Si fa un gran parlare di pluralismo e multiculturalità. Temi come quelli della, delle diversità sono evocati ad ogni piè sospinto.
Pensavamo e dunque potevamo lecitamente attenderci che una simile linea d’indirizzo culturale fosse divenuta parte del background dei più che, in Italia e in Sicilia, si occupano di cultura e politica. E invece?
Basta che un Sindaco, nello specifico quello della bella cittadina siciliana di Capo d’Orlando, nel messinese, decida, con la sua giunta, di cambiare nome alla piazza antistante la stazione ferroviaria cittadina mutandolo da quello di Giuseppe Garibaldi a quello di Piazza IV luglio (1299) perché si scateni un enorme baillame.
Al punto che taluni hanno gridato quasi al delitto di “ lesa maestà” arrivando ad invocare o evocare l’intervento prefettizio.
Se da un canto motivo del contendere è stato il “ depennamento” toponomastico di Garibaldi non poco pensiamo abbia infastidito anche la scelta di sostituire il nome barbuto Nizzardo con una nuova intestazione dal forte valore storico e simbolico. La data del IV luglio 1299, infatti, ricorda ed evoca un evento della storia millenaria della Sicilia, della Nazione Siciliana.
Un momento in cui i Siciliani si batterono, in una leggendario combattimento navale per la propria libertà sotto la guida di Federico III di Sicilia e di Blasco d’Alagona.
L’ idea, condivisa e condivisibile, del primo cittadino paladino è quella dunque di ricordare un evento, accaduto nel mare antistante l’attuale città, preferendo la data di questo e gli avvenimenti ad esso legati ad una mera intitolazione rituale, formale come era quella riservata a Garibaldi.
Dato ancor più meritorio poi se, dati, storici, economici e sociali, alla mano ci si sofferma anche a riflettere sul fatto che Giuseppe Garibaldi con la sua azione, oggi è noto ispirata e voluta in combutta da Impero Inglese e Piemonte sabaudo, determinò un oggettivo depauperamento della Sicilia e un correlato impoverimento, in prospettiva, di tutta l’intera società siciliana, specie delle classi più deboli.
L’idea, dunque, crediamo è quella di fare giustizia di vecchie “vulgate” storiche ufficiali ed ideologiche recuperando appunto la Memoria storica per “guardare con maggiore fiducia al futuro”.
Dapprima la polemica si è dipanata localmente poi grazie alla presa di posizione di una serie di diversi soggetti politici e culturali, tra cui non ultimo Focus Trinakria, essa si è oggettivamente trasformata in un caso emblematico che chiama in causa lo stato reale del dibattito sul pluralismo culturale e sulle diversità in Italia ed in Sicilia.
Se, infatti, ci si ferma ad analizzare, con attenzione, le diverse prese di posizione emergono chiaramente una ridda di posizioni ora favorevoli ora contrarie alla “reintitolazione”.
Girandola di posizioni che divide e attraversa schieramenti politici, culture ed ideologie.
Così, appunto, la scelta del Sindaco, Sindoni vede favorevoli oltre che i settori più militanti del sicilianismo e dell’indipendentismo democratico siciliano guidati da ‘u Frunti Nazziunali Sicilianu – Sicilia Indipinnenti ( Fronte Nazionale Siciliano - Sicilia Indipendente ) anche stimati intellettuali come, ad esempio, il prof. Corrado MIRTO, già Ordinario di Storia Medioevale presso l’Università degli Studi di Palermo e massimo conoscitore vivente di quel periodo storico o il prof Daniele TRANCHIDA dell’Università degli Studi di Messina; o ancora una personalità culturale politica, engagé a sinistra, come Ignazio COPPOLA, già stimato segretario provinciale del PdCI di Palermo.
I contrari, invece, vedono schierati per lo più forze politiche come il locale PD e ancora alcuni settori dell’opposizione consiliare sia riconducibili al centro destra che al centro sinistra.
Ci sembra, quindi, utile sottolineare una certa prevalenza degli elementi localistici e delle dinamiche particolaristiche di questo dissenso. Anche se nella tempistica e soprattutto nei toni emerge comunque la condivisione di temi e parole d’ordine tipiche di un certo neo-risorgimentalismo e negazionismo storico antisiciliano che non può e non deve essere letto in chiave squisitamente Orlandina.
Va detto, scritto che oggi, in Sicilia, nel nostro Arcipelago Siciliano si contrappongono due diverse idee e prassi culturali.
Una falsamente cosmopolita, ufficiale ed ufficializzata, che ama autodefinirsi anche popolare, che poi alla prova dei fatti risulta però essere non solo autoreferenziale ma anche monoculturale, esclusivista e conservatrice.
Sono costoro portatori di una variante della “sindrome di Nimby “. Per essi ,infatti, i diritti culturali, la pratica della multiculturalità, le regole del rispetto della Verità, storica e no, valgono solo per alcuni Popoli, meglio se lontani, mentre mai si applicano, in concreto, nei confini della forma-stato Italia e segnatamente alla Sicilia e al suo Popolo.
Ve n’è invece poi un’altra che vuole invece recuperare e valorizzare la Memoria e la Cultura Siciliana ( la sua lingua, letteratura, storia e le sue arti ) nella convinzione meditata che difendere e riscoprire la nostra MEMORIA COLLETTIVA di Popolo significa difendere e favorire anche la pluralità e il diritto di tutti, quindi anche di Noi siciliani, alla DIVERSITA’ CULTURALE proiettata nella complessità dell’oggi.
Ecco dunque chiarito qual è la “ posta in gioco “a Capo d’Orlando ed ecco spiegato anche il perché questi “ fatti “stanno facendo discutere ad appassionare tanti in Sicilia e No.
Appare via via sempre più evidente che ciò che molti contestano al coraggioso Sindaco di Capo d’Orlando non è solo d’aver reintitolato la piazza in questione quanto anche di aver invitato i suoi colleghi, Sindaci di Sicilia, a fare altrettanto promuovendo così una “RIVOLUZIONE CULTURALE” che può partire appunto anche dalla toponomastica.
Si comprende bene che un simile “appello”, nell’attuale, ingessato clima, culturale e politico, in cui questo sistema genera il “potere” e la stessa opposizione a se medesimo, potrebbe davvero rappresentare un “ valore aggiunto “ favorendo una irrefrenabile “Rivoluzione delle e nelle coscienze “.
Rivoluzione che potrebbe trasformare i Siciliani finalmente da sudditi e/o clientes in Cittadini.
Ecco dunque perché è importante quanto sta accadendo a Capo d’Orlando ed ecco perché occorre sostenere apertamente la scelta del Sindaco e della Giunta paladina.
Ecco anche perché non bisogna abbandonarsi a qualsivoglia tipo di provocazione o intemperanza, favorendo come vorrebbero taluni un oggettivo inasprimento delle reciproche posizioni.
Alla fine ciò gioverebbe solo ai soliti “parolai”, di una parte e dell’altra, alla ricerca solo di facile pubblicità.
Noi invece dobbiamo continuare dialetticamente, apertamente quanto convintamente la nostra battaglia culturale e di idee.
Siamo, infatti, convinti che la verità e il buon senso non potranno che darci ragione, oggi a Capo d’Orlando e domani speriamo ovunque in Sicilia.
Fabio Cannizzaro
Presidente di Focus Trinakria-
‘ppi la Kultura Siciliana ‘nto lu Munnu