Gli Indipendentisti progressisti siciliani condividono pienamente un punto di vista democratico riguardo i modi di affrontare e risolvere la QUESTIONE SICILIANA.
Noi crediamo, alla luce anche dell’esperienza maturata nella prima metà del XX° secolo, che la Sicilia debba e possa conquistare la propria AUTODETERMINAZIONE attraverso l’uso di mezzi democratici e pacifici.
Questa nostra profonda, maturata convinzione si salda nell’Indipendentismo democratico e progressista anche ad una visione della stessa QUESTIONE SICILIANA come irrisolta QUESTIONE NAZIONALE.
Il nostro lavoro politico si svolge tutto all’interno di una unica organizzazione di rappresentanza politica: ‘u FRUNTI NAZZIUNALI SICILIANU – SICILIA INDIPINNENTI e a livello dialettico e culturale anche attraverso il rapporto e l’interrelazione con un sodalizio culturale qual è FOCUS TRINAKRIA e due blog anch’essi vicini a quest’area di riferimento: indipendenzasicilia-fns(.ilcannocchiale.it) laquestionesiciliana(.blogspot.com).
Ora la nostra idea di futuro è legata, avendo sposato convintamente il metodo democratico, a determinare condizioni politiche, appunto, per ottenere l’Autodeterminazione del nostro Popolo.
In tale chiave Non escludiamo, per senso di responsabilità riguardo il nostro ruolo storico come parte non indifferente del movimento di liberazione nazionale siciliano, la possibilità di una riorganizzazione reale della forma stato Italia.
E’ questa un ipotesi che un’area politica come quella dell’Indipendentismo democratico & progressista accetta poiché nel tempo, anche attraverso l’affermazione e l’allargamento della C.E.E. prima e della U.E. poi ha determinato condizioni possibili per l’affermazione reale della Nazione Siciliana all’interno del contesto Europeo a scapito dello Stato Nazione centralista.
In tale ottica il nostro Federalismo non è, non può essere un collocamento tattico né una posizione “terza” tra posizioni “autonomiste” e prospettiva “indipendentista”.
Oggi va detto chiaramente che essere indipendentisti, democratici e pacifici significa, al di là di ogni retorica, essere anche necessariamente Federalisti.
Ci fanno dunque sorridere ma anche pensare, a quale sia la loro convenienza tattica, quei soggetti per lo più solo parolai che amano ritualmente e solo nelle scadenze date ( come quella di Randazzo) affermare di non essere né autonomisti né indipendentisti ma appunto Federalisti.
Giochi semantici e poco più tant’è che questo presunto federalismo siciliano “terzo” non ha mai espresso altro che questa mera dichiarazione di esistenza in vita.
Volevamo chiarire ciò per poter ora affrontare con chiarezza il tema del Federalismo rientrato nell’Agenda Politica, in quest’agosto, dopo l’incontro Calderoli/Lombardo.
Pensiamo che occorra certo un generale ripensamento riguardo l’attuale articolazione istituzionale della forma stato Italia ma detto ripensamento deve ( e forse potrebbe anche) essere realizzato, diversamente da come è avvenuto dal 1860 in poi, nel pieno rispetto dei bisogni ed esigenze di tutti i popoli dell’Italia e non ultimi del Popolo e della Nazione Siciliana.
Tutto ciò è oggi alla portata dell’attuale maggioranza e più in generale del Sistema politico italiano, includendo in essa anche le sue opposizioni?
Saremmo tentati di dire NO, ma tuttavia visto qual è la posta in gioco: il futuro della Sicilia e dei Siciliani, terremo un atteggiamento più prudente che ci deriva appunto, lo ripeto, dal nostro compito di essere parte importante del movimento di liberazione nazionale siciliano,diremo allora che attendiamo che almeno si tenti di compiere alcuni passi in avanti in tale prospettiva.
Certo dobbiamo avere il coraggio politico e l’onestà intellettuale di dire e scrivere che se oggi il “gioco” sul Federalismo è condotto dalle forze unite di Lega Nord e PDL allora è evidente che esso è squilibrato, evidentemente squilibrato verso gli interessi forti del Nord Continentale Italiano.
E’ una evidenza che nessuno può negare. In Sicilia , nell’attuale momento politico, poi sono attivi, vitali e aggreganti forze cosiddette “autonomiste” che meglio però sarebbe, in termini politici e politologici, definire “neoautonomiste” che spesso rappresentano, per lo più, la riallocazione di gruppi di potere politici tradizionali che si ammantano di questa “coperta” ideale senza conoscere né saper gestire,. In termini siciliani e sicilianisti, la Questione Siciliana.
In questo cli9ma è evidente che il rischio è quello politico e non solo politico di venire nuovamente condannati ad essere mero MERCATO DI ASSORBIMENTO della produzione industriale e manifatturiera del Nord Italia e delle sua “dependance” produttive all’estero.
Tutto ciò determinerebbe le oggettive, reali condizioni per riaffermare attraverso sudditanza politica e prostrazione economica una ennesima stagione di SOTTOMISSIONE COLONIALE.
Tutto l’agire porsi delle forze e dei leader “neoautonomisti” testimonia della incapacità , voluta o no poco importa, di determinare condizioni politiche che permettano alla Sicilia di patteggiare per sé, per il suo Popolo condizioni accettabili di libertà e prosperità futura. Anzi c’è di più non solo ciò non è accaduto ma benché i “neoautonomisti” esprimano una forte,fortissima rappresentanza parlamentare all’AR.S. e una pattuglia anche al Parlamento Romano oltre che lo stesso Presidente della Regione ebbene essi ( attendiamo smentita) appaiono attivamente impegnati addirittura a smantellare l’unica difesa, anche se inapplicata, rimasta oggi al Popolo Siciliano: lo STATUTO SPECIALE D’AUTONOMIA.
Uno Statuto che il nostro Popolo, la nostra Nazione in armi strappò all’Italia nel 1946. Statuto ampio che appunto per la sua origine Patrizia è sempre stato odiato da tutti icentralisti di destra, sinistra e centro. Statuto che per dirla con Sciascia era e resta “un ottimo strumento caduto in pessime mani”.
Ebbene da tempo i nemici dell’Autonomia e della Sicilia, i Proconsoli del privilegio partitocratrico e gli Ascari dei Partiti politici italiani in Sicilia provano a sottrarci queste guarentigie.
Ovviamente celano la loro pochezza fingendo di voler aggiornare e migliorare lo statuto , ma in realtà mirano a ridurne le reali competenze e quindi disarticolarlo e renderlo pressoché nullo. Tempo fa, nel silenzio complice dei grandi media siciliani, quasi riuscirono a farcela ma fu grazie, allora, ad un giovane deputato siciliano se tutto andò a monte.
Ci si sarebbe dunque potuti attendere che appena vinte le elezioni siciliane i “neoautonomisti”, il loro Presidente contrastassero, come prima non avevano fatto altri “neoautonomisti” , questo progetto oggettivamente antidemocratico e reazionario. Nulla di tutto ciò, anzi appena insediati hanno permesso, non sappiamo se scientemente o no, venisse ricostituita la Commissione Parlamentare per la “riforma” dello Statuto.
Fecero dunque sorridere Noi Indipendentisti democratici le scaramuccie estive tra il Leader dei “neoautonomisti” e alcuni personaggi politici ripresi dalla stampa nella canicola estiva, quando Egli pubblicisticamente si ergeva a difensore dell’Autonomia.
Né poi ultimamente ci ha stranoizzato la sterzata Dorotea d’avvicinamento che lo stesso Presidente “neoautonomista” ha poi compiuto per tornare tra un colpo ‘a vutti e unu a ‘u timpagnu , a essere se stesso cioè italiano e centralista.
Lo diciamo senza soddisfazione: Temiamo che il neoautonomismo sia solo un gioco tattico per e di potere. Vorremmo sbagliarci vorremmo che i neoautonomisti ci stupissero, essi sin qui vogliono solo invece instupidirci.
Detto ciò l’attuale ricalibratura “Federalista” in concreto non ha nulla da offrire alla Sicilia ma può solo peggiorarne la condizione, riducendo pure i diritti politici e culturali del nostro Popolo.
Forse il Federalismo è una cosa troppo seria per lasciarlo agli attuali attori, o no?
Noi tuttavia non demordiamo e continuiamo lottare nell’esclusivo interesse del nostro Popolo e della nostra Nazione.
TRINAKRIUS
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