Riproponiamo l’editoriale a firma di Michael Sfarai pubblicato sul quotidiano “ L’Opinione” del 2 ottobre c.a. dal titolo «Non dimentichiamo Exodus» di cui, Noi de “laquestionesiciliana” condividiamo il senso.
E’ questa, inoltre, l’occasione per auspicare e attendere un film, dei film che raccontino, in futuro, alcuni degli eventi storici nazionali siciliani rendendoli finalmente conoscibili all’opinione pubblica internazionale.
Attendiamo vostri eventuali commenti.
BUONA LETTURA! BONA LITTURA!
L’annuncio della morte di Paul Newman è stato l’apertura della totalità dei Tg di sabato 27 settembre 2008, e lo stesso dicasi per le aperture dei giornali di domenica 28.
Con Paul Newman se n’è andato l’ultimo dei grandi attori, probabilmente colui che, nell’immaginario femminile, rappresentava la bellezza e la simpatia.
Un grande professionista che ha lavorato con i registi più importanti interpretando personaggi indimenticabili.
Sono stati ricordati tutti i suoi film, solo per citarne alcuni ricordiamo “Lo Spaccone”, “Butch Cassidy” e “La Stangata” in coppia con Robert Redford, “Il colore dei soldi” con Tom Cruise che gli valse il Premio Oscar.
Ma un film in particolare, che pure lo fece conoscere in tutto il mondo, non è stato citato da nessuno.
Stiamo parlando di “Exodus” di Otto Preminger (1960), tratto dall’omonimo romanzo di Leon Uris. In Italia il film ebbe un enorme successo e la colonna sonora fu anche riadattata con un testo in italiano e cantata da Iva Zanicchi (1971).
Ma nel 1960 e nel 1971 non esisteva ancora il “politicamente corretto”, e Israele non doveva essere bandita dai discorsi nei quali non la si accusava di qualche cosa. Evitiamo di chiederci come mai proprio Exodus non venga citato da nessuno, come fosse stato cancellato dalla storia della carriera di Paul Newman. Ci chiediamo invece se lui sarebbe d’accordo nel considerare quel film come lo considerano i giornali di casa nostra; cioè una macchia da dimenticare o un errore di gioventù.
Eppure la trama di Exodus incarnava la speranza di una convivenza possibile, e nell’ultima indimenticabile scena, quando la ragazza ebrea viene sepolta insieme all’amico arabo, nella sua tragicità da il senso di appartenenza dei due popoli alla stessa terra.
Ari Ben Canaan, che Paul Newman interpretò magnificamente diretto da Otto Preminger, era il sabra (ebreo israeliano) che combatte prima per la libertà contro il nazismo come ufficiale inglese, e poi per la sua patria.
Un ebreo diverso da come lo si immagina e da come lo si vorrebbe, non l’ebreo privo di identità come quello che piace ai vecchi e nuovi antisemiti, quelli docili, facili da maltrattare e ancor più facili da perseguitare.
Su molte testate, nei giorni scorsi, si è parlato di Paul Newman celebrandolo come un’icona della sinistra, un vero Liberal, ma tutti hanno dimenticato il film che lui interpretò nel lontano ’60 e che oggi considererebbero “politicamente scorretto”.
A noi non piace ricordarlo solamente come il bello dagli occhi di ghiaccio, “Lo Spaccone”, o come il baro de “La stangata”, ci piace soprattutto ricordarlo come Ari Ben Canaan, un combattente, uno delle tante migliaia di eroi sconosciuti che hanno costruito lo Stato d’Israele.
Con Paul Newman se n’è andato l’ultimo dei grandi attori, probabilmente colui che, nell’immaginario femminile, rappresentava la bellezza e la simpatia.
Un grande professionista che ha lavorato con i registi più importanti interpretando personaggi indimenticabili.
Sono stati ricordati tutti i suoi film, solo per citarne alcuni ricordiamo “Lo Spaccone”, “Butch Cassidy” e “La Stangata” in coppia con Robert Redford, “Il colore dei soldi” con Tom Cruise che gli valse il Premio Oscar.
Ma un film in particolare, che pure lo fece conoscere in tutto il mondo, non è stato citato da nessuno.
Stiamo parlando di “Exodus” di Otto Preminger (1960), tratto dall’omonimo romanzo di Leon Uris. In Italia il film ebbe un enorme successo e la colonna sonora fu anche riadattata con un testo in italiano e cantata da Iva Zanicchi (1971).
Ma nel 1960 e nel 1971 non esisteva ancora il “politicamente corretto”, e Israele non doveva essere bandita dai discorsi nei quali non la si accusava di qualche cosa. Evitiamo di chiederci come mai proprio Exodus non venga citato da nessuno, come fosse stato cancellato dalla storia della carriera di Paul Newman. Ci chiediamo invece se lui sarebbe d’accordo nel considerare quel film come lo considerano i giornali di casa nostra; cioè una macchia da dimenticare o un errore di gioventù.
Eppure la trama di Exodus incarnava la speranza di una convivenza possibile, e nell’ultima indimenticabile scena, quando la ragazza ebrea viene sepolta insieme all’amico arabo, nella sua tragicità da il senso di appartenenza dei due popoli alla stessa terra.
Ari Ben Canaan, che Paul Newman interpretò magnificamente diretto da Otto Preminger, era il sabra (ebreo israeliano) che combatte prima per la libertà contro il nazismo come ufficiale inglese, e poi per la sua patria.
Un ebreo diverso da come lo si immagina e da come lo si vorrebbe, non l’ebreo privo di identità come quello che piace ai vecchi e nuovi antisemiti, quelli docili, facili da maltrattare e ancor più facili da perseguitare.
Su molte testate, nei giorni scorsi, si è parlato di Paul Newman celebrandolo come un’icona della sinistra, un vero Liberal, ma tutti hanno dimenticato il film che lui interpretò nel lontano ’60 e che oggi considererebbero “politicamente scorretto”.
A noi non piace ricordarlo solamente come il bello dagli occhi di ghiaccio, “Lo Spaccone”, o come il baro de “La stangata”, ci piace soprattutto ricordarlo come Ari Ben Canaan, un combattente, uno delle tante migliaia di eroi sconosciuti che hanno costruito lo Stato d’Israele.
Michael Sfarai
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