UNA RIFLESSIONE DI TRINAKRIUS, SCRITTA PER "LAQUESTIONESICILIANA", A MARGINE DEGLI ARTICOLI PUBBLICATI, NELLO SCORSO NUMERO, DAL SETTIMANALE DEL PDCI “ LA RINASCITA DELLA SINISTRA” SUL RAPPORTO TRA FEDERALISMO E MEZZOGIORNO.
La recente pubblicazione, sul numero 35 del 18 settembre u.s., da parte del giornale del Pdci “La Rinascita della Sinistra” di due articoli a firma rispettivamente di TRIPODI e CRUPI, sul senso e le prospettive del cosiddetto processo federalista che oggi l’attuale Governo perora, offre, anche a Noi come Indipendentisti democratici, alcuni spunti, anche interessanti, di riflessione.
Quando da Uomo di sinistra, da comunista e da Calabrese, Michelangelo TRIPODI , scrive che l’attuale idea di federalismo è per e nell’interesse del Nord e dei suoi poteri economico-finanziari esprime per iscritto una verità condivisibile su cui noi siamo,ovviamente, pienamente d’accordo.
Abbiamo poi letto, con attenzione, e citiamo qui testualmente, un passo dell’articolo in cui TRIPODI scrive “come comunisti sosteniamo la necessità di rilanciare il modello regionalista per contrastare le logiche di uno stato centralizzato e centralizzante”
Non vorremmo però che questa pur importante dichiarazione abbia come già accaduto in passato un mero valore tattico che vede la “gauche” favorevole alle Comunità Storiche, Nazionali e Territoriali interne alla forma stato Italia solo quando si trova all’opposizione politica e/o sociale.
Cioè fuori d’ogni fraintendimento possiamo allora dire che il Pdci , i suoi dirigenti, anche quelli siciliani riconoscono il valore e la forza di Costituzione e costituzionale della Specialità Statutaria Siciliana per i Siciliani?
E’ una domanda aperta, non retorica, che vorremmo soddisfatta.
E’ del resto questa la condizione, anzi la precondizione per poter rendere reale, concreta la portata di altre affermazioni contenute sempre nell’interessante articolo di TRIPODI.
Quando, difatti, TRIPODI scrive riguardo al Sud e quindi anche per la Sicilia :“[…]non più relegato al mero ruolo di mercato di consumatori dipendenti e sottomessi ma ad un Sud produttivo e protagonista dei processi di produzione, capace di rompere con il sistema assistenziale - per puntare alla valorizzazione delle risorse, del patrimonio, delle ricchezze ambientali, culturali, paesaggistiche, archeologiche […] può, insomma, liberarsi dalla subalternità, dalla sudditanza, dalle catene della prepotenza,della disoccupazione, del bisogno, della mafia”.
Noi ci troviamo , pur posta la premessa della peculiarità della QUESTIONE SICILIANA in quanto QUESTIONE NAZIONALE, non meramente riassumibile nella QUESTIONE MERIDIONALE, a condividere comunque il senso della ratio contenuta nei termini dell’analisi.
Eppure chiediamo a TRIPODI, a al Pdci , ai suoi dirigenti: Perché se è così’, Voi, partito comunista radicato, coerede del PCI, non convergete oggettivamente su alcune nostre analisi come quando Noi diciamo, e non da oggi, che occorre avere una visione, in Sicilia e nel Meridione continentale,che sappia AMMINSTRATIVAMENTE, PARLAMENTARMENTE e SOCIALMENTE partire dal territorio per guardare da questi, dai bisogni delle sue Genti, al Mondo?
TRIPODI scrive una cosa, la prassi politica sembra, poi, testimoniare altro. Chi ha voce in capitolo? Chi esprime la vera posizione del Partito?
Il Pdci, in particolare, il Pdci siciliano, sembrano, ad oggi, non avere ancora approfondito la loro riflessione politica sugli errori, dell’intera sinistra, nelle ultime elezioni sia siciliane che generali.
Riguardo, poi, le recenti elezioni regionali durante e ancor più nell’immediatezza del dopo voto è emersa, ad esempio, una complessiva distanza dalla Gente e dalla Sicilia che si è palesata con lo “ GRAN RIFIUTO” rispetto all’impegno assunto dal Candidato presidente del Cartello di Centro Sinistra a rappresentare,dopo la sconfitta elettorale, comunque, secondo legge e ratio, la opposizione nel Parlamento Siciliano.
Noi con rispetto chiediamo a TRIPODI: se il Pdci, oggi come soggetto politico,domani come soggetto costitutivo di nuove, più avanzate forme aggregative di e a sinistra, anche in Sicilia, voglia essere conseguente alla sua storia e in virtù di questa calarsi , in Sicilia, nella realtà quotidiana accettando di essere siciliano tra i siciliani onesti e antimafiosi?
Quanto poi all’articolo di CRUPI che ricorda la lezione di GRAMSCI, Noi che per restare nei termini usati dallo stesso CRUPI che non siamo “superatori” ma neppure comunisti né gramsciani tout court tuttavia la lezione gramsciana continuiamo a citarla e richiamarla spesso.
Come quando citiamo quel passo, illuminato e illuminante, sul SEPARATISMO siciliano scritto , da GRAMSCI intellettuale sardo e comunista, quando nella Italia Nazione dominava il FASCISMO, (poi pubblicato sul "Risorgimento" (Torino 1949), 12 anni dopo la sua morte):“ Ciò che è interessante, in questa letteratura siciliana, giornalistica e libresca, è il tono fortemente polemico e irritato (unitarismo ossessionato). La questione invece dovrebbe essere molto semplice, dal punto di vista storico: il separatismo o c'è stato o non c'è stato o è stato solo tendenziale in una misura da determinarsi secondo un metodo storico obiettivo, astraendo da ogni valutazione attuale di polemica di partito, di corrente o di ideologia; la ricostruzione delle difficoltà incontrate in Sicilia dal moto unitario potrebbero non essere maggiori o diverse da quelle incontrate in altre regioni, a cominciare dal Piemonte. Se in Sicilia il Separatismo ci fosse stato, ciò non dovrebbe essere storicamente considerato nè riprovevole, nè immorale, nè antipatriottico, ma solo considerato come un nesso storico da giustificare storicamente e che in ogni modo dovrebbe servire ad esaltare di più l'energia politica degli unitari che ne trionfarono. Il fatto che la polemica continui accanita ed aspra significa dunque che sono in gioco "interessi attuali" e non interessi storici, significa in fondo che queste pubblicazioni tipo Natoli dimostrano esse stesse proprio ciò che vorrebbero negare, cioè il fatto che lo strato sociale unitario in Sicilia è molto sottile e che esso padroneggia a stento forze latenti "demoniache" che potrebbero anche essere separatiste, se in questa soluzione, in determinate occasioni, si presentasse come utile per certi interessi. Il Natoli non parla del moto del '66, e tanto meno di certe manifestazioni del dopoguerra, che hanno pure un valore di sintomo per rivelare l'esistenza di correnti sotterranee. che mostrano un certo distacco tra le masse popolari e lo Stato unitaro, su cui speculavano certi gruppi dirigenti. “
Se la posizione del Pdci è quella espressa da TRIPODI sembra che molto si avvicini, a livello di analisi, alle nostre posizioni se si riflette anche sulla comune, motivata opposizione al PONTE SULLO STRETTO, anche se poi va detto, ci allontana la questione politica e istituzionale di fondo che vi vede assumere rispetto alle Nazioni senza Stato interne alla forma stato Italia una posizione oseremmo dire “orientate nazionalmente”.
Tuttavia, a Voi Comunisti, eredi diretti e giustamente orgogliosi di Antonio GRAMSCI, Noi chiediamo di avere la forza politica e la libertà d’analisi di riconoscere che in quella nota genericamente come QUESTIONE MERIDIONALE ha una sua specifica, peculiare dinamica la QUESTIONE SICILIANA che è risolvibile solo in termini Nazionali e democratici.
Cosa appunto che aveva, appunto, già intuito GRAMSCI.
Riconoscere ciò è del resto il modo più sicuro per affrontare realmente il tema del Federalismo equo e solidale e con esso del futuro della nostra Terra e dell’intero Mezzogiorno e, quindi, dei diritti dei lavoratori, dei precari e delle donne di Sicilia che possono vivere e prosperare solo a condizione che il colonialismo, il malo sviluppo e con essi la mafia siano combattuti e sconfitti, senza se e senza ma, esclusivamente in nome del nostro Popolo, del Popolo Siciliano.
Questa consapevolezza richiede quindi per la Sicilia, e anche per il Mezzogiorno continentale per altro conto, che il Federalismo sia realmente migliorativo e non sperequativo e peggiorativo come sembra essere quello in salsa leghista.
A Voi chiediamo una risposta e se vorrete una chiosa.
Quando da Uomo di sinistra, da comunista e da Calabrese, Michelangelo TRIPODI , scrive che l’attuale idea di federalismo è per e nell’interesse del Nord e dei suoi poteri economico-finanziari esprime per iscritto una verità condivisibile su cui noi siamo,ovviamente, pienamente d’accordo.
Abbiamo poi letto, con attenzione, e citiamo qui testualmente, un passo dell’articolo in cui TRIPODI scrive “come comunisti sosteniamo la necessità di rilanciare il modello regionalista per contrastare le logiche di uno stato centralizzato e centralizzante”
Non vorremmo però che questa pur importante dichiarazione abbia come già accaduto in passato un mero valore tattico che vede la “gauche” favorevole alle Comunità Storiche, Nazionali e Territoriali interne alla forma stato Italia solo quando si trova all’opposizione politica e/o sociale.
Cioè fuori d’ogni fraintendimento possiamo allora dire che il Pdci , i suoi dirigenti, anche quelli siciliani riconoscono il valore e la forza di Costituzione e costituzionale della Specialità Statutaria Siciliana per i Siciliani?
E’ una domanda aperta, non retorica, che vorremmo soddisfatta.
E’ del resto questa la condizione, anzi la precondizione per poter rendere reale, concreta la portata di altre affermazioni contenute sempre nell’interessante articolo di TRIPODI.
Quando, difatti, TRIPODI scrive riguardo al Sud e quindi anche per la Sicilia :“[…]non più relegato al mero ruolo di mercato di consumatori dipendenti e sottomessi ma ad un Sud produttivo e protagonista dei processi di produzione, capace di rompere con il sistema assistenziale - per puntare alla valorizzazione delle risorse, del patrimonio, delle ricchezze ambientali, culturali, paesaggistiche, archeologiche […] può, insomma, liberarsi dalla subalternità, dalla sudditanza, dalle catene della prepotenza,della disoccupazione, del bisogno, della mafia”.
Noi ci troviamo , pur posta la premessa della peculiarità della QUESTIONE SICILIANA in quanto QUESTIONE NAZIONALE, non meramente riassumibile nella QUESTIONE MERIDIONALE, a condividere comunque il senso della ratio contenuta nei termini dell’analisi.
Eppure chiediamo a TRIPODI, a al Pdci , ai suoi dirigenti: Perché se è così’, Voi, partito comunista radicato, coerede del PCI, non convergete oggettivamente su alcune nostre analisi come quando Noi diciamo, e non da oggi, che occorre avere una visione, in Sicilia e nel Meridione continentale,che sappia AMMINSTRATIVAMENTE, PARLAMENTARMENTE e SOCIALMENTE partire dal territorio per guardare da questi, dai bisogni delle sue Genti, al Mondo?
TRIPODI scrive una cosa, la prassi politica sembra, poi, testimoniare altro. Chi ha voce in capitolo? Chi esprime la vera posizione del Partito?
Il Pdci, in particolare, il Pdci siciliano, sembrano, ad oggi, non avere ancora approfondito la loro riflessione politica sugli errori, dell’intera sinistra, nelle ultime elezioni sia siciliane che generali.
Riguardo, poi, le recenti elezioni regionali durante e ancor più nell’immediatezza del dopo voto è emersa, ad esempio, una complessiva distanza dalla Gente e dalla Sicilia che si è palesata con lo “ GRAN RIFIUTO” rispetto all’impegno assunto dal Candidato presidente del Cartello di Centro Sinistra a rappresentare,dopo la sconfitta elettorale, comunque, secondo legge e ratio, la opposizione nel Parlamento Siciliano.
Noi con rispetto chiediamo a TRIPODI: se il Pdci, oggi come soggetto politico,domani come soggetto costitutivo di nuove, più avanzate forme aggregative di e a sinistra, anche in Sicilia, voglia essere conseguente alla sua storia e in virtù di questa calarsi , in Sicilia, nella realtà quotidiana accettando di essere siciliano tra i siciliani onesti e antimafiosi?
Quanto poi all’articolo di CRUPI che ricorda la lezione di GRAMSCI, Noi che per restare nei termini usati dallo stesso CRUPI che non siamo “superatori” ma neppure comunisti né gramsciani tout court tuttavia la lezione gramsciana continuiamo a citarla e richiamarla spesso.
Come quando citiamo quel passo, illuminato e illuminante, sul SEPARATISMO siciliano scritto , da GRAMSCI intellettuale sardo e comunista, quando nella Italia Nazione dominava il FASCISMO, (poi pubblicato sul "Risorgimento" (Torino 1949), 12 anni dopo la sua morte):“ Ciò che è interessante, in questa letteratura siciliana, giornalistica e libresca, è il tono fortemente polemico e irritato (unitarismo ossessionato). La questione invece dovrebbe essere molto semplice, dal punto di vista storico: il separatismo o c'è stato o non c'è stato o è stato solo tendenziale in una misura da determinarsi secondo un metodo storico obiettivo, astraendo da ogni valutazione attuale di polemica di partito, di corrente o di ideologia; la ricostruzione delle difficoltà incontrate in Sicilia dal moto unitario potrebbero non essere maggiori o diverse da quelle incontrate in altre regioni, a cominciare dal Piemonte. Se in Sicilia il Separatismo ci fosse stato, ciò non dovrebbe essere storicamente considerato nè riprovevole, nè immorale, nè antipatriottico, ma solo considerato come un nesso storico da giustificare storicamente e che in ogni modo dovrebbe servire ad esaltare di più l'energia politica degli unitari che ne trionfarono. Il fatto che la polemica continui accanita ed aspra significa dunque che sono in gioco "interessi attuali" e non interessi storici, significa in fondo che queste pubblicazioni tipo Natoli dimostrano esse stesse proprio ciò che vorrebbero negare, cioè il fatto che lo strato sociale unitario in Sicilia è molto sottile e che esso padroneggia a stento forze latenti "demoniache" che potrebbero anche essere separatiste, se in questa soluzione, in determinate occasioni, si presentasse come utile per certi interessi. Il Natoli non parla del moto del '66, e tanto meno di certe manifestazioni del dopoguerra, che hanno pure un valore di sintomo per rivelare l'esistenza di correnti sotterranee. che mostrano un certo distacco tra le masse popolari e lo Stato unitaro, su cui speculavano certi gruppi dirigenti. “
Se la posizione del Pdci è quella espressa da TRIPODI sembra che molto si avvicini, a livello di analisi, alle nostre posizioni se si riflette anche sulla comune, motivata opposizione al PONTE SULLO STRETTO, anche se poi va detto, ci allontana la questione politica e istituzionale di fondo che vi vede assumere rispetto alle Nazioni senza Stato interne alla forma stato Italia una posizione oseremmo dire “orientate nazionalmente”.
Tuttavia, a Voi Comunisti, eredi diretti e giustamente orgogliosi di Antonio GRAMSCI, Noi chiediamo di avere la forza politica e la libertà d’analisi di riconoscere che in quella nota genericamente come QUESTIONE MERIDIONALE ha una sua specifica, peculiare dinamica la QUESTIONE SICILIANA che è risolvibile solo in termini Nazionali e democratici.
Cosa appunto che aveva, appunto, già intuito GRAMSCI.
Riconoscere ciò è del resto il modo più sicuro per affrontare realmente il tema del Federalismo equo e solidale e con esso del futuro della nostra Terra e dell’intero Mezzogiorno e, quindi, dei diritti dei lavoratori, dei precari e delle donne di Sicilia che possono vivere e prosperare solo a condizione che il colonialismo, il malo sviluppo e con essi la mafia siano combattuti e sconfitti, senza se e senza ma, esclusivamente in nome del nostro Popolo, del Popolo Siciliano.
Questa consapevolezza richiede quindi per la Sicilia, e anche per il Mezzogiorno continentale per altro conto, che il Federalismo sia realmente migliorativo e non sperequativo e peggiorativo come sembra essere quello in salsa leghista.
A Voi chiediamo una risposta e se vorrete una chiosa.
TRINAKRIUS
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