non solo, per quelli che la Finocchiaro hanno sostenuto e/o votato.
La Senatrice Finocchiaro, la sua “ parte ” politica dopo la battaglia elettorale e la successiva sconfitta avevano comunque palesemente contratto una obbligazione etica, un dovere morale di dare rappresentanza ai propri elettori, e non solo a questi, in termini politico-istituzionali oltre che di garantire complessiva credibilità a quel sistema elettorale ( da noi criticatissimo ) che essi avevano voluto e sostenuto al pari dei loro avversari.
Eppure sui tutto ciò è calato un profondo quanto imbarazzato silenzio.
Ora per noi sarebbe demagogicamente facile “ scaricare “ il peso di questa scelta esclusivamente sulla Senatrice Finocchiaro.
Non lo faremo perché va detto che lo “ abbandono “ della guida dell’opposizione parlamentare al Parlamento Siciliano è stata, con tutta evidenza, una scelta politica tattica collettiva e perciò, se possibile, ancor più incomprensibile ed offensiva.
Si potevano, si dovevano in un tale frangente solo esercitare buon senso, responsabilità istituzionale e attaccamento alla Sicilia e al futuro dei suoi abitanti.
E invece abbiamo potuto constatare che queste erano qualità rare o addirittura assenti nel background delle teste pensanti di quella coalizione.
Comprenderete bene che alla luce di tutto ciò la preoccupazione di Simona Mafai perde gran parte del suo interesse e/o centralità.
Assistiamo infatti, per l’ennesima volta, ad una umiliazione smaccata dei Siciliani e ad un certo, arruffone modo di carpire la buona fede di tante, tanti compatrioti elettori.
L’abbandono, fisico e politico, dettato alla Senatrice Finocchiaro, è dunque la concretizzazione di un atteggiamento poco o per nulla attento alla Sicilia e però largamente praticato e da taluni addirittura teorizzato come antisicilianismo che spesso scivola nell’antiSicilia tout court.
Quanto accaduto almeno avrebbe potuto offrire l’occasione di riflettere finalmente su i veri bisogni, le aspirazioni ed i sogni delle siciliane, dei Siciliani onesti.
Si sarebbe così anche potuto affrontare il “ grumo “ della Questione Siciliana. Una Questione irrisolta che è e resta anche se ignorata e disattesa Questione Nazionale oltre che politica, sociale ed economica.
E invece non solo non è accaduto nulla di tutto ciò ma oggi possiamo tornare a parlare di queste cose solo incidentalmente per alcuni “ effetti collaterali “ legati a calcoli e valutazioni politiche molto contingenti ed autoreferenziali.
Eppure la “SCELTA DI ANNA “ è come visto densa di implicazioni, cause e concause.
Tutto ciò quando proprio scelte come queste contribuiscono, con tutta evidenza, ad AFFUSSARI ANCORA CHIUSSAI ‘A SICILIA, anche se oggettivamente ….da Roma è assai difficile accorgersene.
È nostra convinzione che la decisione assunta dalla riconfermata Senatrice Finocchiaro di “ restare”, dopo la sconfitta, a Roma, al Senato sia la rappresentazione esemplare ed esemplificativa di un modo di intendere le cose siciliane largamente condiviso dal “ mondo “ della politica centralista.
Qui la scelta della Senatrice non va valutata come mera, quanto lecita, scelta personale ma più e meglio come risultante politica di un punto di vista collettivo da Ella, in questo frangente, incarnato e rappresentato, in nome della sua “parte “ politica.
La Finocchiaro “ abbandonando “ il Parlamento Siciliano ha riconfermato l’utilizzo di un modello di politica legato ad una visione, un’idea di Sicilia che è persino eufemistico definire centralista oltre che datata e sorpassata.
Certo Simona Mafai, dal suo angolo visuale, riduce, contiene l’ Affaire Finocchiaro ad una questione di genere e/o di equilibri interni alla “ imbronciata macchina da guerra “del centro e delle sinistre italiane in Sicilia.
Va però detto, ricordato che in ballo c’è molto di più.
Appare evidente che la “ mossa “dell’ex candidata alla Presidenza Siciliana avrebbe dovuto aprire, quasi necessariamente, un dibattito, avviare una riflessione sul rapporto tra quell’area politica e la Sicilia e i Siciliani.
Nulla di tutto ciò è avvenuto. Anzi, molti, troppi si sono guardati bene dal dire, scrivere o gridare che una simile “ scelta “, ovviamente tutt’altro che personale, è in qualsiasi modo assolutamente inammissibile, inaccettabile oltre che offensiva soprattutto, ma non solo, per quelli che la Finocchiaro hanno sostenuto e/o votato.
La Senatrice Finocchiaro, la sua “ parte ” politica dopo la battaglia elettorale e la successiva sconfitta avevano comunque palesemente contratto una obbligazione etica, un dovere morale di dare rappresentanza ai propri elettori, e non solo a questi, in termini politico-istituzionali oltre che di garantire complessiva credibilità a quel sistema elettorale ( da noi criticatissimo ) che essi avevano voluto e sostenuto al pari dei loro avversari.
Eppure sui tutto ciò è calato un profondo quanto imbarazzato silenzio.
Ora per noi sarebbe demagogicamente facile “ scaricare “ il peso di questa scelta esclusivamente sulla Senatrice Finocchiaro.
Non lo faremo perché va detto che lo “ abbandono “ della guida dell’opposizione parlamentare al Parlamento Siciliano è stata, con tutta evidenza, una scelta politica tattica collettiva e perciò, se possibile, ancor più incomprensibile ed offensiva.
Si potevano, si dovevano in un tale frangente solo esercitare buon senso, responsabilità istituzionale e attaccamento alla Sicilia e al futuro dei suoi abitanti.
E invece abbiamo potuto constatare che queste erano qualità rare o addirittura assenti nel background delle teste pensanti di quella coalizione.
Comprenderete bene che alla luce di tutto ciò la preoccupazione di Simona Mafai perde gran parte del suo interesse e/o centralità.
Assistiamo infatti, per l’ennesima volta, ad una umiliazione smaccata dei Siciliani e ad un certo, arruffone modo di carpire la buona fede di tante, tanti compatrioti elettori.
L’abbandono, fisico e politico, dettato alla Senatrice Finocchiaro, è dunque la concretizzazione di un atteggiamento poco o per nulla attento alla Sicilia e però largamente praticato e da taluni addirittura teorizzato come antisicilianismo che spesso scivola nell’antiSicilia tout court.
Quanto accaduto almeno avrebbe potuto offrire l’occasione di riflettere finalmente su i veri bisogni, le aspirazioni ed i sogni delle siciliane, dei Siciliani onesti.
Si sarebbe così anche potuto affrontare il “ grumo “ della Questione Siciliana. Una Questione irrisolta che è e resta anche se ignorata e disattesa Questione Nazionale oltre che politica, sociale ed economica.
E invece non solo non è accaduto nulla di tutto ciò ma oggi possiamo tornare a parlare di queste cose solo incidentalmente per alcuni “ effetti collaterali “ legati a calcoli e valutazioni politiche molto contingenti ed autoreferenziali.
Eppure la “SCELTA DI ANNA “ è come visto densa di implicazioni, cause e concause.
Tutto ciò quando proprio scelte come queste contribuiscono, con tutta evidenza, ad AFFUSSARI ANCORA CHIUSSAI ‘A SICILIA, anche se oggettivamente ….da Roma è assai difficile accorgersene.
Fin qui una riflessione morale e politica, la questione della legalità costituzionale legata a questo “passaggio”, di responsabilità e di rappresentanza, l’abbiamo approfondita e continueremo ancora ad approfondirla in altra sede.
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